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Andrés D’Alessandro porterà la sua esperienza ai giovani del Nacional

Che Andrés D’Alessandro avrebbe lasciato l’Internacional e continuato la carriera altrove si sapeva già da mesi. Adesso però è arrivata la conferma che la leggenda colorada vestirà la maglia del Nacional di Montevideo. Dopo 12 anni a Porto Alegre, l’ex capitano lascia la città con in tasca tre titoli internazionali e la cittadinanza brasiliana.

L’ARGENTINO PIÙ BRASILIANO DI SEMPRE

D’Alessandro, pur essendo nato in Argentina, è diventato nel tempo un tifoso del Colorado e un vero cittadino alegrense. Le sue gesta in campo non saranno mai dimenticate, soprattutto quando le cose andavano male. Tra le macchie della sua carriera ci sono il mondiale per club del 2010 e la Série B del 2016. Dopo una Libertadores vinta quasi interamente con i gol trasferta, l’Inter di Milano si apprestava ad affrontare in finale l’Inter di Porto Alegre. Peccato poi per il trionfo del Mazembre sui brasiliani, ancora oggi scherniti dai rivali. Invece in ambito nazionale si è rimboccato le maniche, riportando la squadra ai vertici dopo la retrocessione in seconda divisione.

Non è un caso che la B sia arrivata proprio negli unici 9 mesi di assenza di D’Ale. Lui in quella stagione era andato in prestito al suo club d’origine, il River, dopo alcune discussioni interne. Il centrocampista era così importante per la storia del club tanto che lo stesso è caduto per la prima volta dall’élite del calcio brasiliano. Oltre ai trionfi, l’argentino ha segnato un’epoca anche con la sua “Boba”, un movimento inventato proprio dal campione. Con il piede sinistro tocca il pallone fingendo di spostarsi verso il lato mancino, ma con il collo sposta la sfera verso destra, quindi lasciando spacciato l’avversario. Questo gesto tecnico è ancora oggi insegnato tra i fondamentali nella cantera.

IMPEGNO SOCIALE

In ballo però non c’è solo il calcio, ma anche tanto carisma fuori dal rettangolo verde. In questa pandemia molta gente si è ritrovata senza cibo e soldi, quindi il Cabezón si è mobilizzato per distribuire prodotti di prima necessità. Ma durante la sua vita ha prestato opere di beneficenza continuamente e “Lance de Craque – Um gol pelas Crianças” ne è una prova. Per sostenere i bambini si è ritrovato a fare l’arbitro in una partita con tanti volti noti del calcio sudamericano. Durante l’evento ha chiesto il fischietto a Marcio Chagas da Silva, ex direttore do gara famoso, fischiando un rigore perfino un rigore.

UN ADDIO AMARO

L’uscita di scena di D’Ale è stata tra le più amare in assoluto data l’assenza dei tifosi. Dopo la sorprendente vittoria per 2-0 sul Palmeiras, l’argentino ha salutato gli ultimi suoi compagni di viaggio e soprattutto il Beira-Rio vuoto. In quello vecchio ha alzato la Sudamericana nel 2008 e la Libertadores nel 2010. Invece in quello nuovo, dopo la ristrutturazione nel 2013, si è visto sfilare la Copa do Brasil la scorsa stagione. Una doppia finale persa contro l’Athletico Pranaense che è un po’ l’emblema degli ultimi due anni del trequartista.

La stampa in questo periodo è stata solita nel criticare l’assenza di grandi numeri a livello realizzativo. È un dato di fatto che però poco c’entra con lo stile di gioco di Andrés, un “diez” puro sudamericano. Infatti in 358 incontri con l’Inter ha all’attivo 55 gol e 73 assist, superando appena una volta la doppia cifra nel 2013. Tra il 2019 e il 2020 sono arrivati 2 gol e 6 assist in 3.099 minuti, neanche 35 presenze totali. Statistiche comunque buone per la sua età. Il calo di D’Alessandro è invece da ricercare nei tanti piccoli infortuni arrivati in sequenza, facendogli così perdere tante partite, tra cui la finale di coppa.

In questa nuova avventura nel campionato uruguaiano rimane comunque il rebus: reggerà alla stagione intera? Probabilmente no, anche se lui è un atleta che si impegna molto negli allenamenti. Con il suo fisico, comunque ben allenato, di un 40enne non può pensare di fare 90 minuti a settimana. Tuttavia è un buon innesto che può far crescere molto i giocatori più giovani del Nacional.