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Il Leeds e il post che ha dato vita a una gogna mediatica contro una giornalista

Non chiamatelo semplice autogol, svista, battuta. Il post creato ieri sera dal social media manager del Leeds United, con l’aperto sostegno della dirigenza stessa, è uno sconsiderato gesto che ha fatto partire una vera e propria gogna mediatica contro Karen Carney, ex calciatrice della Nazionale inglese e oggi opinionista su Amazon Prime, chiamata a commentare la vittoria ottenuta dai Whites sul WBA martedì sera per 5-0. Il Tweet è ancora disponibile e ben visibile, nonostante le tante critiche ricevute:


Come si può sentire anche dal video, Carney ha riconosciuto i meriti del Leeds, ma ha sollevato il dubbio su come potrebbe finire la loro stagione: “Hanno stupito tutti e per questo bisogna riconoscere tutti i meriti. La mia unica preoccupazione è: finiranno per esplodere alla fine della stagione? Abbiamo visto le ultime due stagioni. Sono convinta che abbiamo ottenuto la promozione grazie al Covid, nel senso che gli ha dato un po’ di respiro. Non so se sarebbero riusciti a salire se non avessero avuto questa pausa”. Il parere della giornalista è subito stato ripreso dai canali social del Leeds, per poi essere commentato e ricondiviso con toni ironici o persino disgustati (come Klich). Persino il presidente Andrea Radrizzani ha retweettato il post, difendendo alla BBC la scelta fatta dai propri esperti social: “Considero questo commento completamente non necessario e irrispettoso verso il nostro club e, in particolare, verso il fantastico duro lavoro dei nostri giocatori e allenatori”. Insomma, nemmeno l’ombra di ripensamenti o scuse, almeno in un primo momento: solo ore dopo, il Leeds ha preso le distanze dagli insulti inviati dai tifosi verso Carney.

Il commento di Cairney può essere sicuramente oggetto di discussione, anche se il dubbio non è totalmente infondato: in effetti, nella stagione 2018-2019, il Leeds mancò la promozione proprio perché la squadra, dopo una stagione per buona parte dominata, crollò proprio sul finale di stagione, perdendo 4 delle ultime 7 partite, più la semifinale dei playoff contro il Derby County. Il calcio, però, non si fa con i “se” e i “ma” e quindi ai Whites va riconosciuta la grande vittoria del campionato della scorsa stagione, con addirittura 10 punti di vantaggio sul WBA secondo, così come l’ottima partenza di questa annata, pienamente nel segno di Bielsa: una squadra che segna tanto, regala spettacolo, ma che resta imprevedibile e potenziale vittima di clamorose sconfitte. Intanto, però, con i 20 punti conquistati in 16 partite, il Leeds è diventata la settima miglior neopromossa di sempre in Premier League nel numero di vittorie conquistate.

Resta difficile da accettare, piuttosto, la scelta di sbeffeggiare pubblicamente Carney, mandandola in pasto a quel mondo difficile e carico di odio che è il web. Tra i commenti e i retweet degli utenti si legge di tutto: insulti, commenti denigratori, utenti (anche italiani) che si augurano di poter vedere fare lo stesso da parte delle proprie società. Per fortuna, c’è anche qualcuno che prende le distanze e riconosce la meschinità di un gesto simile, fatto nei confronti di una giornalista, un’ex calciatrice e donna. Un’ondata di reazioni che chi lavora sui social network non può non sapere di provocare: come dimostrato anche da Amnesty International con il progetto del Barometro dell’odio, “quando il tema del commento è donne e diritti di genere, l’incidenza dei messaggi offensivi, discriminatori o hate speech è di quasi 1 su 3. (…) Tra gli attacchi personali, il tasso di hate speech rivolto alle donne supera di 1.5 volte quello dei discorsi d’odio che hanno per bersaglio gli uomini”.

Sono numeri drammatici che i social media manager, per di più di un club professionistico, non possono ignorare. Davanti alle ondate di odio che possono nascere da simili post, le società hanno il dovere morale di mostrarsi attente (non soltanto a parole o con gesti di facciata) verso queste tematiche, verso il rispetto di donne e giornalisti. Finora, da parte del Leeds, sono arrivate solo parole di sostegno a questa mossa mediatica priva di sensibilità e accortezza di quello che succede nel mondo online: riusciremo per una volta ad avere qualche voce coraggiosa fuori dal coro?