Sulle ore da sogno vissute ieri dal Marine Fc, squadra di ottava serie inglese chiamata a giocarsi il passaggio del turno in FA Cup contro il Tottenham, si è scritto tanto un po’ ovunque. Non poteva passare inosservata una sfida tanto affascinante, giocata in un campo immerso tra le case a schiera, con i “grandi” degli Spurs che si sono ritrovati a doversi sedere su panchine fatte da sedie e a cambiarsi in spogliatoi che molti di loro hanno visto solo da giovanissimi. I nord londinesi hanno vinto ovviamente con facilità, ma quanto accaduto in campo è spesso passato in secondo piano quando televisioni e social si sono concentrati su quanto di più assurdo accadeva fuori: cartonati di Klopp, abitanti delle case confinanti a pochi metri da Mourinho e i suoi, tifosi nascosti in ogni dove, persino nelle case da dove qualcuno riusciva a vedersi da così vicino un campione come Bale.
Quando assistiamo a partite come Marine-Tottenham, ci ritroviamo tutti accomunati da un unico pensiero, accompagnato da un sospiro malinconico: perché in Inghilterra riescono a portare giganti come gli Spurs in un campo di periferia, mettendo sullo stesso terreno di gioco campioni con dilettanti, mentre a noi resta da sorbirsi la Coppa Italia, diventata quasi un peso? Eviteremo di fare qui l’ennesima riflessione retorica su quanto sarebbe bella una FA Cup italiana: per chiunque ami il calcio, è evidente che questa sarebbe la soluzione più affascinante, creando un livellamento tra mondo dei “big” e dilettanti che sentiamo oggi come necessario. Piuttosto, il discorso va portato su un altro piano: modificare la Coppa Italia è oggi, ancora più di ieri, un’esigenza non più rimandabile.
Per questa gara, il Marine è riuscito a vendere 30mila biglietti virtuali, 10 sterline ciascuno. Un incasso ben maggiore anche all’ipotesi iniziale di 100mila sterline di potenziali entrate che, a dire del piccolo club, “li ha sistemati per i prossimi 20 anni”. Oltre ad aver regalato una giornata da sogno ai giocatori e ai propri tifosi, anche considerando la massima disponibilità mostrata dal Tottenham, che non ha mai mostrato il peso di trovarsi a giocare lì: Mourinho ha persino pagato il biglietto virtuale e ai giocatori del Marine sono stati forniti divise, alcune anche personalizzate, e altri kit. Alla fine della gara, per giocatori e staff è stato un momento di sorrisi e qualche scambio di battute, in un clima cordiale e di reciproco rispetto. Scene che, in Italia, siamo abituati a vedere giusto nelle amichevoli estive nei luoghi di ritiri delle squadre di Serie A e B.
In un momento di pesante crisi per il mondo dilettantistico, i grandi ora hanno un obbligo morale di ripensare la Coppa Italia. Per permettere di andare avanti alla gran parte delle società esistenti in Italia, dai professionisti serve un gesto di solidarietà importante e modificare la coppa nazionale può inserirsi in questo percorso di aiuti. Non è più solo una questione di romanticismo, insomma: entra in gioco la tenuta del nostro sistema calcio e la garanzia di sopravvivenza per le più piccole, costantemente ignorate da ogni ipotesi di modifica del torneo.
A chi sostiene che queste partite non attirino attenzione mediatica bisognerebbe mostrare i numeri di ieri: per Marine-Tottenham si è registrato un picco di 6.8 milioni di spettatori, con una media pari a 5.7, più 1.3 milioni che hanno visto la partita da iPlayer. Ben di più di quanto fatto, per esempio, a novembre dalla Rai con la Nazionale italiana nell’amichevole contro l’Estonia (poco più di 4 milioni di telespettatori). Insomma, in termini di affari, una modifica della Coppa Italia in questo senso è pienamente convincente, aiutando a loro volta tanti piccoli club nel nostro Paese.
L’unico vero limite, al momento, è legato ai campi di gioco che, in alcune categorie, possono risultare pericolosi per gli stessi professionisti. Servirebbe una riflessione sulla pessima gestione degli ambienti sportivi in Italia, lontani anni luce dalla situazione inglese, ma esistono anche qui soluzioni intermedie rispetto allo spostare i piccoli club di diversi chilometri da casa magari in uno stadio di società professionistiche. A breve, ci saranno le elezioni dei vertici federali delle principali leghe italiane e, tra le tante, necessarie proposte per salvare il calcio in un periodo così drammatico, la modifica della Coppa Italia sarebbe un gesto molto più che semplicemente simbolico come in passato.