Il riscatto di Eriksen rovinato da Ibra e Lukaku, ecco cosa è accaduto nel derby

Il 25esimo Derby di Milano in Coppa Italia ha fornito spettacolo, sorprese e un po’ di delusione a livello di comportamento dei giocatori. In campo si sono scontrate le due squadre migliori di questa stagione in Italia e i colpi di scena non sono mancati. La rimonta dell’Inter all’ultimo secondo testimonia una partita ad alta intensità.

E si può dire che sia stata una sorpresa soprattutto per il marcatore del gol, Eriksen. Il danese sembrava in procinto di lasciare i nerazzurri a inizio mercato, mentre adesso è diventato il protagonista di un big match. Ha messo a segno la sua quinta rete interista direttamente da una punizione ravvicinata. L’ultimo a compiere una simile azione era stato Cancelo contro il Cagliari nell’aprile 2018. Da quel momento 55 tentativi andati a vuoto.

Tuttavia i telespettatori non hanno visto solo del grande calcio, ma anche un brutto spot per il Gioco. Lukaku e Ibrahimović, i due protagonisti più attesi, oltre ai due gol a testa fatti, hanno scaldato gli animi di un bell’incontro. Dopo un intervento di Romagnoli su Lukaku si è scaturita una mezza rissa tra le due compagini. Soprattutto il belga ha scambiato qualche parola abbastanza infelice con Ibra a fine primo tempo. L’assenza di pubblico ha amplificato l’audio del confronto in inglese tra i due ex compagni al Manchester United.

Chiama tua madre, vai a fare i tuoi riti voodoo di m*rda, piccolo asino!” ha pronunciato il rossonero. Una frase allusiva a una notizia che avrebbe coinvolto Big Rom ai tempi dell’Everton. All’epoca il centravanti nerazzurro aveva rifiutato un ricco rinnovo da parte dei dirigenti dei Toffies su consiglio di sua madre. Moshiri, uno di quei dirigenti, aveva poi dichiarato che la madre a sua volta avrebbe condotto un rito voodoo in Congo, suo paese d’origine, perché il figlio facesse la giusta scelta. Lukaku ha poi smentito l’esoterica storia.

Una rissa (sfiorata) è sempre un atto deplorevole in qualsiasi situazione. Però lo sono anche soprattutto le provocazioni di un professionista di 39 anni e, in parte, la risposta di Romelu Lukaku. Il calciatore dell’Inter al ritorno verso gli spogliatoi ha tentato un’aggressione verso il suo insultatore, proferendo brutte parole verso la madre di questi. Fortunatamente Oriali, i compagni e gli altri dello staff lo hanno fermato un possibile confronto fisico. Conte ha poi quasi lodato la rabbia del componente della sua rosa nel post partita, condannando comunque l’accaduto.

Su Ibrahimović c’è da analizzare la sua partita a due facce, dal gol passando per il doppio giallo rimediato fino quindi alla rissa. Se si fosse limitato a fare il suo lavoro il Milan avrebbe potuto avere qualche chances di passare alle semifinali per la quinta volta consecutiva. Tutti avrebbero parlato del sua ottava rete in sette sfide contro l’Inter, sua vittima preferita. Invece si sta parlando di un lato calcistico poco nobile e perfino di razzismo.

Forse mettere in ballo il razzismo potrebbe risultare esagerato, ma lo scandinavo avrebbe potuto risparmiarsi l’espressione “donkey”, ovvero asino. La parola inglese è sicuramente confondibile con “monkey”, ossia scimmia, e fraintendibile con un insulto razzista verso un giocatore nero. Inoltre chiamare in causa il voodoo, religione che conta ben 60 milioni di praticanti, avrebbe potuto urtare la sensibilità di molte persone. Una religione molto probabilmente non conosciuta in modo approfondito dall’atleta. Chi conosce bene un dato argomento normalmente ne ha rispetto. Se proprio avesse voluto provocare a tutti i costi, avrebbe potuto usare qualcosa di meno ambiguo.

A fine partita, con un rigore fischiato correttamente da Valeri e una punizione non molto chiara data da Chiffi, i ragazzi di Conte hanno potuto festeggiare. I due direttori si sono scambiati di ruolo a metà gara per un infortunio del primo. Il primo ha condotto una buona gara, mantenendo la calma anche nel momento critico. Valeri, arbitro internazionale e quindi conoscitore della lingua inglese, ha giudicato giustamente da giallo i comportamenti dei due giocatori. Non sono arrivati insulti pesanti verso i diretti interessati, se non per quanto riguarda persone terze nel caso di Lukaku. Perciò Valeri ha saputo applicare bene i cartellini, dirigendo senza grandi errori.