Venti grandi campioni del tennis, di oggi e del passato: tutti sappiamo chi sono e cosa hanno vinto, ma agli albori delle loro carriere per cosa si contraddistinguevano e quali erano i loro aneddoti più particolari? Oggi la protagonista di questa nostra rubrica che ripercorre la giovane età di questi predestinati è Naomi Osaka.
Naomi nasce nella città omonima nel 1997 da una famiglia dal mix di origini haitiane e nipponiche: crescere in Giappone con questo fardello non è stato sicuramente facile vista la poca predisposizione del sol levante verso lo straniero. Naomi e sua sorella Mari hanno preso entrambe il cognome della madre a causa della legge che vige in Giappone: il coniuge straniero deve prendere il cognome del coniuge cittadino giapponese. A soli tre anni tutta la famiglia si trasferisce a New York e il padre Leonard François, seguendo i match disputati dalle sorelle Williams al Roland Garros del 1999, decise di insegnare alle proprie figlie questo sport prendendo come modello Richard Williams.
Nonostante Naomi crebbe negli Stati Uniti, i suoi genitori decisero che avrebbe rappresentato il Giappone perché è nata lì ed è cresciuta in una famiglia di cultura giapponese e haitiana: Naomi ha infatti la doppia cittadinanza seppur non conosca praticamente la lingua giapponese. Nel 2006 la famiglia si trasferisce nuovamente insediandosi in Florida per ampliare il programma tennistica delle figlie frequentando le scuole più famose dello stato. Una volta completato il percorso formativo, Naomi ha abbracciato un impegno a tempo pieno per il tennis presso la Florida Tennis SBT Academy e la ProWorld Tennis Academy.
Sorridente e decisa, affabile e corretta. Consapevole dei propri privilegi, Naomi è una voce indispensabile per questi nostri tempi e si è posizionata come la voce più potente nel circo del tennis mondiale. La tennista è realmente molto timida, piace ed è speciale anche per questo. Mai arrogante, mai sbruffona, sia nel privato che nelle occasioni pubbliche preferisce tenere un basso profilo. Emblematica è stata la sua vittoria contro l’idolo d’infanzia Serena Williams: al termine di quell’incontro, nel saluto a rete con tanto di inchino accennato, nel suo non esultare e nell’evitare costantemente i grugniti durante le partite, c’è tutta la riservatezza e il rispetto per l’avversario tipici della cultura nipponica.
Naomi Osaka è molto attiva nel movimento “Black Lives Matter”, in seguito ai numerosi omicidi legati a persone nere uccise dalla polizia. Infatti, durante gli ultimi US Open è scesa in campo 7 volte con 7 mascherine con nomi diversi di vittime: nella finale disputata, e poi vinta, ha scelto di rendere omaggio a Tamir Rice, ragazzo di 12 anni morto per un proiettile sparato dalla polizia di Cleveland nel 2014. Il tennis sta dando alla giapponese la visibilità che si merita pur non cercandola a tutti i costi: il futuro è dalla sua parte, il talento anche.
Le altre puntate: