Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.
La storia europea dell’Udinese, presenza fissa nelle competizioni internazionali tra fine anni 90 e prima decade del 2000, non può dirsi particolarmente fortunata. Nonostante qualche memorabile exploit, l’Europa ha riservato più amarezze che gioie ai friulani: spesso castigati aldilà dei propri effettivi demeriti i bianconeri vanterebbero un discreto credito nei confronti della dea bendata, non mancando però al contrario anche situazioni nelle quali l’Udinese non può che rammaricarsi con se stessa.
La 5/a puntata di Eurotonfi ci porta in Grecia, a Salonicco: è qui, nel capoluogo della Macedonia, che la società della famiglia Pozzo scrive per la seconda volta il proprio nome nella nostra nuova rubrica. Si perché l’eliminazione con il PAOK Salonicco, nel Secondo Turno di Coppa UEFA 2000/2001, poteva molto probabilmente essere evitata.
LA SQUADRA: UDINESE
Avevamo lasciato l’Udinese di Luigi De Canio, all’indomani della dolorosa eliminazione con lo Slavia Praga, a consolarsi con un ottavo posto (valido per un pass per l’Intertoto) nel Campionato 1999/2000. I bianconeri ripartono dal tecnico di Matera, e in estate limitano al minimo sindacale i movimenti di mercato: Luis Helguera è l’unico ingresso di un certo spessore per l’Udinese, che porta a casa anche due interessanti giovani di prospettiva: dalla Lazio arriva a Udine un 19enne Giampiero Pinzi, unitamente a Vincenzo Iaquinta che a 21 anni lascia il Castel di Sangro per cercare fortuna in maglia friulana.
La stagione dell’Udinese inizia prestissimo, con un Intertoto che chiama in campo i bianconeri già a metà luglio: contro i danesi dell’Aalborg i friulani ipotecano la qualificazione in trasferta (2-0) rendendo vano l’1-2 in Friuli, e ancora più agevolmente è piegato l’AustriaVienna regolato sia a domicilio (1-0) che tra le mura amiche (2-0). Avanti in scioltezza fino in finale, ai ragazzi di De Canio serve di tutto per avere la meglio del Sigma Olomuc nell’ultimo atto: tecnica, bravura, cuore e tanta fortuna. In Repubblica Ceca l’Udinese, anche per il rosso diretto a Bertotto maturato al 22′ del primo tempo, va sotto 2-0 contro i padroni di casa salvo poi riuscire a rimettersi in carreggiata con i gol di Walem e Sosa. Al ritorno, a Udine, i ragazzi di De Canio vedono le streghe: i cechi passano in vantaggio, e solamente un’inzuccata di Muzzi al minuto 86′ sembra ridare fiato e colore agli oltre 25mila supporters bianconeri accorsi al Friuli.
Quello che accade dopo di senso ne ha ben poco: sulla ripresa del gioco l’Udinese stacca la spina e regala l’immediato 1-2 agli increduli ospiti, che trovano il gol con Mucha. Sul Friuli cala lo sconforto, ma Margiotta al 92′ rianima l’Udinese che si aggrappa ancora disperatamente all’Europa: decisivo il gol dell’italo-venezuelano, perché ai supplementari Sosa la capovolge e Margiotta cala il poker che vale l’accesso alla Coppa UEFA nella maniera più incredibile che a Udine potessero sperare.
Spinta anche, forse, dall’entusiasmo per l’incredibile vittoria centrata in Intertoto l’Udinese di De Canio parte fortissimo in Campionato: prima di sfidare il PAOK i friulani fanno propri 13 dei 15 punti a disposizione, travolgendo l’Inter 3-0 in casa ed espugnando 2-1 il Delle Alpi juventino grazie a una doppietta di Sosa. In Europa il Polonia Varsavia è liquidato senza troppi patemi: in Polonia decide Warlei, al Friuli Walem e Muzzi scrivono il 2-0 dell’Udinese. L’Udinese di De Canio vola sulle ali dell’entusiasmo e, con il PAOK Salonicco, per gli scatenati bianconeri friulani il passaggio del turno sembra ampiamente alla portata.
L’AVVERSARIO: PAOK SALONICCO
Squadra che del calcio greco ha fatto la storia, il PAOK Salonicco di fine anni ’90 è costantemente (o quasi) alle spalle delle grandi storiche del calcio ellenico: solamente in un’edizione nell’ultimo decennio del XX secolo i bianconeri chiudono sul podio (nel 1994/1995 sono terzi), mentre a prendersi i primi posti sono regolarmente l’Olympiacos (4 titoli), Panathinaikos (3 titoli) e AEK Atene (3 titoli). Nel 2000/2001 in panchina ci siede nientemeno che Dušan Bajević, detto “Duško”: nome di assoluto spessore quello del bosniaco, pluridecorato in Grecia con AEK Atene (4 titoli nazionali, 2 Coppe Nazionali e 1 Supercoppa) e Olympiacos (4 Campionato e 1 Coppa Nazionale) e arrivato in Macedonia a gennaio del 2000 dopo essere stato esonerato dall’Olympiacos nel novembre del 1999.
La prima stagione di Bajević a Salonicco si chiude con un 5/o posto in Campionato, per una squadra che in estate saluta Zisis Vryzas che vola a Perugia (a proposito di Serie A, nel PAOK milita l’ex-meteora giallorossa Omari Tetradze); in Grecia tra gli altri arrivano Patricio Camps dal Vélez Sarsfield (acquisto più che azzeccato) e l’attaccante cipriota Ioannis Okkas dall’Anorthosis Famagosta. In avvio di Alpha Ethniki i bianconeri mettono assieme una vittoria e due pareggi, mentre nel Primo Turno di Coppa UEFA eliminano gli israeliani del Beitar Gerusalemme: in Grecia arriva una vittoria per 3-1 in rimonta, che rende ininfluente il 2-3 con il quale gli israeliani si impongono al ritorno dovendo comunque fare strada agli ellenici.
LA DOPPIA SFIDA
Gara 1 della doppia sfida, tra compagini bianconere, si svolge il 24 ottobre del 2000 al Friuli davanti a 13mila spettatori; limitato il turn-over per De Canio, che manda in campo buona parte dei titolari di una squadra che veleggia nelle parti altissime della classifica e pochi giorni prima ha schiantato 3-0 l’Inter tra le mura amiche. Dopo una dozzina di minuti De Canio perde Fiore per infortunio, inserendo il giovane Pinzi e disegnando un centrocampo che, già orfano di Giannichedda e Walem, fatica a sviluppare gioco con fluidità; dall’altra parte il PAOK Salonicco rivela di non essere arrivato a Udine per trincerarsi, e i tessalonicesi sfiorano il gol nel primo tempo in due occasioni con Nalitzis e Camps.
Grigiastro il primo tempo in termini di emozioni, mentre più divertente si rivela nella ripresa la contesa: con le squadre che gradualmente si allungano Jorgensen da una parte riesce a rivelarsi tra i più ispirati in casa Udinese, mentre un sempre pungente PAOK prova a infilare Turci prima con Konstantinidis e poi con l’ex-romanista Tetradze. La partita scorre su uno 0-0 che prende forma sempre più compiuta, fino a che De Canio inserisce all’80’ Margiotta per lo spagnolo Helguera: negli ultimi minuti di gioco i locali timbrano la traversa da due passi con Diaz e a quel punto sembra proprio ci sia bisogno di un impegnativo blitz in Grecia. Sembra, perché l’ultimo l’ultimo pallone della gara risulta decisivo: è Margiotta a raccogliere una sponda aerea in area di rigore, riuscendo a incunearsi tra le maglie della difesa del PAOK e a freddare Tohouroglou con un gol pesantissimo.
Due settimane dopo i friulani sono di scena a Salonicco in uno stadio che ha un nome, il Toumba, che desta sinistri presagi; negli ospiti mancano Gargo, Walem e Muzzi all’appello ma in compenso De Canio ritrova Giannichedda. L’1-0 dell’andata mette l’Udinese nelle condizioni di poter giocare sugli spazi lasciati nelle retrovie dai greci chiamati a ribaltare il risultato, ma nonostante il focoso benvenuto riservato dai 30mila tifosi del PAOK presenti sugli spalti i locali non partono a spron battuto; al contrario, il primo tempo se possibile è ancora più avaro di quello del Friuli con i ragazzi di De Canio che, senza troppi sforzi, mettono la museruola all’attacco dei padroni di casa.
Nel secondo tempo i padroni di casa alzano inesorabilmente i giri del motore, pur se Turci può limitarsi all’ordinaria amministrazione complessivamente per un’ora di gioco abbondante; a sparigliare il mazzo, sfortunatamente per gli ospiti, è l’ingresso di Camps. É l’argentino, sugli sviluppi di calcio d’angolo, a pareggiare il gol di Margiotta: è proprio Camps infatti a sfruttare una spizzata inserendosi sul secondo palo e freddando Turci per la gioia del pubblico locale. La gara è, quasi improvvisamente, rimessa in discussione dai greci e l’Udinese si rivela impreparata all’eventualità: si va ai tempi supplementari, dove da una parte Margiotta cestina il pesantissimo gol del pari incespicando sotto porta dopo una conclusione di Fiore, mentre sul versante opposto il PAOK trova al 102′ il 2-0 ancora con Camps sugli sviluppi di calcio piazzato. Di fatto, la partita si chiude lì: l’Udinese, incapace di imbastire una reazione pungente, incassa anche il 3-0 di Frousos e abbadona la Grecia e la Coppa UEFA con uno 0-3 pesantissimo per una squadra partita con il vento in poppa.
…E POI?
Forse per le scorie che la trasferta greca lascia in dote, forse per un fisiologico calo di rendimento, l’Udinese di De Canio rallenta decisamente il passo al rientro in Italia. Al Tardini di Parma i bianconeri incappano nella prima sconfitta stagionale in Campionato, griffata nel finale dai gol di Lamouchi e Micoud; il successivo 3-0 alla Reggina rappresenta una flebile boccata d’aria per una squadra che centrerà un filotto di quattro sconfitte consecutive e in generale vivrà una stagione con più ombre che luci. Per De Canio arriverà addirittura l’esonero, nel marzo del 2001, con Spalletti a raccoglierne l’eredità: il tecnico toscano farà cose grandissime in Friuli, ma nella sua “prima vita” all’Udinese si limita al ruolo di traghettatore e chiude al 12/o posto in Campionato venendo poi sostituito da Roy Hodgson nella stagione successiva.
Ancora una volta la squadra capace di raccogliere lo scalpo della rappresentante italiana non fa un percorso particolarmente importante in Coppa UEFA; nel caso del PAOK, i greci sbattono nel turno successivo sul PSV Eindhoven di un giovane Kezman vittorioso sia all’andata (3-0 in Olanda) che al ritorno (1-0 in Grecia). Bajević, come molti dei suoi predecessori, non riesce a condurre il PAOK più in alto del 4/o posto in patria, ma si toglie la soddisfazione di piegare 4-2 l’Olympiacos Pireo in Finale di Coppa di Grecia.
La Coppa UEFA perde la sua seconda rappresentante italiana: l’Udinese, infatti, fa compagnia alla Fiorentina eliminata nel turno precedente dagli austriaci del Tirol Innsbruck. Rimangono in corsa Roma, Inter e Parma, ma nessuna delle tre riesce a scrivere un percorso particolarmente significativo: gli Ottavi di Finale sono ancora una volta fatali, con i giallorossi eliminati (tra le polemiche) dal Liverpool di un grande Michael Owen (2-0 per i Reds a Roma, 1-0 per i giallorossi ad Anfield, l’Inter si getta letteralmente via contro il Deportivo Alavés (3-3 in Spagna e sorprendente blitz spagnolo per 2-0 a San Siro) e il Parma sbatte sul PSV Eindhoven qualificatosi in virtù dei gol in trasferta (2-1 olandese all’andata, 3-2 emiliano al ritorno. Ad alzare la Coppa al cielo, nella Finale di Dortmund, sarà proprio il Liverpool di Michael Owen (futuro pallone d’Oro) capace di sconfiggere 5-4 il Deportivo Alaves in una delle finali più pirotecniche che la Coppa UEFA ricordi.
EUROTONFI – L’Italia e la Coppa UEFA: ci eravamo tanto amati