Negli scorsi giorni, il Parlamento Europeo ha approvato una storica risoluzione, dichiarante l’Unione Europea come “LGBTIQ+ Freedom Zone”: “le persone Lgbtiq ovunque nell’Unione europea dovrebbero godere della libertà di vivere e mostrare pubblicamente il proprio orientamento sessuale, la propria identità di genere, ed esprimere genere e caratteristiche sessuali senza paura di intolleranza, discriminazione o persecuzione”. Una risposta importante davanti al numero crescente di casi di discriminazioni e violenze (persino omicidi, come avvenuto in Belgio) nei vari Paesi membri, molti dei quali, invece di contrastare questa ondata omofoba con apposite leggi, si stanno fornendo di strumenti legislativi e giuridici sempre più restrittivi dei diritti LGBTQI+ e volti a cancellare i passi avanti fatti in questi anni, affermando un presunto diritto “naturale” alla famiglia con coniugi eterosessuali. Un fenomeno che sta diventando sempre più preoccupante soprattutto in Ungheria e Polonia: in quest’ultima, più di 100 municipalità dal 2019 si sono dichiarate “LGBT-free zone”, con risoluzioni apertamente contro la comunità lesbica, gay, bisessuale e transessuale che, pur senza valore coercitivo, confermano la drammatica tendenza dello Stato, in particolar modo dei gruppi conservatori, a colpire i diritti LGBTIQ+.
Il documento finale, che auspica l’adozione di misure concrete e adeguate al rispetto di questi diritti in tutti gli Stati membri, è stato votato favorevolmente da 492 membri del Parlamento, 46 astenuti e 141 contrarti. Curiosamente, in quest’ultima lista, compare un nome piuttosto conosciuto nel mondo dello sport: Theodoros Zagorakis, ex capitano della Nazionale greca vincente agli Europei del 2004 e al Parlamento Europeo dal 2014, nel gruppo del Partito Popolare Europeo, dopo l’elezione con Nuova Democrazia. Partito a cui Zagorakis non appartiene nemmeno più, essendo stato espulso l’anno scorso dopo una vicenda interna riguardante il PAOK Salonicco (di cui è stato presidente dal 2007 al 2012), a rischio retrocessione a tavolino per una connessione illecita con la proprietà dello Xanthi.
La notizia della contrarietà dell’ex calciatore greco alla creazione di un’Unione Europea più favorevole alla tutela dei diritti LGBTIQ+ ha suscitato enormi polemiche in queste ore. Soprattutto perché Zagorakis dovrebbe diventare presto nuovo presidente della Federcalcio greca e sarebbe inammissibile porre a capo del più importante organismo del calcio nazionale un politico apertamente contrario ai diritti legati all’orientamento sessuale e d’identità di genere. L’ufficio stampa dell’ex calciatore del Bologna ha però risposto subito a quello che sembrerebbe trattarsi di un equivoco: Zagorakis avrebbe votato in maniera contraria per errore, come testimoniato dal fatto che tutti gli altri emendamenti precedenti, in favore della “LGBTIQ+ Freedom Zone”, erano invece stati da lui approvati. Insomma, sembrerebbe trattarsi di un semplice errore, che non dovrebbe intaccare la sua candidatura alla Federcalcio. Ma per un momento si è temuto che proprio l’ex calciatore, unico membro greco del PPE a votare in senso contrario al testo finale, si fosse unito alla posizione di altri partiti estremisti che si sono rifiutati di approvare questo sacrosanto passo avanti nel riconoscimento dei diritti civili.