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EUROTONFI – #7: la favola Hapoel, un brutto Parma. Al Tardini fanno festa gli israeliani

Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.

Dici Parma, e pensi a una delle squadre più ambiziose e brillati di fine anni ’90 in Italia: più giovane tra le sette sorelle, la compagine all’epoca di Calisto Tanzi cullò senza troppa fortuna il sogno di lottare per lo Scudetto in quegli anni, e pur senza riuscirci fu tra le rappresentanti italiane con il maggior numero di trofei raccolti in Europa nell’ultimo decennio del ventesimo secolo. Il Nuovo Millennio per il Parma parla di un brusco ridimensionamento tecnico, che penalizza gli emiliani anche in Europa: succede quindi che, sorprendentemente, il Parma sia nella stagione 2001/2002 di nuovo protagonista di uno dei nostri Eurotonfi.

LA SQUADRA: PARMA
Dopo il 4/o posto della stagione 2000/2001 il Parma conferma sulla panchina Renzo Ulivieri, ma registra un paio di addii non del tutto indifferenti: Gigi Buffon e Lilian Thuram prendono il treno per la sponda bianconera di Torino (rispettivamente per circa 100 e 70 miliardi di Lire) in una sessione di mercato nella quale salutano anche Conceição ceduto all’Inter (35 miliardi di Lire) e Márcio Amoroso in Germania al Borussia Dortmund (per altri 50 miliardi di Lire, compensati però dal brasiliano Evanilson sotto il versante dal momento che il brasiliano sarà prestato poi nuovamente ai tedeschi).

Il tesoretto raggranellato, da quasi 250 miliardi di Lire,  vede però pochi volti di spessore arrivare al Tardini: gli emiliani sborsano oltre 50 miliardi di Lire alla Roma per Nakata, mentre a Parma arrivano alcuni giovani di valore come Marco Marchionni dall’Empoli, Matteo Ferrari dall’Inter come Sébastien Frey chiamato a raccogliere l’eredità di piombo lasciata da Buffon.

La stagione si apre con il Preliminare di Champions League perso contro il Lille, corsarso 2-0 al Tardini e capace di centrare la qualificazione ai Gironi di Champions nonostante il blitz dei gialloblù in Francia per 1-0. I tifosi gialloblù archiviano quindi una prima cocente delusione, ma il peggio deve ancora arrivare.
L’avvio di Campionato degli emiliani è disarmante: più dei numeri, che raccontano di soli 4 successi nel girone di andata (arrivati contro compagini coinvolte nella lotta salvezza e per dipiù in extremis), è l’incredibile valzer di allenatori che si susseguono sulla panchina del Parma a certificare la stagione complicata degli emiliani. Ulivieri è allontanato addirittura due volte nelle prime 10 giornate, con Carmignani che traghetta i gialloblù alla 6/a (Torino-Parma 1-0) mentre al secondo e definitivo esonero di Ulivieri (dopo il 2-2 interno con il Perugia) a Parma arriva Carlos Passerella: cinque partite e cinque sconfitte per l’argentino, con Carmignani che a quel punto viene insignito definitivamente del titolo di traghettatore per la stagione in corso.

Dopo aver veleggiato a lungo ai margini della zona retrocessione la “cura Carmignani” comincia a sortire effetti e gli emiliani inanellano una preziosa striscia positiva: lo score di Carmignani in Campionato dal suo subentro a Passarela parla prima della sfida con l’Hapoel di 5 vittorie, 1 pari e 2 sole sconfitte che di fatto trascinano fuori il Parma dalla zona più rovente della graduatoria.

A lungo balbettante in Campionato, almeno fino a metà dicembre, il Parma trae al contrario grande giovamento dall’aria di Coppa: in Italia Messina, Udinese e Brescia si arrendono agli emiliani che si aggiudicano il pass per la Finale da disputarsi contro la Juventus di Marcello Lippi.

Anche in Europa contrariamente alle ombre di Campionato il Parma si guadagna agevolmente la qualificazione agli Ottavi, probabilmente anche per la caratura non eccelsa degli avversari: l’HJK Helsinki è battuto 1-0 al Tardini e 2-0 in Finlandia nel Primo Turno, mentre per superare l’Utrecht serve il 3-1 di Parma dopo lo 0-0 in Olanda e il Brøndby è liquidato con il perentorio 3-0 in Danimarca dopo il pericoloso 1-1 casalingo. Agli Ottavi, ad aspettare il Parma di Carmignani, c’è una trasferta a Tel Aviv ostica non solamente per motivi strettamente di campo.

L’AVVERSARIO: HAPOEL TEL AVIV
Oggi terza squadra d’Israele per Campionati vinti, agli albori del Terzo Millennio l’Hapoel Tel Aviv è una compagine che gradualmente punta a tornare grande dopo un paio di stagioni difficili culminate con la retrocessione incredibile dell’annata 1988/1989. La risalita è immediata per il “club dei lavoratori”, ma solamente sul finire degli anni ’90 l’Hapoel tornerà a sollevare un trofeo: la coppa di Stato 1998/1999 è l’antipasto che rompe il ghiaccio e fa da preludio al titolo nazionale del 1999/2000 che, finalmente per i rossi, porta l’Hapoel nuovamente sullo scranno più alto d’Israele.

Tra gli artefici principali dell’impresa il tecnico Dror Kashtan, che siede in sella alla compagine di Tel Aviv anche nella stagione successiva quando però i rossi devono cedere il passo al Maccabi Haifa chiudendo in seconda posizione. Il titolo di “runners-up” vale la qualificazione alla Coppa UEFA 2001/2002: per gli israeliani, affiliati all’UEFA per comprensibili “cause di forza maggiore” da metà degli anni ’90, si tratta della quinta partecipazione alle coppe europee dopo che nelle stagioni precedenti i rossi non erano riusciti ad andare oltre il Secondo Turno di Coppa UEFA (nel ’98 con lo Strømsgodset) e un secondo turno preliminare di Champions League perso malamente contro lo Sturm Graz (5-1 per gli europei il risultato aggregato).

Se in patria l’Hapoel perderà anche nella stagione 2001/2002 il testa a testa con il Maccabi Haifa dovendosi accontentare della medaglia d’argento in Campionato, in Europa i rossi si renderanno protagonisti di una campagna europea che a distanza di due decenni è ricordata come la più entusiasmante marcia di un club israeliano in una competizione UEFA.

Il primo barrage è rappresentato dagli armeni dell’Ararat Yerevan, che gli israeliani spazzano via nell’ultimo turno preliminare senza colpo ferire: 5-0 in aggregato (2-0 e 3-0) e qualificazione al Primo Turno ipotecata in scioltezza. Ben più ostico già l’avversario al Primo Turno, i turchi del Gaziantepspor che scrivono per l’Hapoel Tel Aviv un doppio confronto delicato quasi più sul versante geopolitico che sul campo: gara 1, in Israele, è decisa dall’autorete di Ryndyuk al minuto 89 mentre al ritorno un errore incredibile dell’estremo difensore Çatkıç spalanca le porte del Secondo Turno all’Hapoel con Osterc che referta l’1-0 e Ryndyuk che scrive l’1-1 che sarà anche risultato finale.

L’Hapoel Tel Aviv eguaglia quindi il precedente record europeo, sembra tuttavia difficile migliorarlo perché l’urna dell’UEFA regala nientemeno che il Chelsea ai rossi di Israele. Contro ogni pronostico (anche per qualche forfait tra i londinesi), con i gol allo scadere di Gershon su rigore e Cleșcenco di testa l’Hapoel si impone 2-0 sui londinesi ridotti in 10’ dal 53’ per l’espulsione di Melchiot. Nel ritorno a Londra servirebbe un Chelsea perfetto, ma a essere impeccabili sono gli israeliani che colpiscono con il solito Osterc in avvio di gara; al Chelsea servirebbero quattro reti, ne arriva solamente una griffata Zola che chiude sull’1-1 la sfida di Londra proiettando già nella storia l’Hapoel.

L’appetito a quel punto vien mangiando, e i ragazzi di Kashtan superano con due successi anche la Lokomotiv Mosca (2-1 i casa e 1-0 in Russia) regalandosi la sfida agli Ottavi con il Parma, ultima squadra italiana ad aver sollevato al cielo la Coppa UEFA.

LA DOPPIA SFIDA
Al Bloomfield di Tel Aviv il 21 febbraio del 2002 lo stadio ribolle di entusiasmo per un appuntamento storico per l’Hapoel, sia per la caratura dell’avversario (e della Serie A in quel frangente storico) sia per la possibilità di mettere la propria bandierina per la prima volta ai Quarti di Finale di una competizione UEFA. Sul campo i padroni di casa spingono determinati a far propria l’intera posta in palio, ma la retroguardia parmense riesce a mettere freno all’impeto dei locali limitando al minimo i rischi per Frey.
Gli ospiti però, non pungono dalle parti di Elimelech, complice la vena offuscata di Nakata e le conseguenti poche occasioni da rete; l’ingresso di Di Vaio nella ripresa non cambia l’inerzia della gara, che si affievolisce con il passare dei minuti e si chiude su di uno 0-0 che obbliga alla vittoria il Parma al Tardini.

Il pari a reti inviolate carica l’Hapoel e soprattutto i propri sostenitori: una settimana dopo al Tardini sono in circa 5mila a dipingere di rosso il settore ospiti di Parma. Rispetto alla gara di andata in attacco c’è anche Hakan Şükür, al fianco del solito Bonazzoli che dopo meno di due minuti sfiora la rete con un bolide di prima intenzione che fa la barba ai legni della porta di Rahamin. Il Parma è volenteroso e cerca sovente la verticalizzazione per un Bonazzoli ispirato, ma l’Hapoel difende in maniera maschia e compatta riuscendo  a tenere bene il campo senza soffrire in maniera esagerata le folate gialloblù.

Gli ospiti con il passare dei minuti prendono confidenza con il terreno di gioco e la pesante posta in palio, fino a trovare a ridosso della mezz’ora il gol del vantaggio: fa tutto Osterc che su una rimessa in favore del Parma sradica il pallone dai piedi di Bolaño, elude l’intervento di Cannavaro e scarica una rasoiata imprendibile per Frey. Il gol finisce per rappresentare una sorta di sliding door della gara: l’Hapoel indirizza la gara su binari perfetti per i rossi di Israele, mentre il Parma stenta a imbastire una reazione vera e propria aggredendo poco “di squadra” l’Hapoel e finendo per esporsi a contropiedi micidiali come quello che in apertura di ripresa si traduce nel 2-0 di Pisont.

Solo a quel punto Carmignani inserisce Di Vaio, ma oramai è troppo tardi: con mezz’ora scarsa a disposizione il Parma dovrebbe trovare tre reti, di cui ne arriverà solamente una griffata Bonazzoli sul gong a rendere forse ancora più amara la disfatta al cospetto degli israeliani.

…E POI?
Successivamente alla prematura uscita dall’Europa il Parma mette insieme un punto in tre partite tra Chievo, Hellas e Perugia per poi piegare 1-0 la Juventus con un gol di Lamouchi allo scadere. La vittoria di prestigio sui bianconeri altro non è una effimera gioia per la compagine emiliana, che prenderà le distanze dalla zona calda della classifica ma terminerà ad un anonimo 10/o posto il Campionato; 1-0 sarà però anche il risultato con cui, sempre contro la Juventus, il Parma si imporrà nella finale di ritorno di Coppa Italia facendo proprio il trofeo in virtù del 2-1 bianconero al Delle Alpi (decisivo il gol di Nakata al 91’). Pur nel grigiore della stagione 2001/2002, il Parma riesce a mettere in bacheca un trofeo e contestualmente a strappare il pass per la Coppa UEFA della stagione successiva.

Ottenuto lo scalpo del Parma l’Hapoel Tel Aviv veleggia sulle ali dell’entusiasmo e nel turno successivo è sorteggiato nientemeno che con il Milan di Carlo Ancelotti; non è ancora la compagine che dominerà l’Europa negli anni in divenire quella rossonera ma per l’Hapoel si tratta comunque dell’ennesimo appuntamento storico che gli israeliani non falliscono all’andata facendo proprio (in campo neutro) l’intera posta in palio con una vittoria per 1-0. Al ritorno, a San Siro, gli israeliani sono seguiti dal solito calorosissimo pubblico ospite in cerca di un’altra notte da raccontare ai nipotini, ma i meneghini si impongono 2-0 e sbarrano la strada verso le semifinali all’Hapoel, comunque protagonista di una memorabile campagna europea.

In Coppa UEFA, con riferimento al contingente Tricolore, la Fiorentina cade ai Sedicesimi contro il Lille (già carnefice del Parma in estate), mentre  ci sarebbe la possibilità di una Finale tutta italiana: il quadro delle semifinali propone infatti Borussia Dortmund-Milan e Inter-Feyenoord. Il campo, però, premia teutonici e olandesi: il Borussia demolisce al Westalenstadion 4-0 un Milan che, a San Siro, sogna solamente la Remuntada imponendosi 3-1 e salutando tra mille rimpianti la coppa. Va meglio solamente nel risultato all’Inter, che contro il Feyenoord cede 1-0 a San Siro per un autogol di Cordoba e al ritorno in Olanda strappa un 2-2 in rimonta insufficiente per qualificarsi alla Finale.

L’atto conclusivo è di scena a Rotterdam, curiosamente in casa proprio del Feyenoord evidentemente incentivato ulteriormente da questo elemento nel proprio cammino di Coppa: i ragazzi di Bert van Marwijk (che tra le proprie fila vantano anche un giovanissimo Robin van Persie) superano 3-2 il Borussia in una Finale spettacolare. Decidono una doppietta del cecchino Pierre van Hooijdonk, che con 8 centri di quella Coppa UEFA diventerà anche il capocannoniere, e il timbro del futuro milanista Jon Dahl Tomasson che rendono vani i centri gialloneri di Amoroso e Koller; sarà, quel Feyenoord, l’ultima compagine olandese capace di alzare al cielo una coppa europea.

EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati