Estero

Lugano, la nuova sfida è la concretezza

Dal nostro inviato a Sion (CH)

Il Lugano rientra in Ticino dal Vallese con un punto, qualche rimpianto e diverse consapevolezze. La prima riguarda la mentalità del gruppo: non è la prima volta che i ticinesi raddrizzano una partita, messasi su un binario morto, nei minuti finali. E questo, a lungo andare, non può più essere considerato un caso.

Daprelà, che dopo aver fatto un fallo da rigore ingenuo, si butta a capofitto nell’area avversaria, con l’arbitro che sta per fischiare, e infila in rete una seconda palla sporchissima, regalando il pareggio ai suoi, è l’immagine della mentalità di questa stagione dei sottocenerini. E non solo: anche di una freschezza atletica che, considerata la preparazione invernale quantomeno complicata, visti i tempi, è da considerarsi frutto di un ottimo lavoro dello staff preposto.

Cosa manca? La cattiveria sottoporta. I bianconeri, ieri pomeriggio, sotto la neve del Vallese, assorbita senza problemi da un terreno di gioco tra i migliori della Confederazione, soprattutto nel primo tempo, hanno fatto tutto bene. Contenimento degli avversari, ripartenze pericolose, buone verticalizzazioni. Tuttavia, è mancata la necessaria grinta da parte degli attaccanti di ruolo, e non solo (Lovrić a inizio gara, per esempio).

I rincalzi, subentrati nel secondo tempo, non sono riusciti a dare il colpo decisivo. Lungoyi ha dimostrato voglia e velocità, ma non è riuscito a trovare la palla buona per segnare (in un caso è stato anche spintonato in area ma l’azione, rivista al VAR, era probabilmente viziata da un precedente fallo in attacco). Rispetto ad Ardaìz, invece, Jacobacci, davanti al nostro taccuino, è apparso deluso: “In certi casi, si deve segnare, e non tirare addosso al portiere. Fuorigioco? Può darsi. Però, prima iniziamo a mettere il pallone in rete, e dopo valuteremo se eravamo o meno in posizione irregolare.”

Sugli arbitri, come sapete, per linea editoriale della testata, non diamo giudizi. Vorremmo, magari, vederli con più frequenza al VAR, visto che c’è. A noi, per esempio, nel secondo tempo, la trattenuta ai danni di Lavanchy è sembrata almeno meritevole di essere rivista. Che non vuol dire dare automaticamente il rigore, ma semplicemente regalarsi una possibilità di un giudizio più sereno e obiettivo. È un discorso generale, non limitato alla partita di ieri: sotto questo aspetto, riteniamo si debba crescere.

Per mercoledì, nell’attesa sfida con la capolista (calcio d’inizio alle h. 18.00), ci sarà un centrocampo da reinventare: Lovrić, ammonito da diffidato, dovrà scontare un turno di squalifica. Sabbatini è uscito in anticipo con una caviglia malconcia, e bisognerà valutare le sue condizioni fisiche, e anche Custodio ha lasciato il terreno di gioco a fine primo tempo. In attacco, ci sarà l’atteso debutto del nuovo arrivato Abubakar: le aspettative sono elevate, e bisognerà state attenti a non caricarlo eccessivamente.

Il dilemma, rispetto alla sfida di ieri, è quindi quello che tante volte ci si pone in tribuna a fine partita, che riguarda i punti guadagnati e quelli persi. Vediamola sotto un altro punto di vista: in ottica salvezza, un punto ottenuto nel recupero, sul campo di una diretta concorrente, riacciuffando il risultato in pieno recupero, è un punto guadagnato. In ottica piazzamento nella parte sinistra della classifica, obiettivo ambito da tanti tifosi bianconeri, sono due punti persi.

La nuova sfida per il 2021 si chiama quindi concretezza. Questa squadra ha tutto per fare bene, e per lottare per le prime posizioni in classifica. Lo ha dimostrato contro Basilea, Young Boys e San Gallo prima della sosta. C’è una mentalità da gruppo che non si arrende mai, e le cinque sostituzioni aiutano: anche tra i rincalzi, tanti sanno di poter entrare a dare il proprio contributo. E, in più di un’occasione, le sostituzioni operate dal tecnico hanno dato ottimi risultati.

Manca la cattiveria nei sedici metri avversari. Ma siamo certi che si tratti di qualcosa che possa essere allenato. Venerdì, in conferenza stampa, Jacobacci raccontava di come Lavanchy e Guerrero si fermino mezz’ora in più per provare i traversoni dalle fasce. Non è scontato che un allenatore riesca a motivare i suoi a fare questo tipo di lavoro supplementare: noi, che c’eravamo, ricordiamo che, ai tempi, non c’era riuscito uno col carisma di Zeman, che aveva, infatti, avuto modo di lamentarsene.

Noi riteniamo sommessamente che questo sia un valore aggiunto e, perché no, un merito dell’allenatore. E non solo: è la prova oggettiva che questo Lugano abbia ancora dei margini di crescita. Se il tecnico bernese riuscirà nel suo intento, questa squadra potrà regalarsi delle grandi soddisfazioni.

Mercoledì intanto arriva lo Young Boys: e i bianconeri ticinesi sono stati l’unica squadra, quest’anno, a fare alzare il sopracciglio a Gerardo Seoane, che si contenderà proprio con Jacobacci (e con Peter Zeidler) il titolo di miglior allenatore svizzero per il 2020. Siamo certi che vedremo una grande partita, che avrebbe meritato una grande cornice di pubblico. Ma questo è un altro discorso.