I volti del basket – La piccola montagna Kyrie Irving
Kyrie Irving, playmaker dei Brooklyn Nets, è una delle personalità del basket più emblematiche di tutti di tempi. Nonostante l’incostante rendimento in campo e le lunghe assenze a volte inspiegabili, le passate accuse per l’adesione a teorie complottiste e i numerosi scandali in cui è sovente coinvolto, la Piccola Montagna è uno dei giocatori con più talento della attuale NBA.
La carriera. Il percorso altalenante di un atleta di valore
Prima scelta assoluta dei Cleveland Cavaliers nel Draft NBA del 2011, Kyrie Irving nel suo esordio tra i grandi fa subito parlare di sé, mantenendo una media di 18,5 punti a partita e aggiudicandosi il premio di Rookie of the Year. Il 16 febbraio 2014 è nel quintetto base dell’All Star Game a New Orleans. In questa occasione ottiene il titolo di MVP del match. È l’anno anche del ritorno di LeBron James ai Cavaliers da Miami ed è l’inizio di una fase di incertezze per la Piccola Montagna.
Nel 2017 passa ai Boston Celtics. Un’operazione al ginocchio non gli permette però di giocare con assiduità, i suoi Celtics arrivano alle finali di Conference, sconfitti poi proprio dai Cavaliers. Dopo parecchie discussioni, nel 2019 firma un contratto da 141 milioni di dollari in quattro anni con i Brooklyn Nets e il 24 ottobre debutta contro i Minnesota Timberwolves, segnando la bellezza di 50 punti. Oggi il rapporto con i Nets è sempre di più in bilico, a causa dell’atteggiamento spesso indecifrabile di Irving, ma non si parla ancora concretamente di separazione.
L’uomo. È necessario essere infallibili?
La Piccola Montagna ha alle spalle una storia alquanto complessa. Sin da piccolo ha avuto a che fare più volte con questioni drammatiche che hanno di certo lasciato un segno nel suo animo. La morte prematura della madre e la tragedia scampata dal padre (lavorava nel World Trade Center e l’11 settembre 2011 si salvò fortunatamente dalla tragedia perché arrivò tardi al lavoro) hanno forgiato il suo carattere ma allo stesso tempo lasciato in lui una ferita insanabile.
Si parla poco della pressione mediatica e psicologica che i giocatori della NBA devono sopportare. Si tende invece a mettere in risalto i vantaggi innegabili di questo lavoro, dimenticando quindi il peso dell’infallibilità che carca sui giocatori e il giudizio continuo di chi gli sta intorno. Irving ha creato un’immagine di sé non certo positiva, dovuta alle sue idee da terrapiattista, all’atteggiamento supponente durante svariate conferenze stampa e alle inspiegabili assenze dal campo e dagli allenamenti.
Sempre irriverente e mai politicamente corretto, è un giocatore che tende ad andare controcorrente, criticando in diverse occasioni i giornalisti e risultando spesso al limite del sovversivo, come nel caso delle critiche mosse nei confronti del coach Steve Nash, minandone l’autorità. Irving è una macchina da guerra in campo, ma qual è il suo stato d’animo lontano dalla palla a strisce?
“Tante persone da fuori credono di sapere cosa penso, ma non mi conoscono per niente. Quando le questioni della vita diventano soverchianti bisogna fare un passo indietro e capire cosa è importante”
Assente per ben due settimane dai Nets, ricompare sui social in alcuni i video che lo riprendono alla festa di compleanno della sorella, insieme a un gruppo di persone senza mascherine. Ovviamente criticato per il comportamento poco responsabile, è sanzionato dalla NBA con isolamento, multa e due partite di sospensione senza stipendio. È giusto punire per le colpe e le incoscienze commesse ma, visti i precedenti, non sarebbe forse il caso di sostenere l’atleta con un percorso di supporto psicologico? Giunti a quei livelli la pressione è spesso insopportabile e lo stesso Irving l’ha più volte sottolineato durante le conferenze stampa. È arrivato il momento di sfatare il pericoloso tabù dell’infallibilità.
Le curiosità. Sempre pronto a dare una mano
Pochi sanno che Kyrie Irving è tra i cestisti più impegnati nel sociale ma, a differenza dei suoi colleghi, lui non ne parla volentieri in pubblico. A seguito della vicenda drammatica che ha visto la morte di George Floyd, assassinato dalla polizia a Minneapolis, il cestista ha infatti deciso di sostenere il movimento Black Lives Matter e di comprare una casa alla famiglia del ragazzo.
“Ci sono ancora troppe persone oppresse là fuori. Vorrei poter vedere un cambiamento quotidianamente, ci sono tante cose più importanti di un pallone che entra in un anello”
Il talento dei Nets ha inoltre devoluto un milione e mezzo di dollari alle giocatrici WNBA che hanno subito il taglio dei compensi a causa della pandemia di Covid. Infine, figlio di una donna di origini native americane, Irving è sceso in campo anche contro la costruzione di un oleodotto in territorio indiano nello stato di New York. La protesta gli è valsa anche l’appellativo Sioux di Piccola Montagna, che è divenuto oggi il suo soprannome.