EUROTONFI – #6: l’Inter si butta via, l’Alavés scrive la storia
Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
La Spagna torna a farci piangere. Dopo il Celta Vigo, che nel 2000 sbriciolò la Juventus tra le mura amiche, assurge al ruolo di “cattivo” un altro club dalla penisola iberica che, a essere onesti, ottiene abbastanza sorprendentemente lo scalpo di una delle sette sorelle: parliamo del Deportivo Alavés protagonista di un’incredibile cavalcata nella Coppa UEFA 2000/2001, che agli Ottavi di Finale incrociò i guantoni con un’Inter incappata in una stagione a dir poco disgraziata.
LA SQUADRA: INTER
L’Inter 2000/2001 nasce decisamente sotto una cattiva stella: quella di un (non)rapporto con Marcello Lippi probabilmente già esauritosi nel corso dell’infelice stagione precedente, che però Massimo Moratti decide di confermare sul ponte di comando dei nerazzurri forse anche in virtù dello spareggio Champions vinto contro il Parma.
In estate lungo la sponda nerazzurra dei Navigli fanno le valigie due dei calciatori che più dissidi ebbero con l’ex-tecnico della Juventus: Christian Panucci (direzione Monaco) e Roberto Baggio (che decide di ripartire dai paraggi, al Brescia di Carlo Mazzone). Saluta anche, dopo una sola stagione, Angelo Peruzzi; l’assenza più dolorosa per la prima Inter del Terzo Millennio è però quella di Ronaldo, che dopo il terribile incidente dell’Aprile 2000 all’Olimpico perde per intero la stagione 2000/2001. In entrata Frey fa ritorno alla base dopo la positiva annata trascorsa in maglia Hellas, mentre gli investimenti più cospicui di Moratti sono per il giovane Robbie Keane (pagato oltre 35 miliardi di Lire al Coventry) e Farinós acquisito per 30 miliardi di Lire dal Valencia.
La stagione dell’Inter, dicevamo, nasce sotto cattivi presagi: il 9 agosto del 2000 i nerazzurri di Marcello Lippi sono di scena in Svezia, in casa dell’Helsingborgs, per prendersi la qualificazione ai Gironi di Champions. La prima Inter stagionale presente Şükür e Keane in avanti, e proprio l’irlandese è tra i pochi già vivaci tra i nerazzurri. La partita è bloccata, avara di emozioni, e probabilmente studiata dagli svedesi per essere decisa da un episodio: quello che si concretizza al minuto 81 quando sugli sviluppi di corner Hanson trafigge Frey con il mancino e scrive uno scomodo 1-0 per gli svedesi.
Quattordici giorni dopo a Milano i nerazzurri sono chiamati alla rimonta, ma Lippi professa ottimismo; forse, anche per il recupero nello Starting XI di Seedorf e Zamorano, pronti a guidare i loro compagni verso la qualificazione. All’entusiasmo di Lippi non si accompagna un’Inter brillante: lenti e privi di idee i meneghini non spaventano quasi mai nel primo tempo gli ordinati svedesi, che tremano solo per la traversa scheggiata da Seedorf e portano a casa sullo 0-0 un primo tempo chiuso dai fischi di San Siro. Nella ripresa Lippi mette in campo Keane e Recoba, e almeno in avvio i locali partono forte prendendo un altro legno con Keane; le energie si esauriscono rapidamente in casa Inter, con i locali che chiudono sulle ginocchia la partita ma sul gong si guadagnano un preziosissimo penalty per un tocco di mano in area. Sul dischetto va Recoba, che però si fa parare il rigore: l’Inter saluta così la Coppa dei Campioni.
L’eliminazione con l’Helsingborgs è un duro colpo per l’Inter e Marcello Lippi, che di lì a un paio di settimane ingoiano un altro boccone amaro: va alla Lazio, vincitrice per 4-3, la Supercoppa Italiana disputatasi all’Olimpico l’8 settembre del 2000. L’aria comincia a farsi pesante alla Pinetina, ma il Primo turno di Coppa UEFA contro i polacchi del Ruch Chorzów rappresenta una fugace boccata d’aria, con i nerazzurri vittoriosi in Polonia (3-0) e a Milano (4-1). La pace dura però poco: il 1 ottobre 2000, alla 1/a di Campionato, l’Inter è rimontata e battuta 2-1 dalla Reggina.Lippi non si trattiene e in conferenza stampa accusa sé stesso e i calciatori per la cattiva prestazione; il rapporto è ormai compromesso, e scontato è l’esonero che arriva poco dopo con Marco Tardelli chiamato in sella alla panchina della Beneamata.
L’allora ex-tecnico dell’Under-21 parte con un 3-1 al Napoli, ma è troppo altalenante nei risultati finendo per galleggiare a metà classifica con ritardo dalle posizioni di vertice che si fa via via più consistente. In Coppa UEFA dopo il Ruch Chorzów arrivano gli olandesi del Vitesse, superati grazie a un gol di Šimić che fa 1-1 ad Arnhem dopo lo 0-0 del Meazza. Stesso pathos con l’Hertha Berlino, che dopo il pari a reti inviolate in terra tedesca cade a Milano 2-1 con un gol di Hakan Şükür che scaccia la paura per un’eliminazione apparentemente dietro l’angolo.
Agli Ottavi di Finale l’Inter di Tardelli pesca gli spagnoli del Deportivo Alavés; alla sfida con gli iberici i nerazzurri arrivano dopo un 1-1 interno con la Reggina, e un decimo posto in classifica che rende la Coppa UEFA probabilmente il primo obiettivo stagionale.
L’AVVERSARIO: DEPORTIVO ALAVÉS
El Glorioso. Questo il soprannome del Deportivo Alavés, rappresentante calcistica di Vitoria-Gasteiz capoluogo dei Paesi Baschi e della regione dell’Álava(da cui, evidentemente, il nome). Nonostante la forte affezione dei locali per la propria terra e le sue rappresentanti calcistiche, per circa 70 anni dalla sua fondazione (nel 1920) il Deportivo Alavés di glorioso ha relativamente poco: il club infatti vive qualche stagione tra i grandi nei primi anni successivi alla sua fondazione, ma archiviato quel periodo trascorre nelle serie inferiori la sua intera esistenza fino alla stagione 1997/1998, quando dopo anni passati a rasentare la promozione arriva finalmente l’agognato salto di categoria sotto la guida di José Manuel Esnal Pardo, semplicemente Mané.
Nella prima stagione tra i grandi i biancoazzurri centrano un 16/o posto che vale la salvezza, mentre il vero e proprio exploit arriva nella temporada 1999/2000 con il sesto posto che i baschi centrano in una Liga nella quale ad un certo punto (27a e 28/a giornata) sono addirittura secondi: la forza dell’Alavés si rivela essere la difesa, che con 37 reti subite risulta la migliore di Spagna mentre sul versante opposto i soli 42 gol realizzati valgono uno dei peggiori attacchi della Primera Division davanti solamente a Valladolid e Betis Siviglia (retrocesso in quella stagione).
Per la prima storica stagione in Europa i biancoazzurri portano a Vitoria Jordi Cruijff dal Manchester United e Ivan Tomić dalla Roma; la prima parte di stagione è molto positiva per i ragazzi di Mané, che veleggiano nuovamente ai piani alti del Campionato e volano trascinati dai gol di Javi Moreno. L’Europa non distrae l’Alavés, che pareggia per 0-0 la sua prima storica partita di UEFA contro i turchi del Gaziantepspor, ma centra il 4-3 in Turchia che vale il passaggio del turno: una doppietta di Tomić e un timbro di Javi Moreno ribaltano il 2-1 dei turchi di metà tempo, e solo per le statistiche si rivela utile il 3-4 di Albayrak. Nel turno successivo gli spagnoli hanno la meglio dei norvegesi del Lillestrøm (3-1 in Scandinavia, 2-2 in Spagna), per poi collezionare sempre in Norvegia lo scalpo del Rosenborg piegato 3-1 a Trondheim dopo l’1-1 di Vitoria.
Lo scorcio finale di anno solare e la ripresa del Campionato portano in dote le prime fisiologiche scorie, e nel 2001 il Deportivo Alavés rallenta il passo fino a scivolare pericolosamente verso il centro classifica: tra dicembre e gennaio arrivano tre vittorie e cinque sconfitte, con i ragazzi di Mané che alla vigilia della sfida con l’Inter arrivano con l’1-0 al Saragozza che vale il 10/o posto in graduatoria.
LA DOPPIA SFIDA
A Mendizorroza, il 15 febbraio del 2001, ad attendere l’Inter di Tardelli ci sono quasi 20.000 baschi infervorati per quella che all’epoca è la gara più importante della storia del club biancoazzurro: tra le fila dei locali Jordi Cruijff galleggia alle spalle di Javi Moreno, mentre i meneghini recuperano Recoba (dopo l’affaire Passapartopoli) schierato in attacco con Vieri mentre in una raffazzonata linea difensiva Gigi Di Biagio è costretto a fare lo stopper. L’entusiasmo sugli spalti è tanto, ma i padroni di casa fanno una partita prudente: Contra uno dei più propositivi, mentre l’Inter tiene bene il campo e punge in ripartenza. Il primo tempo sembra dover finire 0-0, ma si accende improvvisamente sul finale: Javi Moreno sbuca su corner e infila la porta di Frey, ma i locali non hanno il tempo di esultare che su un pallone perso da Tomić un geniale filtrante di Vieri pesca Recoba che vola verso la porta di Herrera e infila l’1-1.
Nel secondo tempo l’Inter esce bene dagli spogliatoi e, tenendo il campo come nei primi 45 minuti, riesce apparentemente a tinteggiare di nerazzurro la qualificazione: è ancora Recoba ad andare in gol accentrandosi dalla destra e scaricando una rasoiata che capovolge il parziale. A quel punto l’Alavés si scopre e l’Inter in contropiede potrebbe fare malissimo ai baschi, ma trova il gol solamente un volta in contropiede con Vieri che fugge tra le fila della sconnessa difesa locale e sigla il 3-1 dei milanesi. Come detto gli ospiti potrebbero potenzialmente arrotondare ulteriormente, ma finiscono per tenere in vita un Deportivo che improvvisamente torna in partita: Tellez al 70′ scaraventa in rete una punizione dal limite, e Alonso tre minuti dopo incorna il gol del pari. Il Deportivo trae nuova linfa dalla “remuntada” e mette alle corde un Inter che getta al vento l’ipoteca sul passaggio del turno maturata sul 3-1 e, anzi, è brava e fortunata a portarsi a Milano il 3-3.
https://www.youtube.com/watch?v=xBv3KG8ZVv4
Al return match di Sa Siro, il 22 febbraio 2001, l’Inter di Tardelli arriva dopo essersi mangiata i gomiti in Spagna per il doppio vantaggio mandato a monte e con una sconfitta per 1-0 a Napoli maturata per il gol di Matuzalém. Nei nerazzurri recupera Blanc che compone la linea difensiva con Cirillo e Cordoba, in attacco a far male devono pensare ancora Recoba e Vieri; come a Vitoria il primo tempo scivola via senza grandi squilli, se non per un colpo di testa di Blanc salvato sulla linea da parte di Begona. Costretto a cercare l’impresa nella ripresa il Deportivo Alavés scende in campo con un altro piglio, e si fa preferire nettamente ai punti a un’Inter confusa e priva di idee: sui piedi di Recoba l’unica vera occasione meneghina, ma el Chino si divora a due passi dalla porta sguarnita il gol che blinderebbe la qualificazione. L’Alavés ringrazia, e in una contesa che si trascina stancamente piazza nel finale la zampata decisiva: è Cruijff jr, con il macino, a indovinare una rasoiata che deviata da Cirillo si insacca alle spalle di Frey.
L’Inter ha una decina di minuti per trovare il gol qualificazione, ma dopo due minuti Tomić in contropiede chiude il discorso in favore dell’Alavés: è di fatto l’epilogo non solo della Coppa UEFA per l’Inter, ma in parte anche della stagione. Si scatena a quel punto la contestazione dei tifosi sugli spalti, pochi ma inferociti: i circa 20mila di San Siro costringono l’inglese Barber prima a sospendere a lungo e poi a terminare con qualche minuto di anticipo una sfida che lascia in dote parecchi tumulti e un’eliminazione difficile da digerire per l’Inter.
https://www.youtube.com/watch?v=9aMcKbKx6Wg
…E POI?
Uscita con le ossa rotte dalla Coppa UEFA, l’Inter riparte piegando 2-1 l’Udinese in Campionato grazie a un gol di Marco Ferrante in zona Cesarini. Dopo una striscia di tre successi consecutivi l’Inter torna presto l’altalenante e confusionaria squadra vistasi lungo l’intera stagione, con i successi centrati da Tardelli vanificati da netti rovesci come il 3-1 del Delle Alpi juventino e il derby “casalingo” perso 6-0 con il Milan che vanifica le residue, se mai ve ne fossero state, chances di riconferma per il tecnico interista. A fine stagione l’Inter si piazza al 5/o posto, guadagnandosi l’accesso alla Coppa UEFA dell’anno successivo; a Milano, per tentare nuovamente di conquistare l’agognato Scudetto, arriverà dal Valencia Héctor Raúl Cúper, l’Hombre Vertical. Ma questa, è un’altra storia.
Capace di conquistare uno scalpo da sogno, il Deportivo Alavés realizzerà una galoppata incredibile in quell’edizione della Coppa UEFA: ai quarti i baschi piegano 3-0 il Rayo Vallecano in casa rendendo ininfluente l’1-2 del ritorno, mentre in semifinale il Kaiserslautern è letteralmente raso al suolo dagli spagnoli vittoriosi 5-1 in Spagna e 4-1 in Germania. La matricola terribile riesce a farsi strada fino alla Finale di Dortmund dove affronta il Liverpool di Michael Owen carnefice del Barcellona nell’altra semifinale. La finale è da Antologia: i Reds scappano sul 2-0 e sul 3-1, ma gli spagnoli la riprendono con la doppietta di Javi Moreno. Fowler fa 4-3, Jordi Cruiff un incredibile 4-4 di testa al minuto 89; si va ai supplementari, dove solamente un’autorete di Geli regala la vittoria al Liverpool condannando alla sconfitta una delle più belle Cenerentole che la Coppa UEFA ricordi.
EUROTONFI – l’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati