Home » EUROTONFI – #4: Fiorentina, è in Tirolo l’inizio della fine

24 Oct 1999: Francesco Toldo of Fiorentina in action during the Serie A match against Piacenza played at the Stadio Galleana, Piacenza, Italy. Piacenza won the game 2-0. Mandatory Credit: Claudio Villa /Allsport

Seconda competizione europea per club, per un decennio la Coppa UEFA ha avuto le sembianze della Coppa Italia: 8 vittorie, 10 finali, 4 “derby” in finale tra l’89 e il ’99 per il calcio tricolore, che in Coppa UEFA sprigionava lo strapotere di un Campionato all’epoca saldamente ai vertici del calcio continentale.
Nel nuovo Millennio, però, questo feeling si è bruscamente interrotto: da doppione della Coppa Italia, la Coppa UEFA si è tramutata in genitrice di amarezze e cocenti delusioni, che ci apprestiamo a raccontare nella speranza di vedere presto interrotto un digiuno divenuto oramai ventennale.

La stagione 1999/2000 del calcio italiano in Coppa UEFA è, come abbiamo purtroppo raccontato, un vero e proprio disastro: per la prima volta in 17 anni il calcio del Belpaese non riesce ad andare oltre gli Ottavi di Finale, assistendo da spettatrice allo storico successo del Galatasaray di Fatih Terim sull’Arsenal di Wenger. Proprio Terim, tra l’altro, è suo malgrado tra i protagonisti del racconto dell’Eurotonfo di oggi.

Nella stagione successiva la concomitanza con le Olimpiadi di Sidney inducono un insolito slittamento del Campionato di Serie A, che inizierà solamente il 1 Ottobre 2000; in maniera incredibile e inaspettata, all’avvio del Campionato la Serie A arriva avendo già perso una propria rappresentante in Europa. A inciampare è la Fiorentina: i toscani, che in estate accolgono Fatih Terim ultimo vincitore della Coppa UEFA, sono sorprendentemente estromessi al Primo Turno.

LA SQUADRA: FIORENTINA
La Fiorentina che approccia la stagione 2000/2001 è lontana parente di quella che fino a un paio di anni prima sognava addirittura lo Scudetto sotto la guida del Trap; già la seconda stagione del tecnico di Cusano Milanino si rivela deludente, per una piazza che contestualmente comincia a percepire un ridimensionamento tecnico che nell’estate del 2000 comincia a materializzarsi con l’addio di “Batigol“, Gabriel Omar Batistuta.

Un dramma sportivo difficile da sintetizzare in poche righe per Firenze, che perde il proprio uomo copertina, un vessillo da esibire con orgoglio in Italia e nel mondo e capace di passare assieme alla città di Firenze dalle lacrime per la retrocessione del 1993 alla gioia per l’immediata risalita e alcune notti magiche che esaltarono Firenze in Italia e in Europa (al Camp Nou e Highbury giusto per citarne due).

Oltre a Batistuta, salutano Heinrich e la meteora Amor, mentre l’attacco è rimpolpato dal ventitrenne Nuno Gomes (pagato oltre 30 miliardi di lire al Benfica) in una sessione di calciomercato che, comprensibilmente, aumentò i timori e le perplessità della piazza. In panchina non siede più Giovanni Trapattoni, ma Fatih Terim fresco di vittoria della Coppa UEFA con il Galatasaray; se dal punto di vista tecnico il turco è tutto da scoprire per Firenze, il commento di Cecchi Gori che lo presentò come “capace di vincere anche senza grandi Campioni” non poté che allarmare ulteriormente la città. Con il Campionato slittato al 1 Ottobre, la Coppa UEFA è il primo banco di prova ufficiale per Terim.

L’AVVERSARIO: TIROL INNSBRUCK
L’urna dell’UEFA regala alla Fiorentina i Campioni d’Austria del Tirol Innsbruck, retrocessi dalla Champions League dopo il preliminare di Champions League perso malamente contro il Valencia (0-0 in Austria,4-1 per gli spagnoli al Mestalla).
La compagine austriaca, che curiosamente nel biennio 1997-1999 fu guidata da František Cipro di cui abbiamo avuto modo di parlare nella scorso capitolo di Eurotonfi, è condotta sullo scranno più alto della Bundesliga austriaca nel 1999/2000 da Kurt Jara, e vogliosa di riconfermarsi in patria e ben figurare in Europa riesce a mantenere intatta l’ossatura di squadra procacciandosi qualche utile rinforzo: dal LASK arriva Jürgen Panis, dal Maccabi Haifa Jerzy Brzęczek.

La stella dei Campioni d’Austria è, senza ombra di dubbio, Radosław Gilewicz: l’allora 29enne attaccante polacco atterra in Austria dopo 18 mesi a dir poco deludenti con la maglia del Karlsruhe. Arrivato in Tirolo nella sessione invernale del mercato del 1999 Gilewicz si rivela subito decisivo refertando 8 reti in 12 apparizioni nel suo primo semestre austriaco, che di fatto rappresenteranno le prove generali dei numeri che il polacco registrerà nella stagione successiva: Gilewicz mette a segno 18 reti chiudendo al quarto posto la classifica marcatori della Bundesliga austriaca, che aldilà della soddisfazione personale risultano decisive per il Tirol che centra il primo titolo nazionale della sua storia facendo proprio il testa a testa con lo Sturm Graz. Inutile a dirlo, è il numero 9 degli austriaci l’annunciato pericolo pubblico numero uno.

LA DOPPIA SFIDA
Al Tivoli di Innsbruck, il 14 settembre del 2000, come anticipato Fatih Terim è chiamato al battesimo sulla panchina della Fiorentina; per la prima alla guida della Viola il turco può farsi forte di alcuni senatori, come l’eroe di Euro 2000 Toldo tra i pali, Rui Costa ad illuminare la manovra ed Enrico Chiesa a cercare di far male agli austriaci.

A differenza della Fiorentina, fisiologicamente alla ricerca della propria identità e a secco di gara ufficiali, il Tirol Innsbruck di Kurt Jara ha nelle gambe 10 giornate di Bundesliga e 2 dei preliminari di Champions League potendo farsi forte, evidentemente, di un’altra marcia rispetto agli avversari di giornata. Consci di poter compensare il mismatch tecnico con un altro livello di preparazione atletica gli austriaci pigiano da subito il piede sull’acceleratore: tre minuti e Gilewicz sfugge per la prima volta a Pierini, mettendo dal fondo un pallone che in coordinazione precaria Mair spinge sulla traversa di Toldo. Usciti tutti interi dalla prima mezz’ora di gioco gli ospiti cercano comunque di rispondere alle offensive austriache e, paradossalmente, finiscono per pagarne le conseguenze: Marco Rossi cicca un pallone in area tirolese, ne parte un contropiede che con una Fiorentina già spaccata in due vede con facilità irrisoria Hörtnagl pescare il taglio di Gilewicz tra le maglie della difesa (schierata) della Viola con il polacco bravo a freddare Toldo con un destro a incrociare.

Il gol galvanizza gli austriaci, che a metà ripresa si portano su un insperato doppio vantaggio: è ancora lo scatenato Gilewicz a innescare un’azione nella quale Kirchler colpisce il palo e sugli sviluppi del gioco Adani impatta con il braccio largo un traversone inducendo Jorge Coraodo a concedere il penalty. Toldo, eroe dal dischetto qualche mese prima contro l’Olanda agli Europei, intuisce ma non sventa il raddoppio di Baur. Il 2-0 è un risultato pesantissimo, anche in vista del return-match: Terim corre ai ripari inserendo Lassissi e Mijatović per Amaral e Chiesa, ma a sorridere è ancora il Tirol con Gilewicz che si conferma un vero e proprio incubo per la difesa viola e in apertura di ripresa cala il tris in contropiede. In una serata a dir poco nefasta la Fiorentina ha il merito di trovare poco dopo il gol del 3-1 con Mijatović che fulmina Čerčesov da posizione defilata, e la fortuna di riuscire a limitare i danni: pochi gli squilli nell’ultimo scorcio di gara, con il gol dell’ex-Real Madrid che però autorizza la Fiorentina a mantenere vive le speranze di qualificazione in vista del ritorno al Franchi.

Due settimane dopo, in Toscana, la Fiorentina arriva al return-match avendo nel frattempo asfaltato 5-1 la Salernitana nell’andata degli Ottavi di Coppa Italia: tre i cambi nello Starting-XI per Terim per gara-2 con il Tirol, con Mijatović, Rossitto e Amoroso in luogo di Leandro, Bressan e Marco Rossi. Al Franchi sono oltre ventimila i fiorentini accorsi a spingere i ragazzi di Terim, ma la gara si mette subito in salita: Rossitto, nello spezzare la manovra tirolese, innesca inavvertitamente la ripartenza ospite con Scharrer che dal fondo pesca la testa dell’indisturbato Mair; 0-1 e Franchi attonito.

Storditi dal gancio subito a freddo i ragazzi di Terim, nonostante le difficoltà, mettono sul campo la voglia di rivalsa e al 25′ trovano la splendida punizione di Mijatović che si infila all’angolino della porta di Čerčesov riaccendendo l’entusiasmo di squadra e tifosi. Al riposo si va sull’1-1 e, nel secondo tempo, dovendo trovare due reti Terim getta nella mischia Leandro al posto di Amoroso conferendo ulteriore peso specifico all’attacco della Fiorentina che a ridosso dell’ora di gioco ribalta lo svantaggio grazie proprio al neo-entrato: Čerčesov risponde come può a un’incornata di Adani su corner, il più lesto sulla “seconda palla” è il brasiliano che porta la Fiorentina a un solo gol dalla rimonta. Mancherebbe ancora un’ora di gioco, ma il Tirol Innsbruck regge la pressione viola che suo malgrado non riesce a pungere nell’area avversaria. Se da una parte la voglia è tanta, dall’altra le energie cominciano a scarseggiare; al minuto 87 un banale errore di Di Livio in impostazione lancia il contropiede del Tirol e Gilewicz, ancora lui, chiude con il 2-2 la contesa spegnendo le residue speranze di rimonta della Fiorentina.

Fa festa il Tirol, con gli austriaci a esultare sotto lo spicchio del Franchi dedicato ai propri tifosi mentre i supporters della Fiorentina inveiscono contro Cecchi Gori dovendo digerire un’eliminazione resa ancora più amara dai sanguinosi errori della Viola che portano alle reti austriache a Firenze. Fatih Terim, che la Coppa UEFA l’aveva alzata al cielo pochi mesi prima, non poteva immaginare un inizio peggiore per la propria esperienza italiana.

…E POI?
L’Eurotonfo con il Tirol Innsbruck lascia strascichi non indifferenti in casa Viola, come certificano le parole a caldo di Cecchi Gori che asserisce come con Trapattoni una figuraccia del genere non sarebbe mai arrivata. L’esternazione non è affatto gradita a Terim, che risponde per le rime a Cecchi Gori rendendo pubblica la propria insoddisfazione per le mancate promesse di una società che, nel frattempo, comincia a risentire di forti difficoltà finanziarie.

Nonostante un contesto “non idilliaco” la Fiorentina di Terim esordisce vedendosi negata una prestigiosa vittoria al Tardini di Parma solamente da Amoruso che fa 2-2 su rigore in zona Cesarini; i toscani alternano inciampi incredibili (un punto in casa tra Bari e Perugia con gli umbri corsari 4-3) a grandi prestazioni (2-0 all’Inter, 3-3 a Torino con la Juve, 4-0 al Milan) e nonostante una discontinuità fatale per sognare l’alta classifica viaggiano a ridosso della zona Europa. Il rapporto Cecchi Gori-Terim, però, non decolla e con il passare dei mesi l’instabilità finanziaria del club spinge il tecnico turco ad annunciare con larghissimo anticipo (correva il 19 gennaio 2001, qualche giorno dopo il 4-0 roboante al Milan) il proprio addio alla Fiorentina al termine della stagione; è l’inizio della fine, perché arriverà una brutta striscia di 3 pareggi e 3 sconfitte in Campionato, con il 2-2 interno con il Brescia del febbraio del 2001 che lascia in dote un violentissimo confronto negli spogliatoi con Cecchi Gori e Terim che, a detta del turco, quasi arrivano allo scontro fisico.

É, inevitabilmente, la pietra tombale sull’esperienza toscana di Terim: di lì a poco il turco (anche accusato di essersi già accordato con il Milan nella stagione successiva) si dimette da allenatore della Fiorentina, seguito a ruota dal DG Gianfranco Antognoni. A Firenze arriva Roberto Mancini, che condurrà nelle ultime 12 giornate la Fiorentina al 9/o posto finale e alla qualificazione alla Coppa UEFA dell’anno successivo grazie alla vittoria in Coppa Italia sul Parma; sarà, quest’ultimo, l’ultimo acuto della presidenza Cecchi Gori. Nell’estate del 2001 arriva l‘istanza di fallimento, e le cessioni di Rui Costa e Toldo divenute obbligatorie per iscriversi a un Campionato che la Fiorentina, ormai allo sbando, chiuderà 17/a retrocedendo in Serie B; al Campionato cadetto la Viola non partecipa, in quanto inevitabile si concretizza il fallimento che vedrà morire la Fiorentina e nascere la Florentia Viola, che riuscirà negli anni a riportare Firenze al centro del panorama calcistico italiano.

Il Tirol Innsbruck, invece, si arena al turno di Coppa UEFA successivo: gli austriaci, pur privi di Gilewicz espulso nel return-match di Firenze, piegano 1-0 lo Stoccarda tra le mura amiche ma cadono 3-1 in Germania e debbono salutare loro malgrado la competizione. Curiosamente, Tirol e Fiorentina si affronteranno anche nella stagione 2001/2002 e, questa volta, sarà la Fiorentina a sorridere: i Viola vincono 2-0 a Firenze e centrano al ritorno un 2-2 questa volta ben accetto. Il Tirol Innsbruck vincerà comunque altri due titoli d’Austria consecutivi ma, ironia della sorte, come la Fiorentina andrà in contro (nel 2002) a una pesante difficoltà finanziaria che sfocerà nel fallimento del club.

Prematura e del tutto inattesa, l’eliminazione delle Fiorentina arriva in un Primo Turno nel quale il resto del contingente italiano (Inter, Roma, Parma e Udinese) supera il proprio ostacolo in un barrage che vede comunque un paio di eliminazioni sorprendenti come quelle del Chelsea con gli svizzeri del San Gallo e del Benfica per mano degli svedesi dell’Halmstad.

Il contingente nostrano perde nel turno successivo l’Udinese, travolta 3-0 a Salonicco dal PAOK dopo l’1-0 casalingo, mentre per le altre rappresentanti tricolore il percorso si conclude ancora una volta agli Ottavi: il Parma sbatte sul PSV Eindhoven (il 3-2 del Tardini premia gli olandesi dopo l’1-2 di Eindhoven), l’Inter sulla matricola Deportivo Alavés (di Contra e Javi Moreno) capace di arrivare fino alla Finale con il Liverpool vinta 5-4 dagli inglesi grazie al “golden autogol” di Geli. Liverpool che, agli Ottavi, supera la Roma grazie a un meraviglioso Michael Owen (vincitore del Pallone d’Oro nel dicembre 2001 grazie alla straordinaria annata 2000/2001); all’Olimpico il Golden Boy sigla una splendida doppietta, mentre ad Anfield sbaglia un rigore in una partita vinta dai giallorossi con un gol di Guigou in una partita in cui tantissimo fece discutere il rigore prima concesso e poi revocato alla Roma dall’arbitro Garcia Aranda.