Impossibile da battere, soprattutto in Australia: Novak Djokovic, ripercorrendo le note di una nota canzone degli 883, si conferma campione del primo slam stagionale mettendo in bacheca il nono trofeo della sua carriera.
Il serbo arrivava alla finale forse per la prima volta da leggero sfavorito contro Daniil Medvedev, stella nascente in rampa di lancio e dal tennis preciso e costante. Non c’è stato però nulla da fare: Djokovic ha smontato ogni pezzo del puzzle russo surclassandolo in ogni scambio, in ogni diagonale e in ogni discesa a rete. Dopo un ottimo primo set equilibrato e molto spettacolare, il numero uno del mondo è salito in cattedra e quando gioca su questi livelli veramente in pochi possono tenergli testa.
L’inizio appannaggio del serbo con break e contro break fino al 5 pari di un primo parziale lasciava presagire ad una finale maratona come spesso siamo stati abituati in Australia. Il russo però non è il solito freddo robot e comincia a macinare errori non forzati che non fanno altro che caricare Djokovic: il punteggio finale è di 7-5, 6-2, 6-2 in meno di due ore.
L’aveva detto nella conferenza stampa di giovedì dopo il match vinto contro Karatsev: “Ci sono tanti ottimi giovani che prenderanno il nostro posto, ma non è ancora arrivato il momento”. Djokovic ha avuto ragione e per quanto visto in campo questi ragazzini hanno ancora molta strada da fare e nel pieno della forma il serbo è un gradino sopra gli avversari, così come Nadal e Federer.
Si tratta del nono Australian Open vinto da Djokovic che ha iniziato la sua dinastia nel continente australe nel 2008 prima di mettere in bacheca le ultime tre edizioni. Ora ha nel mirino un altro record: gli altri due mostri sacri del tennis sono a quota 20 slam complessivi, lui 18. Ha messo la freccia, pronto per il sorpasso: chi è in grado di batterlo si faccia avanti.