Pallone in Soffitta – Mauro Bellugi marca a uomo la vita
La vicenda di Mauro Bellugi, campione del nostro calcio negli anni ’70, ha suscitato commozione in tutta Italia. Aggredito crudelmente dal Covid-19, che ha costretto i medici ad amputargli gli arti inferiori, desidera restare aggrappato alla vita. Con la stessa passione che metteva nella marcatura sui più forti attaccanti della sua epoca.
Marcatura
“Una cosa troppo inaspettata ed esagerata. Trovarsi a dire ‘e ora cosa faccio?’: ancora mi emoziono. È successo, ora bisogna per forza risolverla con pazienza, ci vorrà tempo. Essere più tosti ora che in campo“. Mauro Bellugi, toscano di Buonconvento classe 1950, è stato uno dei migliori difensori italiani degli anni ’70. Una presenza fissa in Serie A – con i colori di Inter, Bologna, Napoli e Pistoiese fino al 1981 – e in Nazionale, con 32 gettoni azzurri, un Mondiale (’78) e un Europeo (’80) disputati. Un marcatore forte sull’uomo, ma corretto. Ha incrociato i tacchetti con fenomeni del calibro di Cruijff e Riva, Prati e Savoldi, Chinaglia e Kempes. Con quella stessa applicazione e passione, ora Bellugi si trova a combattere contro le conseguenze di un attaccante diverso dagli altri: il Covid-19, che ha costretto i medici ad amputargli gli arti inferiori per salvarlo, dopo il ricovero avvenuto lo scorso 4 novembre.
Il nemico subdolo
“Mi ha scritto il padre di Bebe Vio: è dura. Ma non puoi mollare, perché hai i tuoi cari. C’è poco da fare. I negazionisti sul Covid-19 dovrebbero rendersi conto, una volta per tutte, che il virus può ucciderti. E, in base alle modalità con cui ti assale, il tuo corpo cambia. Sono sempre stato attento durante la pandemia, forse ho abbassato la guardia. Non lo auguro a nessuno. Non si può scherzare su una cosa simile“, ha spiegato l’ex azzurro ai microfoni della trasmissione radiofonica “Radio Anch’io Sport“, su Radio 1 Rai. La commozione, nelle sue parole, si può toccare attraverso il suono. Una sfida forse troppo grande, a cui il senese non intende sottrarsi senza lottare.
Il calcio di oggi e la “sua” Inter
Che l’ex difensore sia sempre rimasto legato all’Inter non è un segreto. E confida nel futuro: “Il sogno? Premiare Lukaku come capocannoniere del campionato. L’Inter mi ha contattato, tramite Beppe Marotta, per un ruolo in futuro. Andrò a trovarli, una storia che per me cominciò nel 1966. Mi hanno chiamato anche Bordon e Damiani, con me nel pensionato nerazzurro quando iniziai. L’Inter è nel mio cuore. Lukaku, Lautaro e Hakimi sono eccezionali, la squadra ha anche altri giocatori di ottimo livello. Avrei fatto fatica a marcare il belga! Un nuovo Bellugi? Non saprei, quello che mi piace di più è Chiellini. Bastoni è sulla strada buona, credo abbia un approccio giusto al calcio e desideri divertirsi giocando, un po’ come lo ero io.
Milano e l’azzurro
Bellugi è felice che, finalmente, la Milano calcistica sia tornata a lottare per le posizioni di vertice. Alla ricerca di un glorioso passato da rinnovare: “Il Milan è forte. Anche senza Ibrahimovic. Inoltre ha un pizzico di fortuna che ci vuole sempre, segnali ottimi per arrivare in fondo. La Serie A ha ritrovato Milano al vertice, è una bellissima cosa. La Nazionale? Aspettiamo gli Europei, Mancini è in grado di farci sognare. Spero nel frattempo di vedere derby milanesi che contino per qualcosa di importante”. In bocca al lupo, grande campione.
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