Venti grandi campioni del tennis, di oggi e del passato: tutti sappiamo chi sono e cosa hanno vinto, ma agli albori delle loro carriere per cosa si contraddistinguevano e quali erano i loro aneddoti più particolari? Oggi il protagonista di questa nostra rubrica che ripercorre la giovane età di questi predestinati è Pete Sampras.
Pete nasce negli Stati Uniti nel 1971 e si appassiona al tennis dall’età di tre anni trovando una racchetta impolverata nella soffitta di casa. Nonostante soffra fin dalla nascita di una forma lieve di anemia mediterranea, inizia a giocare contro il muro per poi trasferirsi in Florida, dove il clima è più permissivo, affinando la sua tecnica. All’età di undici anni corona il sogno di disputare una partita con il suo idolo Rod Laver; è però grazie a Peter Fischer, il suo storico maestro, che riuscì a sfondare definitivamente trasformando il suo gioco di puro attacco serve and volley e a sedici anni modificando il rovescio, da bimane a una mano.
Questo azzardo, fatto su un giocatore già formato, diede la spinta decisiva alla carriera dell’americano: Sampras è stato l’ultimo grande interprete del tennis puramente offensivo con battute di grande potenza e discese a rete. Il suo diritto, completamente piatto, aveva pochi eguali e le volée erano un marchio di fabbrica in cui riusciva a combinare perfettamente il tocco, la potenza e la precisione. Anche lo smash, eseguito con un salto a piedi uniti che Pete riprese da un gesto del basket, era efficacissimo. Sulle superfici veloci era imbattibile, molto meno sulla terra rossa dove non cambiava strategia e finiva per soccombere ai tennis più specializzati.
Pistol Pete preferiva far parlare la racchetta piuttosto che perdersi in inutili chiacchiere: era tanto noioso fuori dal campo quanto entusiasmante durante le partite. Una parentesi della sua carriera che ancora lo addolora è la Coppa Davis: dopo aver vinto l’insalatiera con gli Stati Uniti nel 1995 a cospetto dei rivali storici della Russia al termine di match epici, Sampras fu accolto in patria come se niente fosse e così decise di non partecipare più a questa competizione.
Pete era così: puro. Non amava nascondersi, ma piegava ogni avversità che aveva di fronte grazie a una forza d’animo e a una motivazione fuori dal comune. E’ stato uno dei pochi giocatori a non annunciare il suo ritiro. Lo ha fatto desumere dal non essersi più iscritto ad alcun torneo per oltre un anno: il tennis semplice e lineare di Sampras manca ancora da morire.
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