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Il Man City delle 16 vittorie consecutive: da Gündoğan bomber al nuovo Tiki-Taka:

Fino alla 13esima giornata per il Manchester City la vittoria della Premier League sembrava fuori fuori portata. I Citizens erano sesti, con 20 gol fatti, il peggior attacco della parte alta della classifica e senza un faro che mostrasse la giusta strada. Niente a che fare con le 102 reti dell’ultima edizione. Tuttavia era solo un riscaldamento per costruire delle basi migliori e recuperare nelle settimane seguenti. Da quel momento, dopo un pareggio per 1-1 casalingo con il WBA, i ragazzi di Guardiola non si sono più fermati, collezionando 16 vittorie di fila e quindi il primato nel torneo.

A SCUOLA DI DIFESA

Pep Guardiola in questa stagione ha insegnato finalmente come difendere ai suoi giocatori. Lo scorso campionato, nonostante l’attacco mostruoso del City, l’ha vinto proprio la miglior difesa, il Liverpool con 33 gol. Non che il Manchester City avesse subito così tanti più gol, solo due in più rispetto ai Reds. È stata più la continuità della difesa in generale a determinare il trionfo finale, limitando i gol subiti a partita. Il Liverpool, pur avendo meno cleen sheets del City, nel complessivo 15 contro 17, ha saputo distribuire meglio i colpi incassati. Basti pensare che fino alla 27esima giornata la squadra di Klopp aveva subito in sole due occasioni 2 gol in un solo match.

In questa Premier League a primeggiare è invece proprio il reparto difensivo degli Sky Blues, con appena 14 gol in 23 partite. Le due seconde migliori difese, Aston Villa e Chelsea, rispettivamente ottava e quarta classificata, ne hanno subiti 10 in più in 24 sfide. La sconfitta per 2-0 contro il Tottenham è stata cruciale perché l’allenatore escludesse Laporte dai titolari e collocasse Ruben Dias vicino a Stones. Ciò ha portato a una compattezza maggiore e a ben 17 clean sheets, comprendendo tutte le competizioni, su 23 incontri per Ederson. Questi è un altro dei punti di forza della formazione.

NON ESISTONO RUOLI

Il brasiliano è l’emblema dell’assenza dei ruoli fissi nel calcio di Guardiola. Tuttavia non è un’esclusiva del tecnico spagnolo, visto che da almeno una decina d’anni il calcio prevede dei compiti per ogni atleta e non una posizione specifica. I moduli sono solo delle rappresentazioni grafiche per aiutare l’appassionato a capire pressapoco la collocazione dei vari giocatori.

Il portiere citizen è uno dei punti di forza della squadra perché è capace di usare i piedi, costruire quindi dal basso e creare superiorità numerica. Guardiola ha perfino dichiarato che non sarebbe una pazzia vedere Ederson tirare i rigori e di conseguenza i bookmakers hanno provveduto a dargli una quota come possibile marcatore contro il Tottenham. Lui ha però offerto un assist, il terzo della carriera, nella vittoria per 3-0 sugli Spurs, un lancio lungo per İlkay Gündoğan.

Anche il tedesco è un altro protagonista della “strana” tattica di Pep. A inizio anno correvano voci sul centrocampista 30enne, il quale sarebbe da lì a poco diventato una punta a tutti gli effetti, nel bel mezzo della propria carriera. Di necessità si fa virtù e così, con Gabriel Jesus e Agüero ai box, Gündoğan ha imparato a fare l’attaccante, diventando con 11 reti il capocannoniere della squadra.

RECORD IN SORDINA

Tuttavia non è l’unico ad aver avuto un’evoluzione, perché manca all’appello anche João Cancelo. Il portoghese ha stabilito un record poco discusso, ma più che fondamentale per capire come Guardiola plasmi i giocatori. Qualche giornata fa nel successo per 5-0 contro il West Bromwich Albion ha registrato 78 tocchi sul pallone nel primo tempo, mai successo in Premier League, conditi da un gol e un assist. L’avversario certamente non era dei più forti, ma può considerarsi un buon inizio.

In Italia Cancelo aveva mostrato buone doti, ma niente di diverso rispetto ad altri terzini di spinta. Anzi, a volte veniva perfino criticato perché poco efficiente in fase di copertura. Anche l’inizio in Inghilterra non è stato dei migliori, tanto da sentire l’allenatore dire: “O si adegua alla squadra o se ne può andare via.”.

Invece Guardiola ha estrapolato il meglio da lui, collocandolo sì sulla corsia, ma dandogli compiti più offensivi, facendo coprire gli spazi agli altri. Ciò ha prodotto 9 incursioni nell’area offensiva, a rientrare dalla fascia e 5 passaggi intercettati. Le 3 occasioni pericolose create fanno presagire che nelle precedenti squadre non lo sfruttassero a pieno e qui i meriti del Guardiolismo sono dati di fatto. Nonostante non si si rivelato fin da subito un acquisto azzeccato, ha saputo maturare come un vino che col tempo sviluppa proprietà organolettiche migliori.

POSSESSO PALLA A OGNI COSTO?

Non solo i calciatori, ma anche il comandante in panchina ha bisogno di cambiare il proprio modo di vedere le cose. Siamo abituati al Tiki-Taka a ogni costo dai tempi di Barcellona nei club in cui Pep Guardiola ha messo piede. Negli ultimi tre anni precedenti c’è stato un incremento del possesso di palla da parte del Manchester City con le seguenti medie: 66.9%, 67.8% e 71.1%. Qualcuno direbbe perfino sterile e avrebbe pure ragione secondo l’ex blau-grana.

Infatti il 50enne si è reso conto come tenere inutilmente il pallone produceva alcuni effetti negativi. Con il rischio di perdere il controllo del gioco con un baricentro più alto, nei big match si è visto un leggero calo del circolo di palla. Contro Liverpool e Chelsea, sconfitte con due sonori 4-1 e 3-1, è stato registrato un possesso al di sotto del 50%, 44% e 46% rispettivamente. Davanti a queste due formazioni era successo anche la scorsa stagione di andare sotto il 50%, ma non oltre il 47%. In linea generale il Manchester City è diventato leggermente più concreto e intelligente, pur mantenendo la propria anima.