EUROTONFI – #13: Udinese, ancora una tragedia greca
Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
L’estate del 2004 è quella che vede l’Italia di Giovanni Trapattoni malamente estromessa al Primo Turno degli Europei del 2004; la selezione Azzurra è protagonista di una vero e proprio tonfo lusitano, tradottosi nei 5 punti raccolti con Svezia, Bulgaria e Danimarca tra lo sgomento per il tacco volante di Ibrahimović e l’amarezza per il 2-2 tra Svezia e Danimarca che condannò i ragazzi del Trap. Invero, ad affondare l’Italia fu però l’incapacità di far propri i tre punti con le rappresentative scandinave, più che il famigerato e presunto “biscotto” tra le due rappresentati del calcio nordico. L’Eurotonfo dell’ItalTrap non mancherà di innescare una pioggia di critiche agli Azzurri, con il tecnico di Cusano Milano che saluterà al termine della rassegna continentale vedendosi sostituito da Marcello Lippi; il tutto a valle di un Europeo che non mancherà di sorprendere anche nella Fase ad eliminazione diretta, perché ad imporsi sarà clamorosamente la Grecia di Otto Rehhagel.
Eurotonfi, e Grecia. Due termini che, dopo aver condito a vario titolo le rassegne stampa estive del 2004 a causa del rovino Europeo degli Azzurri, finiranno nuovamente nella stessa frase nel settembre dello stesso anno. Questa volta, però, per colpa dell’Udinese di Spalletti; i friulani, già malamente estromessi dall’Europa qualche anno prima, sbatterono nel settembre del 2004 sul Panionios al Primo Turno di Coppa UEFA.
LA SQUADRA: UDINESE
La stagione 2004/2005 è la terza di Spalletti sulla panchina bianconera del Friuli. Dopo due positivi sesti posti maturati nelle stagioni precedenti, i bianconeri si fanno andare a un restyling estivo piuttosto interessante: Martin Jørgensen saluta la compagnia e sposa il progetto tecnico della rinata Fiorentina, neopromossa in Serie A dopo gli anni bui successivi al fallimento. Se il danese sceglie Firenze, i bianconeri in entrata non rimangono con le mani in mano: l’attacco è rimpolpato dagli arrivi di un certo Antonio Di Natale, detto Totò, che in Friuli sbarca dal retrocesso Empoli in un attacco che vede anche il rientro di David Di Michele reduce da due stagioni in prestito alla Reggina. Detto di Jørgensen, le altre uscite non sono tutto sommato troppo dolorose: il Pampa Sosa che saluta Udine nel 2004 è fuori dal progetto tecnico ormai da qualche anno, mentre il tedesco Carsten Jancker vola in patri al Kaiserslautern dopo la bellezza di due reti in 36 presenze in due anni in maglia Udinese.
La prima ufficiale dei bianconeri è al Granillo di Reggio Calabria dove Spalletti lancia il tandem composto da Di Michele (ex indimenticato della compagine calabrese) e Vincenzo Iaquinta; la gara, in realtà, è piuttosto opaca con i padroni di casa che guidati da Walter Mazzarri in panchina recriminano per la traversa timbrata da Emiliano Bonazzoli, mentre sul versante opposto gli ospiti graffiano poco. Solamente nel finale, quando la Reggina finisce per patire gli oltre quaranta minuti in inferiorità numerica causati dall’espulsione di Franceschini, i ragazzi di Spalletti premono con costanza e recriminano due calci di rigore che però Tombolini non commina.
Ancora in cerca di una propria identità definitiva, pochi giorni dopo la trasferta del Granillo la compagine friulana vola in Grecia per l’andata del Primo Turno di Coppa UEFA contro un avversario, il Panionios, da molti ritenuto poco più che una formalità.
L’AVVERSARIO: PANIONIOS
Rappresentativa calcistica di Nea Smyrnī, o nuova Smirne (dalla quasi omonima cittadina turca, in virtù del fatto che da lì provenne la comunità che al nuovo centro cittadino ellenico diede vita); anche la polisportiva Panionios ha un legame molto forte con la Smirne turca dal momento che originariamente vi risiedeva, salvo poi spostarsi nella dimora attuale dopo la sconfitta ellenica nella guerra greco-turca della seconda decade del 1900.
Storicamente facente parte, come l’Udinese degli anni Duemila, del ceto borghese capace di classificarsi subito dietro le grandi storiche, nel 2001 il Panionios fronteggia ingenti difficoltà finanziarie a cui però riesce a sopravvivere. Nell’estate del 2004, dopo il 6/o posto dell’Alpha Ethniki precedente che in dote aveva lasciato anche un piazzamento UEFA, ad allenare i rossoblù della “nuova Smirne” arriva lo slovacco Karol Pecze, vecchio lupo di mare forte anche di alcune esperienze in giro per l’Europa tra Turchia e Polonia prima del capitolo Panionios.
Pecze prende il posto del connazionale Jozef Bubenko, che dopo aver guidato per un biennio il Panionios accetta la corte dell’Under 21 slovacca. L’estate del 2004 è molto movimentata anche sul versante tecnico, con entrate e uscite non indifferenti per i rossoblù della nuova Smirne. Stavros Tziortziopoulos e Christos Kontis, tra gli elementi più affidabili della terza linea, svestono la casacca del Panionios per il giallonero dell’AEK Atene, così come il terzino destro Alain Raguel che mette addosso la casacca dei vice-Campioni di Grecia del Panathinaikos. A 32 anni lascia uno degli uomini più rappresentativi del Panionios, Stelios Chasiotis, che si accasa all’Asteras Ethniki, mentre sempre a centrocampo il Panionios saluta suo malgrado il brasiliano Giuliano che, arrivato nella stagione precedente dal campionato polacco, vi fa ritorno cedendo alle lusinghe del Pogon Stettino. A fronte di queste uscite, gli investimenti più cospicui vengono riversati sull’attaccante esterno Mário Breška acquistato in Slovacchia per 250mila euro dal Puchov, che sbarca in Grecia assieme al terzino francese Gilles Domouraud pagato 150mila euro al Rouen.
E’ sul versante giovani, però, che probabilmente il Panionios fa in entrata le cose migliori: dal Thiva arriva infatti il 17enne Giannis Maniatis che, in futuro, farà le fortune dell’Olympiacos oltre che dello stesso Panionios, così come il 20enne Nikolaos Spyropoulos ben si destreggerà con quella del Panathinaikos dopo quattro stagioni al Panionios.
La rosa a disposizione di Pecze, poi, vede giocatori del calibro di Jaroslav Drobný (che in futuro farà poi una lunga esperienza in Bundes tra Hertha Berlino, Werder Brema e Amburgo) a difesa di una porta che vede tra i suoi impiegati anche Foto Strakosha, padre dell’attuale estremo difensore della Lazio; tra i giovani merita una menzione l’allora 19enne Alexandros Tziolis (futura colonna del Panathinaikos con una fugace esperienza anche a Siena). Non mancano alcune interessanti individualità in attacco, come il 21enne Mantzios (che l’estate successiva sarà acquistato dal Panathinaikos) e il più navigato Dimitrios Nalitzis (che, senza troppa fortuna ,transiterà anche in Italia tra Udinese e Perugia).
La rosa si conferma essere di buon livello per l’Alpha Ethniki, che il Panionios inizia il 19 settembre del 2004; pochi giorni dopo rispetto all’attesissimo match di esordio in Coppa UEFA contro l’Udinese, in programma il 16 settembre a Nea Smyrnī.
LA DOPPIA SFIDA
Al Nea Smirni lo stadio, in quel giovedì di metà settembre, ribolle di entusiasmo. Pecze sceglie Parodi a innescare Breška e Meszároš, mentre sul versante opposto Spalletti fa ricorso robusto al turn-over; ne fa le spese un’Udinese scombussolata nella disposizione in campo prima che negli uomini, con un’inedita difesa a quattro e con Iaquinta relegato in panchina in favore di Fava in uno Starting XI nel quale trovano posto per l’occasione anche Mauri e Manuel Belleri.
L’Udinese è messa alle corde sin dalle prime battute di gioco grazie a un approccio alla contesa ben più determinato dei padroni di casa rispetto a quello dei friulani: al 12’ De Sanctis ha già compiuto due miracoli, sulla punizione di Parodi prima e sull’inzuccata apparentemente a colpo sicuro di Vlček poi. Dell’Udinese si vede poco e nulla e, inevitabilmente, a ridosso della mezz’ora il Panionios la sblocca: Meszároš fugge sulla corsia mancina e, dal fondo, mette un traversone che Dodd di testa converte in rete. Il gioco aereo sarà la chiave di volta di una partita nella quale l’Udinese dimostrerà di non esserci con la testa sia “fisicamente” che psicologicamente, e che pure pareggia meno di un minuto dopo lo svantaggio: è Pinzi a trovare immediatamente un 1-1 che dovrebbe dare nuovo vigore ai bianconeri per il proseguo della gara. Il Panionios, invece, non si scompone e in chiusura di tempo passa con lo stacco vincente dello stopper Giannopoulos, a punire ancora una volta di testa la dormiente difesa friulana. Incredibile a dirsi, lo stopper greco si ripete nella ripresa scrivendo un impronosticabile 3-1: Spalletti getta nella mischia Iaquinta e, poco prima del 3-1, Di Natale a cercare di riprendere una partita che i greci fanno propria con merito. Al Friuli, al tecnico di Certaldo, serve tutta un’altra Udinese.
Passano due settimane prima del return-match del Friuli, e nel frattempo l’Udinese mette insieme una vittoria, un pari e una sconfitta (4-0 al Parma, 0-0 con il Chievo e 1-2 con il Brescia), mentre dopo aver steccato l’esordio in Campionato (0-1 sul campo dell’Atromitos) il Panionios piega 2-0 il PAOK caricandosi nel migliore dei modi per la gara di ritorno di Coppa UEFA. Costretto a centrare una rimonta complicata ma possibile, Spalletti lancia il tridente (e, nel proseguo della stagione, si convincerà a proporre in anche in Campionato questo assetto ottenendo lautissimi dividendi) composto da Di Natale, Iaquinta e Di Michele.
Al Friuli, finalmente, i bianconeri mettono sul terreno di gioco il proprio maggior bagaglio tecnico ma, purtroppo, hanno le polveri bagnate: Iaquinta e Jankulovski sciupano in maniera sanguinosa due occasioni che, forse, avrebbero conferito un’altra piega alla gara. In generale Di Michele e Di Natale creano diversi grattacapi alla retroguardia ellenica, con Drobný salvato dalla propria trasversale che a ridosso della mezz’ora respinge un fendente del fantasista napoletano. Nonostante gli sforzi profusi, imprecisione e sfortuna fanno si che l’Udinese vada al riposo sullo 0-0. Nella ripresa, gradualmente, il pallone comincia a scottare nella stessa misura in cui finiscono per scaldarsi i nervi dei padroni di casa: riprova ne è la pallonata rifilata a un avversario da Jankulovski, che a ridosso dell’ora di gioco lascia in dieci un Udinese a quel punto costretta a scalare una sorta di Everest.
Nonostante le avversità, forse più di pancia che di testa, i friulani ci provano ancora e con Iaquinta si divorano il gol che avrebbe riaperto il discorso qualificazione che, comunque, arriva con la gemma di Stefano Mauri: pregevole la conclusione del centrocampista friulano, che fulmina Drobný con un sinistro all’incrocio dei pali. Purtroppo per l’Udinese, però, il gol dell’1-0 arriva al minuto 86: con tanta rabbia, anche per qualche decisione dell’arbitro ceco Beneš l’Udinese non trova la seconda marcatura e, incredibilmente, saluta la Coppa UEFA.
…E POI?
Archiviata l’incredibile e amara eliminazione in Coppa UEFA, l’Udinese di Spalletti ebbe modo di concentrarsi solo sul Campionato per l’intera stagione, Coppa Italia esclusa. A conti fatti, forse, anche questo fu determinante per permettere ai friulani di centrare il piazzamento più prestigioso della propria storia: arrivo infatti, al termine della stagione, uno storico 4/o posto con annessa qualificazione ai preliminari di Champions League.
Questo perché, con il passare delle settimane, Spalletti disegna una squadra capace di divertire e divertirsi, a maggior ragione con il passaggio definitivo al 3-4-3 con Di Michele-Iaquinta-Di Natale nel ruolo dei tre moschettieri. Sarà il grandioso lascito di Spalletti, che l’estate successiva volerà lungo la sponda giallorossa del Tevere, mentre dopo un paio di Eurotonfi sconcertanti l’Udinese avrà un piccolo risarcimento superando con successo il playoff con lo Sporting Lisbona e regalandosi un’esperienza tra le magnifiche 32 d’Europa. Anche in quel caso purtroppo, non mancherà la sfortuna con i friulani eliminata a una manciata di minuti da una storica qualificazione agli Ottavi di Finale.
La Coppa UEFA 2004/2005 propose un cambio di formula, forse parente di quello che in futuro sarebbe diventata l’Europa League: dopo il primo turno, infatti, fu introdotta una Fase a gruppi con gironi da 5 squadre prima dei Sedicesimi di Finale e le prime tre squadre qualificate per l’eliminazione diretta. L’urna dell’UEFA regalo Newcastle, Sporting Lisbona, Sochaux e Dinamo Tbilisi al Panionios che, però, si trovò in un girone troppo ostico per le proprie possibilità. Dopo la sconfitta di misura casalinga con il Newcastle per 0-1 i greci affondarono 4-1 in casa dello Sporting Lisbona; il successo sui georgiani della Dinamo Tbilisi per 5-2 rappresentò la maniera di congedarsi dall’Europa con il sorriso evitando l’ultimo posto, prima dello 0-1 di Sochaux. Non andò meglio in Campionato, al punto che Pecze sarà esonerato a poche settimane dalla qualificazione ottenuta a danno dell’Udinese; a fine stagione, in patria, arriverà un deludente 11/o posto in classifica.
Quell’edizione della Coppa UEFA registrò un altro Eurotonfo, quello della Lazio eliminata in un girone con Middlesbrough, Villarreal, Partizan Belgrado e Egaleo. Benissimo fece invece il Parma, sempre più in difficoltà sul versante societario ma capace di regalarsi una cavalcata in Europa protrattasi sino alle semifinali: dopo aver superato il girone gli emiliani avranno la meglio di Stoccarda, Siviglia e Austria Vienna prima di arrendersi al CSKA Mosca (0-0 a Parma, 0-3 a Mosca) che quell’edizione della Coppa UEFA la vincerà all’Alvalade 3-1 contro lo Sporting Lisbona padrone di casa.
EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati