La finale del Mondiale per Club regalerà uno scontro tra Bayern e Tigres. I due giocatori più iconici di queste due formazioni sono sicuramente Robert Lewandowski e André–Pierre Gignac, che è pure il capocannoniere del torneo con 3 gol. Il polacco invece, nonostante abbia disputato solo una partita, segue con una doppietta all’Al Ahly. In una partita ostica lui l’ha decisa da “solo” sotto il punto di vista realizzativo.
I tedeschi sono senza dubbio i favoriti per vincere il trofeo, viste le loro grandi qualità, ma devono prestare attenzione a Gignac. Il francese è rinato in Messico, sia calcisticamente sia psicologicamente, dopo essersi trasferito a 30 anni nel Paese. L’esplosione tardiva è dovuta a dei problemi alimentari avuti in passato. Una volta risolti nel nuovo ambiente, la carriera ha avuto un’impennata. Gignac è diventato il miglior realizzatore della storia del club, portato per la prima volta in una finale mondiale. Il Tigres è l’unica squadra della CONCACAF ad arrivare a tale traguardo.
Con la maglia dei felinos ha superato in cinque stagioni le reti messe a segno in dieci anni di Ligue 1. In Francia 103 centri in 292 presenze, in America 147 in 246 partite. Seppur i numeri differiscano, ci si rende conto di come comunque fosse un buon giocatore anche in patria. Nella stagione 2008/09 ha anche vinto la classifica marcatori con 24 reti, trascinando il Tolosa al quinto posto. Il progresso in questi ultimi cinque anni c’è stato, ma il passato dell’attaccante non è da disdegnare. Detto in modo diretto, Gignac era già forte, con tutti i suoi punti fragili, ma ci si è accorti di lui solo ora per via dei grandi traguardi e della curiosa storia.
Lo stesso è successo, in modo diverso, con Lewandowski. L’esplosione tardiva, in un certo senso, l’ha avuta anche l’attaccante della nazionale polacca. Da tutti era riconosciuto come uno dei giocatori migliori del panorama calcistico europeo. Ha guadagnato popolarità grazie alla sua natura di macchina da gol, soprattutto dopo aver ribaltato una partita in Bundesliga contro il Wolfsburg da solo. Entrato nella ripresa sullo 0-1, in nove minuti ha messo ben cinque palloni dentro alla porta, facendo emozionare perfino l’impassibile Guardiola.
Ha però ricevuto la nomea però di migliore del mondo solo nel 2020, quando ha vinto la sua prima Champions League a 32 anni. Nella scorsa edizione del massimo torneo europeo ha trovato 15 gol in appena 10 partite disputate. In campionato non è stato da meno 34 reti in 31 presenze. Tuttavia non è la prima volta che registra certi numeri. Da quando gioca in Baviera ha (quasi) pareggiato presenze e gol in sette occasioni, tra Bundesliga e Champions League, su dodici possibili. La sua costanza è stata così finalmente premiata nel suo ultimo, spettacolare anno.
Presenze/gol in Bundesliga: 32/30
Presenze/gol in Bundesliga: 33/30
Presenze gol in Champions League: 9/8
Presenze/gol in Bundesliga: 30/29
Presenze gol in Champions League: 8/8
Presenze/gol in Bundesliga: 31/34
Presenze gol in Champions League: 10/15
Presenze/gol in Bundesliga: 19/24
Presenze gol in Champions League: 4/3
Queste due carriere, seppur diversissime per ambizioni e contesti, hanno in comune quindi l’esplosione “tardiva”. Non che prima di diventare trentenni fossero dei giocatori scarsi. Nei club e nelle competizioni in cui hanno giocato hanno sempre dato prova di saperla mettere dentro con facilità, come testimoniano le statistiche. Solo che i loro gol sono sembrati sempre tanto scontati da andare quasi in secondo piano. Solo ora che la posta in gioco è alta tutti gli appassionati si rendono conto del loro peso per la vittoria finale.