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Cancelo, il tuttocampista del Manchester City di Guardiola

Il momento magico del Manchester City passa sicuramente anche dai piedi di João Cancelo, dopo che Pep Guardiola ha finalmente dato una svolta al gioco degli Sky Blues, ormai quasi perfetti in ogni zona del campo. Zona e non ruolo, visto che in squadra non esistono ruoli ben specifici. Ciò lo si può osservare attentamente nelle movenze dell’ex terzino portoghese.

PERCHÉ EX TERZINO?

Trattasi proprio di un ex terzino perché ormai Cancelo è un calciatore a tutto tondo. Per capire il cambio epocale potrebbero bastare anche solo le heat maps degli ultimi quattro anni. Confrontandole si può notare lo spostamento che ha avuto da una zona laterale del campo a una centralità sempre più presente, ovviamente senza snaturare la sua anima di esterno.

La sua velocità è cruciale nelle corsie, sia in quella destra sia in quella sinistra, per battere i difensori sul tempo e soprattutto nel recupero di palla. Il calcio di Guardiola è basato più sulle giuste geometrie e quindi non per forza punta al dribbling veloce, anche se qui ci sarebbe da discutere il suo gioco nel complesso. Cancelo a partita fa 1.2 recuperi in media, dipendendo anche soprattutto dalle volte che l’avversario sa far perdere il possesso al Manchester City.

Contro il West Bromwich Albion, in quella che è stata la sua miglior partita forse della carriera, il portoghese ha trovato 5 intercettazioni nei pressi dell’area di rigore e stabilito un record sui tocchi. Nessuno mai aveva toccato il pallone 78 volte solo nel primo tempo di un incontro nella storia della Premier League. Un’onnipresenza che si riflette anche nelle occasioni create, 5 a partita in media. Nel 5-0 rifilato al WBA ne ha create “appena” tre, ma entrando ben 9 volte in area di rigore.

ATTACCANTE O DIFENSORE? TUTTOCAMPISTA!

In Italia ha vestito le maglie di Inter e Juventus, offrendo anche qualche buona prestazione, ma nulla che convincesse le società a tenerselo. Molti appassionati italiani hanno dato la colpa ai tecnici che collocavano nella formazione João Cancelo in ruoli troppo difensivi. In questo modo lui non poteva quindi sfruttare le proprie abilità in attacco. Tuttavia è un falso mito perché aveva compiti comunque offensivi, viste le sue lacune difensive nei tatticismi italiani. In qualche spezzone si è ritrovato anche a dover fare l’ala pura d’attacco, ma senza prestazioni memorabili.

Il principale problema sono le sue caratteristiche, mentali soprattutto, che gli facevano rendere poco in un ruolo troppo marginale rispetto ai possessi di palla. Fare solo la corsia non lo appagava abbastanza, essendo lui un buon terzino, sicuramente, ma un giocatore con “manie” di protagonismo. Guardiola lo ha intuito e gli ha dato le chiavi della regia in mano. Negli ultimi 30 metri risulta uno dei migliori per passaggi eseguiti. Sempre contro il WBA in quella zona ne ha forniti 42, superando i passaggi totali degli avversari nei 90 minuti nella metà campo dei Citizens. Con 42 passaggi chiave in questa stagione rientra tra i migliori 5 difensori, secondo i dati della stessa Premier League. Anche se è un difensore solo sulla carta.

CANCELO HA PLASMATO GUARDIOLA

Si pensa che sia l’allenatore a plasmare il giocatore in modo funzionale ai propri schemi. Tuttavia i tecnici, o almeno quelli bravi, si adeguano al repertorio di abilità del calciatore che hanno davanti. Guardiola non è stato da meno con Cancelo, limitandosi così a collocarlo dove fosse a più suo agio nella formazione del Manchester City. Lo scorso anno per lui la stagione si era conclusa con 17 presenze e neanche una partecipazione attiva ai gol (ben 102) della squadra in campionato e soprattutto poco appeal con i compagni.

L’allenatore lo aveva anche avvertito dichiarando: “O Cancelo si adegua al gioco del City o può anche andarsene.”. In questa stagione però sembra più la squadra che si sia adeguata allo stile del tuttocampista lusitano. O meglio, il Man City non ha variato, se non in parte e per altri motivi, il proprio gioco per Cancelo. Le trame da 800 o 900 passaggi resistono, ma il comandante catalano ha fatto un passo indietro, rendendosi conto che non poteva più obbligare un giocatore a fare cose di cui non era del tutto capace. Ha preferito cambiare il modo di vedere João in campo, trovando ottimi risultati.