Per Robert Acquafresca è arrivato il momento di appendere gli scarpini al chiodo, ad appena 33 anni. L’eterna promessa italiana ha preso questa decisione dopo una stagione perennemente fuori dal campo. Infatti, pur partendo bene al Sion, la scorsa stagione ha collezionato appena quattro minuti di gioco contro il Basilea, non venendo più nemmeno convocato. In due anni per lui saranno 9 gol, tra campionato e coppa, in sole 10 presenze. Perciò il precoce ritiro è stato la conseguenza di una carriera, seppur promettente, mai sbocciata.
Sin dagli albori aveva dimostrato grandi abilità, facendosi notare e ingaggiare dall’Inter. Dopo due prestiti al Treviso e al Cagliari era stato venduto al Genoa. Fu una delle tante pedine per arrivare a Milito e Thiago Motta, poi importanti per il Triplete. Ancora oggi Acquafresca definisce “suo” quei tre trionfi per aver partecipato a quella trattativa. Tuttavia l’amore per il club nerazzurro è sempre rimasto ed esternato, anche con gesti violenti.
Tra i tre gol dell’ex, ce n’è uno particolare alla 37esima giornata della Serie A 2008-09. Per il Cagliari arrivò una rimonta per 2-1 davanti ai milanesi, già matematicamente campioni. Acquafresca di testa sancì la vittoria per i padroni di casa su cross di Biondini che fece una cavalcata sulla destra. L’esultanza fu comunque ancora più significativa del gol, dato che la punta per la rabbia della sua vendita se la prese con i cartelloni pubblicitari. In quell’edizione inoltre il calciatore finì anche nella top-10 dei marcatori con 14 centri. È a oggi la sua miglior stagione in carriera.
In maglia rossoblù ha passato la maggior parte della propria vita professionale. Non solo Cagliari e Genoa, ma anche Bologna e Levante. Se in Spagna, sua prima esperienza estera, non combinò granché, in Italia è ancora ricordato come un buon giocatore da salvezza. Però è in Sardegna che crea un grande rapporto con l’ambiente, tanto da essere invitato a far parte della “Natzionale“, ovvero la selezione sarda. Nella stagione 2007-08 arrivò per la prima volta in doppia cifra nella massima serie, spronato da Ballardini. Questo inizio sembrava potesse sfociare in un futuro da fuoriclasse. L’anno seguente fece addirittura meglio, fermandosi sfortunatamente a quel record.
Con Ballardini si rincontrerà anche in Emilia, quasi sette anni dopo, ma l’accoppiata vincente non funzionerà. Il Bologna in quel campionato retrocederà malamente con l’attaccante a secco. Non gli era mai successo di non trovare nemmeno una gioia in stagione fino a quel momento. Una delusione che sarà l’anno zero del suo lento e silenzioso declino. Nemmeno in Serie B non riuscirà più a imporsi, né con i felsinei né con la Ternana che lo ingaggerà nel 2016. Da prodigio del calcio italiano è così diventato un talento inespresso ad alti livelli.
Ed erano proprio gli alti livelli che si auspicavano vedendolo in nazionale. In Under-21, per la quale debuttò a 19 anni con segnatura nel 4-0 rifilato all’Albania, era una certezza. In 16 partite per lui 10 reti, risultando così pronto per la prima squadra. All’epoca attirò anche l’attenzione della Polonia che lo avrebbe potuto convocare in virtù delle sue radici materne polacche. Robert ovviamente rifiutò, attendendo così una chiamata dall’Azzurra che non arrivò mai.