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La Coppa Italia è una competizione troppo sottovalutata

Gli ottavi della Coppa Italia hanno fatto intravedere delle difficoltà tra le migliori squadre di Serie A. Ben tre partite si sono protratte oltre il 90′. Il Milan ha perfino dovuto battere i calci di rigore davanti al Torino. Ha tuttavia passato il turno per la dodicesima edizione consecutiva. Durante la lotteria si è presentato dal dischetto anche Vanja Milinković-Savić, il portiere granata.

Ciò però che ha portato la gara a questo punto è stata la poca voglia delle squadre di farsi male. La competizione nella coppa nazionale è ancora molto poca e gli allenatori preferiscono mandare le riserve in campo in queste prime battute. A distanza di qualche giorno dalla sfida di campionato tra i rossoneri e il Toro i cambiamenti tra i ventidue titolari sono stati quindici. Segno che questo sia un torneo di minore importanza.

Però perdere tre punti in un girone lungo 38 giornate pesa molto meno che perdere in una fase a eliminazione diretta. In una sola gara vengono determinate le sorti per chi andrà avanti o chi rimarrà fuori fino al prossimo anno. Lo stesso Andrea Pirlo in conferenza stampa ha dichiarato: “La Coppa Italia all’inizio sembra una competizione che non interessa a nessuno. Poi quando si va avanti fino ad arrivare alla finale a tutti piace giocarla. Per arrivare fino in fondo bisogna cominciare a vincere la partita di domani sera” riferendosi allo scontro con il Genoa.

La Juventus ha sì raggiunto i quarti, ma faticando. Con qualche nome giovane da tenere d’occhio ha registrato la sua striscia record di 21 incontri casalinghi a segno contro i rossoblù secondo i dati Opta. I bianconeri hanno voluto condurre una prestazione di concretezza, calando così dopo le prime due reti. Dopo solo 84 secondi Kulusevski ha insaccato Paleari, mettendo così in saccoccia il gol più veloce di questa stagione per i suoi. La fatica e la voglia di mantenere il risultato senza sprecare troppe energie ha mandato le due formazioni fino al 120esimo. Fortunatamente per i padroni di casa il 21enne Hamza Rafia ha saputo risolvere il rompicapo ai supplementari. Quattro dei cinque centri sono arrivati da calciatori nati dopo il 1999. Gli altri giovani marcatori sono stati Czyborra e Melegoni.

L’età media tra Inter e Fiorentina, il terzo ottavo finito dopo i tempi regolamentari, non ha subito un abbassamento tra i titolari. Le Zebre hanno disputato il match con un undici dalla media di 26 anni e 15 giorni, la più bassa per quest’anno. Invece a scendere in campo per i nerazzurri sono stati gli elementi con meno minuti nelle gambe, anche se Handanovič è un’eccezione. Eriksen ha finalmente completato 90 giri di orologio, anzi in quest’occasione 120, rimediando appena un giallo. Il nuovo ruolo davanti alla difesa non ha ancora fatto trovare la retta via per lui. C’è comunque da dire a discolpa del danese che fino a ora era sempre stato sostituito dopo un’ora di gioco o era entrato in corso.

Queste scelte dimostrano quanto questo sia un trofeo di poco conto, ma che andrebbe a valorizzato molto di più. Fare turnover in coppa è probabilmente una scelta poco intelligente. Forse sarebbe meglio buttare i giovani o le seconde linee in campionato, dove il tempo per recuperare i punti c’è. I premi in denaro per il traguardo finale sicuramente non aiutano, dato che l’investimento è minore da parte della federazione. Rivisitare i premi, aumentando le partite per i diritti TV, e strutturare meglio il calendario, oltre che la formula, potrebbe rivelare una competizione tutta nuova e più interessante sia per i telespettatori sia per i club. È inutile continuare con una Coppa Italia che “comincia” solo alle semifinali.