Il nuovo numero della rubrica avrebbe dovuto uscire nelle feste natalizie, la drammatica scomparsa di Brodie Lee ha sconvolto l’intero mondo del wrestling e ho preferito prendermi qualche giorno in più. Mi ha davvero colpo la sua perdita come persona e appassionato di questa disciplina praticamente da sempre. Una brutta malattia ci porta via a soli 41 anni un grande atleta che non si è mai risparmiato in sacrifici per farci divertire e trasmetterci emozioni, dopo aver viaggiato in lungo e in largo in giro per il mondo per la tosta gavetta. È sempre stato tra i miei preferiti, ero rimasto soddisfatto del suo passaggio in AEW, in modo che avesse finalmente la chance di confermare le sue grandi qualità anche da singolo, come già mostrato come da campione intercontinentale. Ho avuto la fortuna di salutarlo, avere il suo autografo e stringergli la mano in occasione di una sessione di autografi nel 2014 nello show WWE a Torino: il suo sorriso, la sua disponibilità e il piacere di stare con i fans (nonostante la gimmick assegnata) non me li scorderò mai, portandoli sempre nel cuore.
Al termine dell’annata assegno i top e i flop per Raw, Smackdown, Nxt e AEW, considerando quest’ultima l’autentico top in assoluto per un prodotto di wrestling differente, qualitativamente più interessante, più godibile per ritmo, idee e un legame indissolubile con i valori della disciplina. Auguriamole ogni bene.
WWE
TOP:
Mcintyre: il 2020 è stato il suo anno, a sorpresa e con merito, finalmente. La vittoria alla Royal Rumble, la devastante conquista del titolo del mondo contro Brock Lesnar, la riconquista della cintura dopo la parentesi Orton, un regno convincente nel periodo più delicato dentro e fuori dal ring, in tutto il mondo.
Lashley: fatta eccezione per la storica rivalità Mc Mahon – Trump di diversi anni fa, è il suo miglior periodo in WWE. Fisico più asciutto, la conquista del titolo USA, il punto di forza di una stable partita in sordina ma destinata a prendersi spazio.
Strowman: si può sempre fare meglio ma guardiamo al bicchiere mezzo pieno. Siamo partiti da un’inconcepibile e spesso ironica gestione del personaggio ad un campione convincente. Speriamo sia soltanto l’inizio.
Asuka: dopo il dominio assoluto a NXT, era stata oggetto di un push poco convincente, finendo incomprensibilmente tra le retrovie per diverso tempo. È ritornata protagonista da singola e ha arricchito la bacheca con le cinture di coppie. La sua presenza è un dovere.
Roman Reigns: rimasto a lungo lontano dagli schermi nel periodo di esplosione del Covid anche in considerazione dei suoi precedenti problemi di salute, è ritornato protagonista come meglio non avrebbe potuto. Gli calza a pennello il ruolo heel, una apprezzatissima sorpresa, adesso può davvero convincere tutti, il capo tavola, il capo tribù, il capo famiglia può portare Smackdown a livelli più che soddisfacenti.
Street Profits: a NXT sembravano inizialmente più personaggi che atleti capaci di puntare ai vertici della categoria tag – team. Hanno impiegato poco tempo a far rimangiare tali considerazioni. Perfetti per il wrestling moderno, al microfono si trovano pienamente a loro agio, sul ring ci sanno fare eccome, un bel mix di potenza e dinamismo, perfetta chimica di squadra.
Jey Uso: a livello di coppia gli Usos non hanno potuto confermarsi al solito standard a causa di diversi infortuni. Jey si è però rivelato un ottimo atleta anche nei duelli da singolo, conquistando un paio di successi prestigiosi e interpretando alla perfezione il ruolo nella storyline con il cugino Roman.
Buddy Murphy: dopo aver conquistato i titoli di coppia NXT e il titolo cruiser-weight, era chiamato a lasciare tracce nei roster principali e ci sta riuscendo. Con o senza Seth Rollins al proprio fianco è rimasto protagonista in storyline di rilievo, sul ring ha un buon repertorio da sfruttare.
Bayley; ha lavorato tanto per aumentare massa muscolare, ha cambiato look e il suo turn heel rientra tra le poche scelte azzeccate dai bookers WWE nel 2020. Ha dominato la scena a Smackdown, aggiungendo perfino le cinture di coppia per un certo periodo. L’ex ragazza “abbracciosa” è diventata una heel convincente, disposta a tutto per scrivere la storia.
The Viking Raiders: peccato per il serio infortunio subito da Ivar, fino a quel momento avevano dato spettacolo nella categoria tag – team, sicuramente tra le migliori coppie degli ultimi decenni viste a Stamford per completezza del repertorio.
Io Shirai: sta onorando al meglio la cintura di campionessa NXT, dimostrando imprevedibilità, follia, personalità e resistenza.
Rhea Ripley: la conquista della cintura NXT, dopo il dominio UK, aveva fatto pensare ad un’annata top in termini di risultati. Non ci voleva Charlotte Flair a Wrestlemania, per molti giustamente ritenuto il match migliore dell’ultimo show degli immortali. Da quel momento si è vista più raramente in un periodo però dominato dalla pandemia e sta registrando qualche sconfitta di troppo, vedi con Io Shirai e Raquel Gonzalez. Ciò nonostante è giusto inserirla tra le note senz’altro positive dell’annata perchè sul ring la sua presenza è una garanzia per wrestling di qualità e la crescita dell’intera divisione.
Keith Lee: ha scritto la storia a NXT interrompendo il regno apparentemente infinito di Adam Cole, diventando il primo wrestler a detenere il titolo mondiale e quello Nord Americano. Il periodo di gloria è durato poco, è arrivato presto il passaggio a Raw, dove ha fornito buoni segnali di potersela giocare anche con i big. Qui dipenderà molto dai bookers.
Seth Rollins: il “Messia” ha rappresentato il ritorno alla versione heel, nuovamente interpretata in maniera esemplare, anche quando le scelte dietro le quinte sono state molto discutibili, come nella rivalità con Mysterio. Un top ovunque.
MVP: tutti lo consideravano finito nell’olimpo del wrestling, ha avuto la bravura e la fortuna di essere richiamato e sta sorprendendo in senso positivo. Ha poca autonomia sul ring, ma in versione manager ha dato linfa e credibilità all’Hurt Business, rivelandosi una garanzia come il personaggio che lavora per alleanze e pushare altri atleti.
Matt Riddle: a NXT si è subito visto di che pasta fosse fatto, nonostante non abbia fatto collezione di titoli. Fisico, tecnica, potenza, una base di lotta lontano dal wrestling e l’adattamento alla nuova disciplina, la spontaneità e lo spirito social perfetti per i roster principali. Il rinnovo ci sta tutto, un altro potenziale protagonista nel futuro della federazione. Senza dimenticare qualche battuta contro alcune leggende….
FLOP:
Samoa Joe: un anno di infortuni e la poltrona da commentatore. Ci auguriamo di rivederlo presto sul ring, stavolta con la giusta considerazione.
Ricochet: il titolo Usa è stata una breve felice parentesi, abbiamo assistito ad un costante e netto declino di visibilità e considerazione, finendo in un angolo. Gli auguriamo possa tornare protagonista, come è recentemente avvenuto a Cedric Alexander, suo ex compagno nel periodo più buio.
Aleister Black: talento assoluto, dominatore a Nxt, vincente e convincente a Raw sotto la gestione Heyman tanto da arrivare a vincere nettamente il feud con Murphy e a battere pulito Seth Rollins in un match da singolo. A quel punto sparito dalla circolazione, show minori, cambio di attitude e tutto il possibile per portarlo nel dimenticatoio. Top da recuperare e in fretta.
Lars Sullivan: problemi di ansia, infortuni, il ritorno in pompa magna e nuovi interrogativi sulla sua gestione. Pare un tunnel senza fine.
Killian Dain: stable sciolte, pandemia, infortuni. Anche per lui è stata un’annata da dimenticare, ha un grosso potenziale da sfruttare, il meglio può darlo da heel per carica agonistica e fisicità.
Velveteen Dream: diverse vicende extra ring hanno contribuito a rallentare ulteriormente l’ascesa nei roster princpali, a prescindere dalle preferenze del diretto interessato. Nel wrestling moderno ha tutto il meglio per sfondare, non gli mancherebbe nulla, dipende anche da lui.
Mustafa Ali e Retribution: la nuova stable avrebbe potuto rappresentare una nuova mina vagante, scheggia impazzita nei roster principali, oltre che un’àncora di salvezza per un atleta reduce da un grave infortunio. I risultati fin qui ottenuti sono stati molto al di sotto delle aspettative e si vocifera già di possibile scioglimento della stable.
Tommaso Ciampa: dopo il lungo stop per il grave infortunio al collo che lo ha costretto a mettere vacante il titolo NXT, ha faticato a recuperare il terreno perduto. La sconfitta in tempo record contro Kross rappresenta il simbolo di un anno lontano dalle sue potenzialità da autentico leader e trascinatore di un intero show.
Punti interrogativi e possibili protagonisti:
Dominik Dijakovic: tecnicamente e fisicamente sublime, a NXT ha fornito prestazioni superlative, anche nelle sfide contro l’amico Keith Lee. I bookers WWE hanno pensato bene di metterlo nella Retribution, una stable che rischia di rivelarsi un autentico fiasco per colpe non sue. Per fortuna è mascherato…. Un patrimonio da salvaguardare.
Apollo Crews: sotto il profilo tecnico ha poco da invidiare alla massa, il titolo USA è arrivato durante la gestione Heyman, non senza la sorpresa generale visto il precedente periodo di sottovalutazione. Un regno che però rischia di non cambiare il destino di un atleta ancora non convincente tra i poteri forti, la palese non spontaneità al microfono rischia di incidere.
Kevin Owens: speriamo che il feud con Reigns per il titolo, a prescindere dagli esiti, possa riportarlo in auge dopo diverse rivalità di medio livello. Da tanto, troppo tempo manca la sua presenza nelle sfide che contano per la cintura massima.
Kyle O’Reilly: fino alla prima sfida contro Fin Balor non lo avevamo quasi mai visto da singolo e probabilmente ci siamo finora persi l’atleta più completo da singolo dell’Undisputed Era, con il massimo rispetto per un incredibile campione del calibro di Adam Cole. La mascella rotta di Balor, un altro match per il titolo, finalmente pare poter lottare anche per il proprio destino.
Bianca Belair: a mio modesto parere può diventare la più forte in circolazione, fatta eccezione soltanto per Charlotte. Fisico imponente, capacità atletiche incredibili, potenza, dinamismo, tecnica, non le manca nulla per sfondare. A NXT lo ha dimostrato nei limiti e nello spazio ricevuti, nel roster principale è più difficile emergere per mille motivi, ma è doveroso crederci dinanzi ad un potenziale simile.
Raquel Gonzalez: a NXT sta vincendo e convincendo. Merita massima considerazione, ha la capacità di vincere impressionando per fisicità, incisività delle mosse e senso della posizione. Può ritenersi una delle più accreditate, se non la principale, candidata a porre fine al regno di Io Shirai.
Shotzi Blackheart: il suo look non passa inosservato, ma ce la ricordiamo principalmente sul ring, dove ha dato filo da torcere a chiunque, perfino alla Baszler campionessa ai tempi dei primi passi nello show giallonero. Può rientrare tra le principali opzioni nel breve e medio lungo termine.
AEW:
TOP
MJF: perfetto nel ruolo dell’opportunista, dello spaccone. Riesce a farsi introdurre da Chris Jericho nella stable, quanto potranno durare la coesistenza tra potenziali leader e la coesione tra il gruppo? Moxley lo sconfigge barando nel match titolato, pare aver molto spesso un jolly da estrarre.
Moxley: ha guidato la AEW prima e durante la pandemia con personalità, carisma, spirito stoico e non risparmiando nemmeno una goccia di sudore. Deve arrendersi soltanto ad Omega in un match caratterizzato da un finale rocambolesco e irregolare. Ha tutte le carte in regola per tornare dominatore, in contemporanea con gli impegni nel Sol Levante.
FTR: nessuno meglio di loro incarna attualmente il top della categoria tag-team degli anni ’80 e ’90: chimica di squadra, esperienza, senso della posizione, concretezza e un’infinita gamma di mosse combinate. Soltanto i Young Bucks potevano detronizzarli in un match epico per l’intera storia del wrestling. Hanno davvero beneficiato dalla partenza dalla WWE.
Darby Allin: uno dei personaggi meglio riusciti all’interno della AEW. Lotta contro demoni, fantasmi, spiriti della vita, senza paura di niente, non si tira indietro dinanzi a qualsiasi rischio e pericolo. L’arrivo di Sting può ulteriormente contribuire alla sua ascesa.
Brian Cage: raramente si incontrano big men così tecnici e dinamici. Wrestler completo e pronto per ambire al primo titolo in AEW, confermandosi il vero leader del team Tazz.
Punti interrogativi, aspetti da migliorare, elementi sui quali puntare per il futuro:
– numero e folta composizione stable: si corre il rischio di match caotici e soprattutto mettere da parte profili ottimi da singolo o per la divisione tag – team: es. i The Best Friends, Santana e Ortiz, i Lucha Brothers.
– Dark Order: una stable che talvolta dava la sensazione di una composizione casuale senza elementi di grosso spicco alle spalle di Brodie Lee. La scomparsa del suo leader apre il tema di un successore che possa almeno avvicinarsi alla sua altezza.
– i match Matt Hardy vs Sammy Guevara: eccessivamente pericolosi per inesperienza o età avanzata.
– categoria femminile: sta crescendo visibilmente nelle ultime settimane, ma le serve tempo per poter vantare un’ampia gamma di aspiranti al titolo massimo.
– Top Flight: appena maggiorenni stanno già regalando spettacolo. Hanno i Young Bucks come idoli, possono scrivere pagine di storia importanti. Piedi per terra e lavorare con costanza.
– Miro: finora ha lottato pochissimo da singolo, denota un fisico strepitoso, può rappresentare il valore aggiunto per il 2021, prendendosi tante rivincite.
– Orange Cassidy: ha sfiorato il titolo TNT e l’anello AEW, va in crescendo in termini di prestazioni. Il doppio successo e la conseguente rivalità a proprio favore con Jericho fanno curriculum. Da capire fin dove si può spingere.
– Gestione Sting: eccezionale il suo debutto, scelta top della theme song. A mio parere si poteva e si doveva fare molto meglio nei tapings successivi. Al fianco di Darby Allin può essere il posto giusto.
– Young Bucks: sono dei fenomeni e non lo scopriamo. Paradossalmente possono andare oltre e portare la federazione a livelli ancora non raggiunti.
– Sinergia con Impact: servirà tempo per comprendere se e come può portare benefici alla AEW in termini di visibilità ed eventuali scambi di atleti. L’importante sarà non esagerare e mantenere un’identità ben precisa.