Il Brasileirão ci ha regalato una volata finale fantastica dopo un torneo equilibrato e pieno di sorprese. La vittoria del Flamengo è arrivata con non poche fatiche diventando così uno dei tre club, assieme a Fluminense e Cruzeiro, nell’era a punti (dal 2003 in poi) a trionfare per almeno due volte consecutive.
Parlando della Raposa, il prossimo anno assieme a lei in Série B gli appassionati del futebol si potranno godere delle sfide tra squadre storiche, dopo le retrocessioni di Botafogo e Vasco. Entrambi i fallimenti testimoniano il brutto momento del calcio carioca e più in generale l’incapacità di fare i conti con il presente. Vivere con un nome pesante, rimanendo incollati al passato e senza pensare al duro lavoro porta inesorabilmente al declino.
Sia nel caso del Fogão, ultimo in classifica, sia del Vasco la causa del fallimento è stata la scarsa voglia delle società di lavorare. I bianconeri hanno pensato tutta estate a ingaggiare calciatori di grande fama come Kalou e Honda, sbarcati a Rio con grandi aspettative, o come Yayá Touré, cercato anche dal Gigante da Colina così come Balotelli. Invece sarebbe stato più opportuno costruire una squadra competitiva per la stagione imminente.
L’ivoriano sarebbe dovuto essere un giocatore vascaíno, almeno a detta del candidato alla presidenza Leven Siano, che aveva perfino postato un video su Instagram per presentarlo ai tifosi. Anche dopo il cambio di programma Leven, che non è poi diventato presidente, non ha cancellato il video. Le elezioni a novembre, dove aveva preso più voti degli avversari, sono poi state invalidate per via di alcuni scontri fuori dai seggi provocati dal fantasma di Eurico Miranda. Secondo alcuni tifosi lo storico presidente, venuto a mancare nel 2019, sarebbe venuto far visita al club generando confusione in piazza.
La vittoria per 3-2 sul Goiás all’ultima giornata non è bastata a evitare la caduta verso la Série B. Il Vasco avrebbe dovuto segnare almeno altri 10 gol per superare in classifica il Fortaleza. Il risultato è stato l’ultima gioia amara di una stagione travagliata, terminata con una consolazione per il bomber Cano, al 14esimo gol e quarto nella classifica marcatori del campionato, a pari merito con Gabigol.
La stagione di Gabriel Barbosa è stata caratterizzata da alti, bassi e alcuni infortuni. Un anno da dimenticare, reso meno deprimente da questo Brasileirão vinto da protagonista nell’ultima parte. Il cambio in panchina lo ha sfavorito, con Domènec che alcune volte lo lasciava fuori dalle partite. I problemi con la caviglia lo hanno poi oscurato lasciando spazio a Pedro Gulherme, craque riscoperto. Dalla 12esima alla 19esima l’ex viola aveva trovato ben 8 reti.
La flessione del Mengão però durante la sua assenza è stata tangibile, tanto da provocare l’uscita dalle coppe e l’allontanamento dalla capolista. Il ritorno di Gabigol è stato fondamentale per azzardare l’ultimo assalto al vertice, mai toccato in quest’edizione fino alla penultima giornata, nello scontro diretto contro l’Inter di Porto Alegre. In quel caso lo stesso falso nove era in campo ed è stato uno degli autori della rimonta rossonera.
Si può benissimo chiamare falso nove perché Gabriel non ha mai una posizione fissa, seppur sempre rivolto all’attacco. Dall’altra sponda di Porto Alegre ha mostrato tutte le sue qualità di giocatore totale davanti al Grêmio. Per lui due assist e un gol in quella partita, dove ha cooperato alla perfezione con Gérson abbassandosi parecchio. La rete è arrivata proprio con Gabi girato spalle alla porta e preciso negli scambi con il centrocampista. La conclusione a effetto verso la porta lo ha portato al traguardo del 24% delle partecipazioni totali a rete della squadra.
Nel 2020 ha saputo anche mostrarsi più flamenguista che mai, ricevendo l’appoggio della torcida e di conseguenza dei compagni. Prima dello scontro diretto con l’Inter, all’entrata del Maracanã piena di tifosi e fumogeni, ha detto a Gustavo Henrique: “Questo al Santos non ce l’avevi” o almeno è quello che pare si senta in un video girato sul pullman. Queste dichiarazioni al veleno per i rivali e d’amore verso il Mengão lo stanno rendendo sempre più insostituibile.
In questo pazzo torneo c’è stata anche una rincorsa pazza verso lo scettro di capocannoniere. I primi a partire in quinta sono stati due trentenni come Marinho e Thiago Galhardo. Il primo era già stato spronato lo scorso anno da Sampaoli confermandosi anche nel 2020 con ben 17 reti e 8 assist, trascinatore quindi del Santos. Ha perso lo scettro, condiviso con Claudinho e Luciano, solo causa Covid.
Il secondo invece ha fatto di necessità virtù, trasformandosi in un goleador dopo la rottura del crociato di Guerrero e mettendo a segno 17 gol. Si è comunque spento dopo l’addio di Coudet all’Internacional scivolando più dietro nelle gerarchie, per la felicità del giovane Yuri Alberto. Tuttavia per un giocatore che è entrato nel professionismo a 26 anni è una stagione da incorniciare.
Invece i due re del gol sono i già menzionati Luciano del São Paulo e Claudinho del Red Bull Bragantino. Il primo grazie al legame forte con Fernando Diniz ha espresso il miglior calcio di sempre nella sua discreta carriera. L’altro, dopo una Série B esagerata in termini realizzativi, non è stato da meno nel massimo campionato brasiliano. Entrambi a 18 gol segnati ed entrambi migliori giocatori delle rispettive squadre si sono condivisi il premio.
Claudinho si è messo in luce dopo un avvio non a rilento, complice la sbagliata posizione in cui stava giocando. Con la giusta libertà, datagli dal nuovo allenatore Mauricio Barbieri, da trequartista ha risollevato la situazione del Toro Loko. Tra le 18 segnature c’è quella in pieno Maracanã davanti al Flamengo, districatosi tra i difensori con la sua agilità e il suo tiro fortissimo. Con le sue conclusioni dalla distanza, ben sette, ha portato la squadra alla decima posizione, finendo perfino prima del Corinthians di Vagner Mancini.
L’attuale tecnico del Timão, a inizio anno in difficoltà e nella zona fredda, ha iniziato la stagione sulla panchina dell’Atlético Goianiense. Nonostante il suo addio il Dragão ha continuato a macinare buoni risultati con Marcelo Cabo. L’arma segreta dei goiani è stato un portiere, Jean. Per lui non esistono solo parate e guantoni, ma soprattutto reti, cinque in stagione, e tecnica con i piedi. Tra i realizzatori su rigore si è collocato nono in classifica, vantando perfino più gol di Yeferson Soteldo che comunque compensa con gli assist.
La sua carriera da bomber è cominciata grazie alla dura legge dell’ex. Contro il Bahia, con il risultato in bilico sullo 0-0, si è presentato sulla mezzaluna per battere una punizione, trovando la prima gioia da professionista sulla ribattuta della barriera. Non ha esultato in rispetto per il suo club d’origine. Da quel momento non si è più fermato convertendo quattro rigori e dando un grande apporto per la qualificazione alla Copa Sudamericana 2021.
Un piccolo pensiero deve essere rivolto anche agli allenatori che in Brasile non hanno per niente vita facile. Solo Sampaoli all’Atlético Mineiro e Renato Portaluppi ormai da svariati anni al comando del Gremio hanno resistito. 26 sono stati i tecnici licenziati dai vari club e molti alla prima difficoltà. Un esempio è Ramon Menezes del Vasco, squadra che per miracolo stava funzionando nonostante i grandi limiti. Oppure Fernando Diniz, il migliore per espressione di gioco e spettacolarità, lasciato a casa a poche partite dalla fine da parte del São Paulo. Spesso i dirigenti brasiliani hanno la presunzione di pensare di avere la bacchetta magica che cambia tutto in un secondo. Il consiglio per il futuro è quello di perseverare un po’ di più.