I Kansas City Chiefs si erano abituati così bene negli ultimi due anni che anche quando erano in svantaggio nessuno pensava realmente potessero perdere. Patrick Mahomes arrivava al Super Bowl LV con un record di quattro vittorie su cinque partite partendo da nove punti di svantaggio. Anche quando la squadra squadra si è trovata sotto prima 14-3 e poi 21-3 quindi tutti pensavano che la macchina prima poi si sarebbe messa in moto, era solo questione di tempo.
E invece no. In tutta la partita i Chiefs non sono riusciti a segnare neanche un touchdown e hanno chiuso con appena nove punti messi a referto: ovviamente record negativo per una squadra che nelle ultime tre stagioni viaggia a una media di oltre venti punti segnati a partita.
Forse la troppa sicurezza di sé o il pensiero di essere così superiori da non poter perdere ha giocato un brutto scherzo ai campioni dell’anno scorso. Ma già dalle prime battute si è capito che c’era qualcosa che non funzionava nella serata di Tampa. La linea offensiva faceva acqua da tutte le parti costringendo Mahomes a lanci impossibili con addosso le mani dei difensori dei Bucs o a indietreggiare costantemente per trovare, raramente, un ricevitore libero. Crocifiggere il quarterback è ingiusto. Sinceramente in quelle condizioni non poteva fare molto di più, anzi ha tirato fuori dal cilindro un paio di lanci clamorosi in condizioni di equilibrio praticamente inesistenti.
Un fattore decisivo, di cui forse si è parlato troppo poco, è stata l’assenza di Eric Fisher: il left tackle infatti è il punto forte della linea offensiva dei Chiefs (negli ultimi due anni 4-5 senza di lui in campo, 27-1 con lui in campo) e proprio in quella zona la squadra di Andy Reid non è mai riuscita a contenere le sortite dei difensori avversari. Questo a dimostrazione che tutti i ruoli sono decisivi nel football quando a ricoprirli hai dei fuoriclasse.
Kansas City ha pagato a caro prezzo il nervosismo dei suoi difensori, cresciuto col passare dei minuti. Man mano che la partita prendeva una brutta piega, sono iniziate ad arrivare le penalità: saranno alla fine undici per ben 120 yard. Tante, molte sanguinose viste le zone di campo in cui sono arrivate. Anche questa era un segnale: mai questi giocatori si erano trovati così in difficoltà e la reazione non c’è stata.
Una sconfitta al Super Bowl fa sicuramente male, ma i Kansas City Chiefs restano la squadra da battere. Il sogno era aprire una dinastia capace di durare molti anni. Anche se non è arrivato il back-to-back col secondo Super Bowl consecutivo la strada è però quella giusta: negli ultimi tre anni infatti i Chiefs sono sempre arrivati in fondo perdendo un AFC Championship Game nel 2019, vincendo il Super Bowl nel 2020 e perdendolo nel 2021. Nessuno a parte New England ha avuto questa continuità nel passato recente. La prossima stagione saranno ancora loro i favoriti principali per il titolo perché hanno una squadra giovane e forte che si è inceppata solo una volta nelle ultime due stagioni. La voglia di rivincita farà il resto dal punto di vista della mentalità. Possibile che li rivedremo a Los Angeles tra un anno a giocarsi un altro titolo. Le insidie principali? Bills, Bucs, Rams e Packers.