L’Europa si è accorta dello Young Boys
Primo marzo 2017, Stade de Suisse: quarti di finale di Coppa svizzera. Lo Young Boys padrone di casa incontra il Winterthur (giustiziere, in questa stagione, del Basilea, superato con un tennistico 6-2 nella medesima competizione), squadra coriacea, ma della serie inferiore, e con lo svantaggio ulteriore di giocare sul sintetico del Wankdorf.
La partita s’indirizza sui giusti binari per i gialloneri, in vantaggio di due reti alla fine del primo tempo. Ma, nella ripresa, i Leoni si portano in parità nel giro di pochi minuti. La squadra di casa si sfalda, non segnerà più: e, ai rigori, un errore di Ravet dagli undici metri condannerà i bernesi all’eliminazione cocente. Negli spogliatoi, a fine partita, gli zurighesi diranno “Li guardavamo negli occhi: dovevano leggerci dentro che c’era un motivo per il quale che non vincevano nulla da decenni”.
Questo era lo Young Boys, neppure tanto tanto tempo fa. Tanti investimenti della proprietà, tanto entusiasmo dei tifosi, e nessun titolo in bacheca dal 1987. Per avere un’idea, esisteva ancora l’Unione sovietica, in Italia si usava la Lira, e il Milan degli olandesi faceva capolino sulla scena calcistica. Oggi, i bernesi sono tutt’altro, e hanno sostituito il Basilea sul podio della miglior squadra svizzera.
Ieri sera, a Leverkusen, si partiva dal 4-3 dell’andata, maturato dopo la rimonta dei tedeschi dal 3-0 con il quale si era chiusa la prima frazione a Berna, e dalla rete, nel finale, di Siebatcheu. Per il Bayer Leverkusen, quindi, una buona possibilità, tenuto anche conto che gli elvetici non potevano schierare Nsame, capocannoniere e titolare del record di gol segnati in Super League nella scorsa stagione.
I bernesi, invece, a segno per la 17/a volta consecutiva in questa manifestazione, si sono qualificati, per la prima volta nella loro storia, agli ottavi di finale del secondo trofeo continentale. L’undici di Seoane, del quale vi teniamo informati settimanalmente nella nostra rubrica dedicata al calcio svizzero, ha giocato in Germania una partita di contenimento, cosa che normalmente non fa sul suolo patrio, dove è dominatrice assoluta.
In questo modo, la formazione rossocrociata è riuscita a difendere in modo efficace i propri 16 metri, contro i padroni di casa ai quali, come sappiamo, sarebbe bastata una vittoria con una sola rete di scarto per superare il turno. Al contrario, sono stati gli ospiti, nella prima frazione, ad andare vicino alla rete con un contropiede finalizzato da Meschack.
A inizio ripresa, i campioni svizzeri, ancora con Siebatcheu, abile a sfruttare un errore del portiere avversario, si sono portati in vantaggio. Gli avversari (in un periodo di forma e risultati negativo, tra l’altro) hanno cercato di recuperare, scontrandosi però con il possente muro eretto dagli elvetici, che si sono tolti lo sfizio, prima della fine, di mettere in cassaforte il risultato, con una rete in contropiede di Fassnacht.
Per i bernesi, quello raggiunto ieri è un traguardo importante. Certo, lo scorso anno il Basilea arrivò sino ai quarti di finale della competizione, eliminando agli ottavi nientemeno che l’Eintracht. Oggi sapremo contro chi se la vedranno i gialloneri agli ottavi. Tuttavia, è un dato di fatto che si tratta di una squadra molto cresciuta, sotto l’aspetto dell’esperienza.
Vero che due stagioni di fa arrivò addirittura a giocare la fase a gironi della Champions League (dove si tolse lo sfizio di battere la Juventus sul proprio terreno): però l’organico ai tempi era probabilmente più valido (anche se i giovani, nel frattempo, sono cresciuti). Chi è rimasto è il tecnico Gerardo Seoane, uno dei migliori allenatori svizzeri della nuova generazione.
Chi ci legge settimanalmente sa che lo apprezziamo da diverso tempo, fin da quando, nel 2018, prese in mano la prima squadra del Lucerna dopo il burrascoso esonero di Babbel. Per i confederati, una soluzione fatta in casa: un tecnico formatosi nelle giovanili biancoblù, una fucina di talenti (uno per tutti Freuler, oggi all’Atalanta). L’allenatore di origine iberica (ma parla molto bene anche l’italiano) portò i lucernesi dalla zona retrocessione al terzo posto, nel corso del girone di ritorno.
La dirigenza dello Young Boys, alle prese con la necessità di sostituire l’esperto Adi Hütter, in procinto di fare il salto in Bundesliga, dopo la storica vittoria in campionato nella stessa stagione, nonostante i tanti pretendenti di spessore, decise così di fare una scommessa, affidando il timone della propria corazzata al taciturno tecnico degli svizzero centrali.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: due campionati vinti (lo scorso anno la doppietta coppa/campionato, traguardo ottenuto dopo decenni) e, quest’anno, un torneo sinora dominato (18 punti di vantaggio sulla seconda, e uno strabiliante + 23 nella differenza reti).
Oltre a quello, la creazione di una rete efficacissima di scout in giro per il Paese a caccia di talenti, nonché la capacità di far rinascere giocatori in crisi come Siebatcheu, giovane talentino francese che sembrava inadatto per palcoscenici di livello, e che è invece andato a segno tre volte in queste due gare.
In definitiva, un cliente rognoso, anche per il campo sintetico del Wankdorf, superficie di gioco che può creare problemi a chi non fosse abituato. Adesso che hanno anche registrato meglio la fase difensiva (solo 15 le reti subite in campionato), anche di più. I bernesi sono molto fisici, ma non solo: hanno anche elementi in grado di toccare il pallone con abilità, e di saltare l’uomo, come Meschack e Fassnacht.
Davanti, Nsame e Siebatcheu hanno più volte dimostrato una grande abilità e un’ottima visione della porta avversaria. Di testa, di piede, di rapina sulle seconde palle: i due attaccanti possono far male in tanti modi. In definitiva, dei brutti clienti, per tutti, anche se la Roma li ha superati nella fase a gironi. Meglio non sottovalutarli, insomma.