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La strada, per il Basilea, è ancora lunga

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Il Basilea è arrivato alla sosta al secondo posto in campionato. 23 punti, frutto di 7 vittorie, 2 pareggi e 5 sconfitte; 20 gol fatti (come la capolista Young Boys) ma ben 16 incassati, vale a dire 6 in più dei rivali, avanti di 5 lunghezze in graduatoria, ma con una partita da recuperare.

Non era facile, quest’anno, per i renani. La crisi societaria estiva, nonostante la bella campagna europea della scorsa stagione (approdo ai quarti di finale, dove gli elvetici sono stati eliminati dallo Shakhtar), alla quale hanno fatto però da contraltare le due vittorie dei rivali bernesi in campionato e in Coppa, è stata una bella mazzata per l’ambiente.

La nomina, a novembre, del nuovo presidente, Reto Baumgartner (lasciando però invariata la maggioranza azionaria), ha un po’ alleggerito la pressione sulla proprietà. Tuttavia, se non arriveranno risultati, c’è da aspettarsi qualche protesta da parte di una tifoseria notoriamente calda, fermata sinora solo dalle limitazioni dovute alla pandemia, che sta picchiando molto duro anche da questa parti.

Le difficoltà economiche dovute al Coronavirus hanno fatto il resto, per un squadra non del tutto riappacificata dopo il terremoto della scorsa stagione, che aveva portato un totem come Streller a lasciare il club, in aperta polemica contro la dirigenza, la quale aveva invece deciso di puntare su Koller, contro il parere del carismatico ex attaccante rossoblù.

I risultati non sono andati a favore del tecnico zurighese; e anche se bisogna riconoscere che lo Young Boys, da qualche stagione a questa parte, gode di una superiorità tecnica (e non solo) evidente, è un fatto che, da queste parti, odiano arrivare dietro a qualcun altro.

Il problema è che i bernesi (che erano rimasti 33 anni senza vincere un titolo: esistevano ancora la lira e l’Unione Sovietica, per dire, e Marco Van Basten e Ruud Gullit erano i nuovi arrivi del Milan targato Berlusconi) non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Da queste parti, invece, c’è voglia di tornare ai fasti di poche stagioni fa; tuttavia, i mezzi iniziano ad assottigliarsi. E, a questa situazione, la tifoseria non ha alcuna voglia di assoggettarsi, come dimostrato in estate.

Sembra ieri quando si ipotizzava una deroga per far giocare i renani in Bundesliga, vista la vicinanza fisica della città alla Germania e il netto divario tecnico col resto delle compagini di Super League svizzera. Oggi, invece, i rossoblù sono diventati una squadra normale: le ultime due uscite a Cornaredo, per dire, sono coincise con due sconfitte. Merito dei ticinesi, cresciuti e maturati, come ben sappiamo (a Lugano è caduto anche lo Young Boys nel 2020): però anche questo è un dato che deve far riflettere.

La realtà odierna, per i rossoblù, guidati da qualche mese da Ciriaco Sforza, è quella di una compagine che vuole crescere, ma che è oggettivamente non ancora in grado di far valere la propria legge sui campi elvetici. Troppe le reti subite (6 in più della capolista), anche se, con l’arrivo di Lindner (decisivo nella vittoria di Lucerna, prima della sosta), è stato risolto il rebus del portiere, che avevamo segnalato da subito come punto debole dei renani.

Dietro, pesa anche l’infortunio del laterale brasiliano Jorge (per lui stagione finita). In mezzo, appare invece ormai insanabile la frattura tra il tecnico e Samuele Campo, fantasista e uomo dai piedi buoni. Il centrocampo del Basilea ha diversi nomi importanti, ma appare più di sostanza che di qualità. Dote che può funzionare bene in una realtà come quella svizzera, dove l’aspetto fisico è importante.

Tuttavia, un attacco di buon livello con nomi come Cabral (un prospetto molto interessante, anche e soprattutto in ottica di trasferimento in campionati più performanti) e l’ormai maturo (ma non vecchio: parliamo di un calciatore di 28 anni) Kasami meriterebbero, probabilmente, rifornimenti più all’altezza, nonostante il bottino (20 reti, il migliore del torneo a pari merito con Lucerna e Young Boys) sia sicuramente di buon livello.

In definitiva, al Basilea manca qualcosa. Il secondo tempio di Lucerna, contro una squadra a trazione anteriore, e che corre, ha mostrato i rossoblù alle corde in più di un’occasione. Troppe le occasioni da gol concesse agli avversari, troppo basso il baricentro per consentire agli attaccanti di colpire e mettere il risultato in cassaforte.

Però i 3 punti sono arrivati comunque, e, a fine partita, davanti ai taccuini dell’inviato del Blick, l’allenatore è apparso soddisfatto“Solo poco tempo fa, questa partita l’avremmo persa. Siamo stati fortunati, è vero: ma è un fatto che volevamo arrivare alla pausa da secondi, e lo abbiamo ottenuto. Questa squadra ha ancora margini di crescita, e cercheremo, durante la preparazione invernale, dopo le feste, di migliorarci ancora. Per ora, mi accontento della mentalità della squadra, che sta maturando.”

Sforza, di sicuro, è stata una buona scelta sotto l’aspetto delle motivazioni: l’ex giocatore dell’Inter, fermo da tempo, ha dimostrato di avere tanta voglia di arrivare a livelli di eccellenza. Ne parlava diverso tempo fa il presidente del Lugano Renzetti, il quale aveva valutato di mettere nelle mani dell’ex nazionale rossocrociato la squadra bianconera: la scelta cadde su altri, ma era indubbio che l’allenatore aveva una grande voglia di tornare su una panchina.

Difficilmente il Basilea, a nostro parere, potrà tornare in corsa per il titolo: troppo il divario tecnico con la capolista. Di sicuro, la dirigenza ha annunciato l’intenzione di rinforzare il gruppo. A quel punto, se magari, al contrario, a Berna decidessero per qualche cessione eccellente, tutto potrebbe ancora succedere.

Tuttavia, questa finestra di mercato difficilmente regalerà grandi colpi in entrata e in uscita: i soldi sono pochi per tutti, e nella capitale possono contare sugli introiti dell’Europa League, che potranno dare un po’ di ossigeno, in attesa del ritorno alla normalità. Resta la Coppa la quale, tuttavia, è da sempre torneo imprevedibile. E che è il sogno di tanti anche se, difficilmente, quest’anno, potremo assistere al tradizionale esodo dei tifosi verso lo Stade de Suisse. Emozioni che mancano. Alle squadre, e non solo a loro, naturalmente.