Venti grandi campioni del tennis, di oggi e del passato: tutti sappiamo chi sono e cosa hanno vinto, ma agli albori delle loro carriere per cosa si contraddistinguevano e quali erano i loro aneddoti più particolari? Oggi il protagonista di questa nostra rubrica che ripercorre la giovane età di questi predestinati è Novak Djokovic.
Novak nasce in Serbia, all’ora ancora Jugoslavia, nel 1987 e inizia ad appassionarsi al tennis all’età di sei anni quando accanto alla pizzeria di famiglia iniziano a costruire dei campi da tennis, dove poi arrivò ad insegnare Jelena Genčić, ex tennista professionista e scopritrice del talento di Monica Seles. Nole spesso si ferma davanti alla recinzione per guardare gli allenamenti e così dopo alcune settimane Jelena gli propone di entrare in campo per fare qualche palleggio. Djokovic iniziò così a giocare a tennis e non si fermò più: ogni giorno arrivava nel circolo col borsone pieno di tutto il materiale degno di un professionista e Genčić si rese subito conto di quanto quel bambino sia un prodigio.
Jelena Genčić non lo allena solo nel tennis, ma gli fornisce una vera e propria educazione intellettuale. Nonostante Belgrado sia continuamente bombardata dalla NATO per la guerra civile in Jugoslavia, Novak non si rassegna e continua gli allenamenti nelle zone che sono bombardate anche due volte nell’arco della stessa giornata. È proprio questo difficile periodo della sua giovinezza che gli tempra il carattere insegnandogli a non mollare mai e a guardare il mondo con speranza anche nei momenti più brutti.
Da sempre il serbo si è contraddistinto per la sua fame di vittoria e per una gestione incredibile della pressione: da piccolo doveva mettersi in fila per aspettare beni di prima necessità come pane, acqua e latte e questo l’ha reso uomo fin da bambino, reso più forte e più assetato di successo. L’essere venuto praticamente dal nulla lo stimola ad allenarsi sempre di più trovando quella marcia in grado di superare ogni difficoltà, in campo e fuori.
A sette anni fu intervistato da un’emittente locale e dichiarò, a cospetto del padre che si augurava per lui una carriera da calciatore, di voler diventare il numero uno del mondo per dimostrare che esistono anche serbi buoni: promessa ampiamente mantenuta. Il suo colpo più forte è la risposta: è incredibile come Djokovic riesca a ribattere ogni servizio con una naturalezza e un dei riflessi disumani.
Dalle bombe di Belgrado al Career Grand Slam il passo non è stato breve, ma molto facilmente pronosticabile fin dalle prime partite: un talento come Djokovic, costruitosi con la tempra del lottatore, non nasce tutti i giorni. Ha vinto tanto, praticamente tutto, nella stessa epoca di Federer e Nadal riuscendo a scalfire il loro regno insidiandosi in cima al mondo.
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