Viktor Ponedelnik (1937-2020): il primo eroe degli Europei
Il 2020 continua a rapire al calcio grandi interpreti che ne hanno scritto la storia. Ieri è scomparso all’età di 83 anni Viktor Ponedelnik, attaccante dell’Unione Sovietica vincitrice della prima edizione del Campionato Europeo per Nazioni nel 1960: un suo gol decise l’atto finale contro la fortissima Jugoslavia.
L’ultimo baluardo
Se n’è andato anche l’ultimo vincitore del primo Europeo, conquistato dall’Unione Sovietica nel 1960. Dopo la scomparsa di Anatoli Krutikov, avvenuta un anno fa, era rimasto in vita il solo Viktor Ponedelnik. Ovvero, colui che segnò il gol decisivo nella finale contro la Jugoslavia. Ponedelnik aveva 83 anni e si è spento a Mosca: l’annuncio è stato dato dalla figlia Anastasia su Facebook.
La “sua” Rostov
Viktor Vladimirovich Ponedelnik – cognome che in italiano corrisponde a “lunedì” – nasce a Rostov-sul-Don il 22 maggio 1937. Figlio di un giornalista e di un’infermiera militare, scopre il calcio giovanissimo nella sua città natale, prima con il Burevestnik a livello amatoriale e poi come cadetto nella scuola militare. Attaccante, inizia a giocare a certi livelli non ancora ventenne nell’attuale FC Rostov, che allora si chiamava Torpedo/Rostselmash. 31 gol in due stagioni lo mettono subito sotto i riflettori: passa allo SKA, restando sempre a Rostov, debuttando in massima serie.
L’anno della consacrazione
Il 1960 è il suo anno d’oro, quello che gli frutterà fama internazionale e i maggiori successi della carriera. Debutta in Nazionale il 19 maggio contro la Polonia (7-1, con una sua tripletta) e partecipa alla fase finale del primo Europeo della storia, ancora accessibile a sole quattro squadre. In semifinale realizza un gol nel 3-0 alla Cecoslovacchia, al mitico Schrojf. Il 10 luglio decide al minuto 113 la finalissima contro la Jugoslavia, diventando un autentico eroe nazionale e portandosi a casa il titolo di capocannoniere ex-aequo.
Una breve parabola
Nel 1961 passa al CSKA Mosca, dove tuttavia non scende mai in campo. Negli anni a venire resterà un punto di forza dello SKA Rostov e dell’URSS, disputando 29 partite con ben 20 reti all’attivo, fino al 1966. Nel frattempo prende parte al Mondiale cileno (altre due marcature contro Jugoslavia e Colombia) e perde la finale continentale bis nel ’64. La sua parabola ha già imboccato però la fase discendente. Va in doppia cifra in due occasioni in campionato – 13 reti nel 1963 e 10 nel 1964 – tuttavia le sue apparizioni vanno diradandosi. L’ultima avventura allo Spartak Mosca non lascerà tracce degne di nota, quando già ha accusato problemi fisici – i postumi di un’appendicectomia – e di peso. Si ritira ad appena 29 anni.
Giornalismo e gloria
In seguito Ponedelnik lavora come allenatore, brevemente, al Rostselmash. Poi giornalista ed editore del noto settimanale Football, seguendo le orme del padre. Ha pubblicato quattro libri, di argomento calcistico e biografico, di buon successo. Nel 2015 viene svelato un monumento che lo raffigura con in mano la Coppa Henri Delaunay, vinta nel 1960, all’interno del “suo” ex stadio a Rostov che gli ha conferito la cittadinanza onoraria.