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L’ennesima “Cellinata”: dov’è finito il progetto Brescia?

In una serata apparentemente tranquilla, ecco la bomba a ciel sereno: “Brescia Calcio comunica di aver sollevato dall’incarico di allenatore della Prima Squadra Davide Dionigi.” Con questo comunicato molto scarno Cellino liquida il quarto tecnico stagionale a metà di una settimana molto delicata.

Venti giorni fa è arrivato il rinnovo di Dionigi, poi quattro sconfitte consecutive culminate con Ascoli: il presidente sardo si era preso 24 ore di tempo per poi confermare l’allenatore. Lunedì l’ultimo giorno di mercato ha portato a Brescia tre giocatori non certo di prim’ordine e oggi Cellino ha spiazzato un po’ tutti.

Il nome del nuovo allenatore è indecifrabile, ma i nomi più papabili sono quelli di Gastaldello (con Pulga), Cosmi, Di Biagio e Cagni. Il Brescia è pure in silenzio stampa e a soli due giorni dalla partita di campionato contro il Cittadella parlare di momento delicato è un eufemismo. Tanto del futuro bresciano passa dal prossimo filotto di gare e non fare punti porterebbe le rondinelle in piena zona play out.

Ma come è stato possibile arrivare a questo punto? Il campionato scorso il Brescia era in Serie A e ora rischia seriamente la Lega Pro. Cellino non è di certo esente da colpe, anzi: proprio ieri una delegazione della Curva Nord si è recata sotto la sede per chiedere un colloquio (non avvenuto) con il presidente protestando per la mancanza di un vero progetto.

Quattro allenatori e un mercato deficitario sono le prime motivazioni: il campionato iniziato con Del Neri è poi passato a Lopez fino a Dionigi, con l’intermezzo di Gastaldello nella trasferta di Cremona. Soltanto cinque vittorie in campionato, un attacco che fatica da matti a segnare e una difesa che fa acqua da tutte le parti: il mercato di gennaio poteva essere una manna dal cielo.

Poteva, ma non lo è stato: il diktat di Cellino “non vendo nessuno” è stato subito smentito. Le partenze di Torregrossa e Sabelli, due pilastri della squadra, e poi nel finale di sessione di Dessena non sono state qualitativamente rimpiazzate. Sono arrivati Karacic, semisconosciuto, Ninkovic e Pajac (uno fermo da sette mesi, l’altro non scende in campo da più di un anno) e infine Pandolfi, giovane talento dalla Lega Pro. Troppo poco, soprattutto non nomi da perdere la testa: si tratta poi di giocatori non adatti al credo calcistico di Dionigi che avrebbe preferito liberarsi anche di Donnarumma, ma l’attaccante campano non ha avuto le giuste offerte.

Il futuro del tecnico pareva essere legato al risultato di sabato, ma invece Cellino non ha voluto perdere tempo esonerandolo a metà settimana. Cosa ne sarà adesso dello spogliatoio, già molto fragile negli ultimi mesi? Non ci sono più i senatori della promozione a tenere alto il morale e i tanti stranieri non conoscono la piazza bresciana e l’importanza di indossare la maglia con v bianca sul petto.

Probabilmente esonerare l’allenatore oggi serve anche per spostare l’attenzione di stampa e tifoseria dal misero mercato a qualcosa di diverso. Cellino è fatto così: decide sempre tutto lui, a volte di pancia, a volte ragionandoci anche troppo. Chi ha intorno in società ha poco potere decisionale e anche un uomo di calcio di Perinetti fatica a consigliare il boss. Poi ci mancherebbe, esonerare un allenatore che ha vinto solo tre partite e viene da quattro ko consecutivi non è sicuramente campato per aria.

Il nuovo nome che si siederà sulla panchina biancoblu verrà scelto nella notte e annunciato domani. Servirà un tecnico esperto e non un giovane senza esperienza per ribaltare il brutto trend infondendo coraggio ai giocatori. Vietato fallire, oggi in società e sabato in campo. Perché alla fine gli errori più gravi si commettono sempre dall’alto, vero Cellino?