Dopo 20 partite di sole vittorie, il Manchester City ha dovuto cedere nel derby con il Manchester United in Premier League. I Red Devils, trascinati da Bruno Fernandes, hanno battuto i rivali per 2-0 con il gol su rigore del portoghese e una rete di Luke Shaw. Nonostante questa sconfitta, il titolo per i ragazzi di Guardiola, quando mancano solo 10 giornate alla fine, è molto vicino, visti gli 11 punti di differenza. Tuttavia è lodevole la stagione condotta fin qui dal Manchester United di Ole Gunnar Solskjær, spesso criticato. Lo scandinavo ha cambiato i problemi che la squadra aveva con Mourinho, migliorandola e dando inizio a un progetto veramente serio.
Ci sono molte polemiche (ingiuste) sui tanti rigori ricevuti nelle ultime due stagioni di Premier League dal Manchester United. Tra lo scorso campionato e quello in corso sono stati accordati ben 23 penalties, di cui 5 sbagliati. Da quando però c’è in squadra Bruno Fernandes, che ne ha fallito appena 3 su 41 calciati in carriera, il calcio di rigore è diventato cruciale per la squadra. Il saltello prima di tirare è ormai un suo marchio.
In questa stagione in tre occasioni è riuscito regalare la vittoria ai compagni, contro Aston Villa, West Bromich Albion e Brighton. Contro questi ultimi il gol è stato tardivo, al 100esimo minuto, e sudato, data la grandissima pressione proprio nell’ultima azione della partita. Si ricorda che per tirare un rigore non c’è limite di tempo, anche qualora il recupero sia scaduto. Invece in altri incontri, come nell’1-6 contro il Tottenham dell’ex Mourinho, è stata solo una consolazione.
Avere un cecchino dagli undici metri ha fatto solo che aumentare la ricerca del rigore da parte di Solskjær nello sviluppare la propria tattica. Già prima che Bruno Fernandes arrivasse a giocare la Premier League, il Manchester United aveva degli schemi ad hoc per guadagnare penalità massime. Il tridente veloce e interscambiabile in attacco, con a capo Martial e Rashford, disorienta spesso le difese. Non a caso l’intervento falloso nel derby è stato subito proprio dall’esterno francese.
I grandi trascinatori della rosa sono indubbiamente i già menzionati Martial, Rashford e Bruno Fernandes. I tre hanno messo a segno 29 gol insieme in campionato, con grande partecipazione del trequartista portoghese. Solo lui conta anche 11 assist che, sommati alle 16 reti, compongono il 49% delle partecipazioni dei gol totali della squadra. Solo in Premier League il trio delle meraviglie ha prodotto il 52% dei gol del Manchester United che è il secondo miglior attacco con 55 gol, uno in meno del Manchester City capolista.
La rivoluzione di Ole Gunnar Solskjær è stata quella di cambiare la mentalità difensiva del Manchester United di Mourinho, vertendola di più all’attacco. In un calcio così fisico, ma comunque aperto ciò ha pagato. Ne è testimone il 9-0 sul Southampton, contro il quale tutti e tre i protagonisti della stagione dei Red Devils hanno trovato la gioia qualche settimana fa. Per la precisione una doppietta per Martial e anche, oltre al solito gol, una doppietta di assist per Bruno Fernandes.
Nonostante la presenza di Henderson tra i pali nelle ultime due giornate, David De Gea ha condotto fin qui un’ottima stagione. Da quando il tecnico norvegese è al comando dei Diavoli Rossi, il portiere spagnolo e in generale la difesa hanno subito molti meno gol. José Mourinho è sempre stato famoso per la sua attenzione verso la fase difensiva, anche se all’ultimo anno con il Manchester United in Premier League aveva subito 29 gol in 17 giornate, ossia una media di 1,70.
Nelle successive 21 giornate i gol sono stati appena 25, con una media quindi di 1,19 con Solskjær in panchina. Lo scorso anno le reti sono diminuite a 36 su 38 partite giocate, segno che l’attacco sia effettivamente la miglior difesa. Negli ultimi 62 incontri disputati dallo spagnolo sono arrivate perfino 22 cleans sheets, una ogni quasi tre match. E ovviamente quando vengono poi subiti gol, la reazione è quasi sempre abbastanza immediata, nonostante qualche incidente di percorso.