Alternanza di situazioni, e di risultati, dopo due bracciate verso l’alto, e la sensazione di aver trovato la quadra, arriva l’ondata che ributta giù, e la Juventus si ritrova là, a galleggiare tra la voglia di competere con Inter e Milan, e la consapevolezza che quest’anno sarà dura andare oltre il terzo posto. Il decimo scudetto di fila, ha i contorni dell’utopia, per una Juve che non sta riuscendo a garantire continuità.
Aggrappata a Ronaldo, appigliata al gol dell’unico che tiene costante il rendimento nonostante le primavere che passano, e quelle partite che gli anni passati erano una formalità, quest’anno son ostacoli da superare mica da poco. Il pari con il Verona ha palesato ulteriori limiti, in primis di convinzione: lo ha dichiarato apertamente Pirlo, che l’immaturità della Juventus è pericolosa, per quanto tutto sia ancora aperto, in Italia e in Europa.
Spodestata dal trono, la Signora. Che prima o poi succedesse, che finisse il classico ciclo, era scontato, e l’aver chiamato Pirlo, senza esperienza, alla guida di un gruppo a cui manca esperienza, può perfino esser letto come la volontà di giustificare un’annata in cui, non si dovessero alzare trofei, in fondo, non sarebbe un dramma.