“Nella serata di ieri la Virtus Roma ha comunicato con vivo rammarico a FIP e Lega Basket Serie A la decisione assunta dal Consiglio di Amministrazione di ritirare la società dal campionato in corso”. Con queste tristi parole ha inizio il comunicato ufficiale della società capitolina per annunciare l’addio al campionato di Serie A. Scendono i titoli di coda per la principale e storica realtà cestistica della Capitale; il Giudice Sportivo ha sancito la dichiarazione di resa annullando tutte le partite disputate fino a oggi, ridisegnando la classifica e infliggendo una pesante multa con la perdita di ogni diritto sportivo.
La Virtus finisce nella lista delle realtà sportive colpite duramente dalla crisi legata all’epidemia. Una situazione diventata giorno dopo giorno sempre più insostenibile tra mancati ricavi e costi da coprire, come spiegato dalla stessa dirigenza nel comunicato odierno. Già vedere la squadra ai nastri di partenza della stagione era stato un mezzo miracolo; dietro c’era la speranza di nuovi acquirenti, ma tutto purtroppo è sfumato. Una lenta agonia per chi ha da sempre sostenuto la squadra.
Una storia che negli ultimi anni ha vissuto più delusioni che gioie. L’autoretrocessione in Serie A2 nel 2015 ha rappresentato un primo duro colpo da digerire per molti tifosi sia perché qualche anno prima Roma si era emozionata con una finale scudetto e una semifinale sia perché l’uscita di scena di Siena stava consentendo nuovi equilibri nel basket italiano. Con maggiori investimenti e sponsor forse si poteva creare qualcosa di importante e magari riportare lo Scudetto. Così mentre Milano e Venezia si contendevano ad anni alterni lo scettro d’Italia, la Virtus si è ritrovata a combattere sui campi della serie inferiore rischiando pure un’ulteriore discesa di categoria. Nel 2018 finalmente si è visto uno spiraglio di luce grazie a una rosa competitiva e una promozione arrivata sudando e con un piccolo aiutino legato alla rinuncia degli storici rivali senesi a campionato in corso. Il ritorno nella massima serie era una speranza, magari una rinascita graduale con l’arrivo di nuovi sponsor e investimenti. I tifosi non si illudevano di avere una squadra subito da piani alti della classifica, ma ritrovare col tempo competitività e una presenza solida nell’organico della Serie A. Quanto avvenuto in questo 2020 invece ha cambiato tutto fino all’addio.
Roma saluta e con il suo addio se ne va un pezzo di storia del basket italiano. Negli anni ottanta il Banco Roma di Valerio Bianchini si impose nella sfida metropolitana con Milano e ottenne il tricolore. Successivamente Larry Wright e compagni vinsero anche una Coppa Campioni. Anni d’oro che a Roma in tanti ancora ricordano ancora con piacere. Quella magia però con il tempo si è spenta, la squadra ha viaggiato su livelli più bassi, il pubblico si è allontanato interessandosi solo alle partite di cartello con Bologna, Treviso, Siena e Milano. Pochi fedeli sono rimasti, numeri esigui per una città come Roma. Tanta fatica nell’avvicinare la gente in una città che respira principalmente sulla rivalità calcistica tra Roma e Lazio; chi mastica di pallacanestro poi preferisce principalmente le gare NBA, decisamente diverse. Aggiungiamoci il poco interesse nell’investire, nel puntare su uno sport diverso da parte dell’imprenditoria romana. Situazioni già vissute in altre discipline dove fino a vent’anni fa il nome della città faceva la voce grossa.