L’ultima immagine di Raymond Domenech allenatore risaliva ormai a un lontanissimo 22 giugno 2010: il ct della Nazionale francese, vice campione del Mondo nel 2006, venne inquadrato dalle telecamere di tutto il mondo mentre si rifiutava di stringere la mano al collega Carlos Alberto Parreira, in quel momento allenatore del Sudafrica. Era la fine del Mondiale per la Francia, sconfitta anche all’ultima gara contro i padroni di casa per 2-1 e condannati a chiudere con un umiliante ultimo posto, con appena un punto, il non certo irreprensibile Girone A con Sudafrica, Uruguay e Messico, ma è soprattutto la fine dell’era Domenech con la Nazionale maggiore dei Bleus, durata ben 6 anni, con due Mondiali e due Europei disputati. Ma, in realtà, l’avventura del ct era già evidentemente finita da tempo.
Le settimane di ritiro in preparazione delle gare del Mondiale si erano trasformate in una guerra interna di cui tanto si è parlato e scritto negli anni seguenti. La rivolta dei giocatori contro lo staff tecnico, pronta ormai da tempo ma soltanto in attesa del fuoco che l’accendesse, era nata dopo i pesanti insulti rivolti da Anelka verso Domenech alla fine del primo tempo della gara contro il Messico, quando il ct comunicò all’attaccante che non sarebbe rientrato in campo nella ripresa. Ne nacque un battibecco pesante su cui dovette intervenire anche la Federcalcio francese e il Governo di uno scandalizzato Sarkozy, costringendo Anelka a lasciare il ritiro. Le informazioni e i racconti della vicenda vengono diffusi rapidamente e tra i giocatori comincia la caccia alla talpa, in primis da parte del capitano Evra, che rivelerà anni dopo che “tutti eravamo le talpe”.
La sostanza non cambiò, lo spogliatoio della Nazionale si spaccò, Domenech perse completamente il controllo della situazione e la squadra arrivò a boicottare un allenamento per protesta verso il provvedimento adottato contro Anelka. Si attendeva soltanto la fine di un Mondiale conquistato con il tocco irregolare di Henry nell’assist per il gol decisivo di Gallas contro l’Irlanda e trasformatosi in una farsa. Il ct fu ovviamente il primo a pagarne le conseguenze, con la propria autorevolezza che ne uscì a pezzi: dopo la clamorosa eliminazione con appena un punto dalla fase a gironi degli Europei 2008, il Mondiale segnava una fine inevitabile della sua carriera da ct.
In realtà, era proprio la sua carriera da allenatore a essersi fermata. In questi dieci anni, Domenech è comparso in televisione più volte come opinionista e ha svolto il ruolo di responsabile del vivaio di Boulogne-Billancourt, alla periferia di Parigi, oltre a una parentesi come ct della selezione della Bretagna, non riconosciuta né dalla FIFA né dall’UEFA. In mezzo, tanti commenti di amore e odio rivolti verso un personaggio finito per diventare controverso anche per il mondo dello sport francese, al punto da essere definito da Cantona come “il più fallimentare selezionatore da Luigi XVI”.
Domenech sembrava vicino a tornare sulla panchina di una Nazionale, quella serba, e invece è arrivato il colpo di scena: sarebbe lui l’uomo su cui il discusso presidente del Nantes Waldemar Kita avrebbe deciso di puntare per far rinascere la propria squadra, al momento quindicesima in Ligue 1, a 3 punti dalla zona retrocessione. Il clima in casa dei Canaris è a dir poco incandescente: qualche settimana fa, circa 300 tifosi si sono presentati davanti al centro sportivo per protestare contro il presidente, chiedendone le dimissioni, con la polizia che è stata costretta a usare addirittura i gas lacrimogeni per disperdere la folla. Kita si è dichiarato più volte pronto a dimettersi, ma non l’ha mai fatto, finendo per diventare famoso in Francia per troppe ragioni: con Domenech, sono 15 allenatori ingaggiati in 13 anni di presidenza, ma recentemente un’inchiesta avrebbe svelato la sua mancata dichiarazione di 15 milioni di euro al fisco francese, per un personaggio già sotto processo dal 2017 per “frode fiscale aggravata”.
La scelta verso il ct francese, che non allenava un club da 27 anni, sarebbe dovuta proprio al suo carattere: in un momento in cui la rosa sembra essere in confusione e alla ricerca di una guida, il carattere forte e rigido di Domenech potrebbe diventare una possibile soluzione. C’è un ostacolo burocratico di cui proprio l’ex ct si era fatto paladino qualche anno fa quando venne fatta una deroga a Ranieri per essere assunto proprio al Nantes: in Ligue 1 non sono ammessi allenatori oltre i 65 anni di età. Ai tempi, come presidente del sindacato francese degli allenatori (UNECATEF), Domenech fu particolarmente critico dell’eccezione ammessa: possibile abbia cambiato idea e che il suo amico Pierre Repellini, oggi vice presidente delegato dell’UNECATEF, non si farà grossi problemi a fare questa concessione.