Un altro record nella carriera del centravanti dell’Inter, eppure qualcuno non è ancora convinto del suo valore.
Quali sono i parametri? Difficile dirlo, a volte può essere una singola giocata, una gemma impressa a fuoco nell’immortalità. Un esempio? Dopo il goal di Cassano all’Inter, eravamo tutti certi di essere stati testimoni della nascita di qualcosa di davvero speciale.
Altre volte invece, non è tanto una manifestazione sublime e improvvisa, quanto una costanza, qualunque sia lo sport in questione, nell’infrangere i record nei primi anni della propria carriera. Sì, perché i record sono importanti ma anche il “quando” questi record vengono raggiunti è forse altrettanto importante.
Partendo da qui, possiamo quindi capire come il segnare 300 goal in carriera sia un traguardo di per sé fantastico, ma che diventa ancora più incredibile quando, dati alla mano, si realizza che l’unico che ci ha messo meno di te è un discreto calciatore argentino di belle speranze: tale Leo Messi, capace di raggiungere quota 300 a 25 anni.
Ma non è tutto, il record di Lukaku è condiviso a pari merito solo con un altro giocatore discretamente promettente del calcio internazionale: Cristiano Ronaldo.
Ora, dati alla mano, sarebbe quasi impensabile sostenere che il centravanti belga non si meriti con pieni voti il titolo di “top player”. Impensabile, ma non impossibile.
Per tutta la sua carriera, Lukaku è sempre stato accompagnato da uno scetticismo che non trova alcun supporto nei numeri. Uno scetticismo che si basa quasi esclusivamente sulle sue stagioni al Manchester United dove, dopo essere stato annunciato come il salvatore della patria, è riuscito a segnare “solo” 42 goal in 2 stagioni.
Ecco, già questo dovrebbe dare un’idea del livello delle critiche al calciatore: il punto più basso della carriera di Lukaku è aver segnato un goal ogni due partite in uno dei peggiori Manchester United di sempre. La stessa squadra in cui anche campioni del calibro di Pogba hanno spesso faticato ad offrire performance di livello.
Sì, perché tolta la parentesi United, seppur non disastrosa come spesso viene raccontata, il goal sembra essere l’unico denominatore comune della carriera di Romelu.
Prima c’era stato l’Everton, la squadra che lo aveva consacrato come uno degli attaccanti più promettenti del calcio mondiale, e quegli 87 goal in cinque stagioni (praticamente senza competizioni internazionali) che gli garantirono il passaggio milionario al Manchester United.
Oggi c’è l’Inter dove, nonostante lo scetticismo generale che ha salutato il suo arrivo, ha già siglato 56 goal in 80 presenze.
Eppure… sembra non bastare.
Anche nel raggiungimento di questo record infatti, le critiche non sono mancate: “Sì ok, trecento goal ma quanti trofei ha vinto? Quanti goal in finale di Champions? Alla sua età Messi e Ronaldo avevano già vinto di tutto”.
Per carità, una considerazione sì fattuale ma che si basa su un’analisi piuttosto approssimativa.
In primis, se il criterio per valutare un calciatore fossero Ronaldo e Messi, non esisterebbero calciatori forti. Gli entusiasmi sulla carriera di quasi qualsiasi calciatore potrebbero spegnersi al grido di: “Alla sua età messi aveva già vinto 3 palloni d’oro”.
La seconda considerazione invece si concentra sui contesti che hanno portato Messi e Ronaldo a conseguire quei trofei. Sì, perché con buona pace per le chiacchiere da bar, neppure loro hanno mai vinto nulla da soli.
Ronaldo ha vinto tutti i suoi principali trofei in squadre come Manchester United (quello forte), Real Madrid e Juventus. Alcuni dei compagni di squadra? Rooney, Scholes, Ferdinand, Giggs, Isco, Modric, Benzema, Kroos, Dybala, Pjanic e… si potrebbe andare avanti.
Messi? Fenomeno senza eguali, ma avrà aiutato essere al centro di una delle squadre più forti di sempre? Come mai lontano dalla (ormai ex) macchina perfetta Barcellona, le prestazioni della “pulce” sembrano cambiare drasticamente?
Le squadre di Romelu? Anderlecht, West Bromwich, Everton, un deludente Man United e Inter. Risulta difficile pensare che anche Ronaldo e Messi avrebbero potuto conseguire gli stessi risultati all’Everton, tanto per dirne una.
Attenzione però, i trofei sono importanti nella carriera di un calciatore ed è innegabile come da questo punto di vista la carriera di Lukaku sia ancora alla ricerca della consacrazione definitiva. L’Inter di quest’anno potrebbe essere la sua migliore occasione per sollevare un trofeo importante come quello della Serie A. Un occasione che andando a rileggere le rose delle sue squadre precedenti non ha forse mai veramente avuto prima.
Riuscirà nell’impresa? Lo scopriremo, ma nel caso in cui così fosse, sarebbe finalmente ora di dare a Lukaku “quel che è di Lukaku”.