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Pallone in Soffitta – L’appuntamento di Lamberto Piovanelli

All’alba degli anni Novanta, si mise in mostra un bravo centravanti del nostro calcio. Lamberto Piovanelli toccò il cielo con un dito per poi ruzzolare giù in un battito di ciglia: storia di un pomeriggio romano e di un campione mancato.

Salto in alto

Anche se tocchi il cielo con un dito e la curva della tua vita sembra aver preso la traiettoria giusta, un attimo può bastare per cambiare tutto. Proprio ciò che è accaduto a Lamberto Piovanelli, attaccante toscano che è rimasto appeso tra il nerazzurro e il bianconero, senza potersi più scuotere dal proprio incubo. Ma andiamo con ordine. Chi è il protagonista di questa storia? Lamberto Piovanelli nasce a Firenze il 26 giugno 1964. Centravanti dal fisico longilineo cresciuto nel Castelfiorentino, qui debutta in Interregionale nel 1983. 20 reti in due annate (equamente ripartite) attirano l’attenzione dell’Atalanta, che gli consente un clamoroso grande salto direttamente in A. 8 presenze per lui, più altre 5 in Coppa Italia.

La chiamata di Anconetani

La svolta della sua carriera avviene nell’ottobre 1986, quando il leggendario presidente del Pisa – nonché gran masticatore di calcio – Romeo Anconetani decide di portarlo in nerazzurro. A Bergamo non trovava più spazio e così il giovane centravanti ritorna a respirare l’aria della sua Toscana. 9 reti aiutano i nerazzurri a ritornare in Serie A, categoria dove Piovanelli non riesce tuttavia ad incidere granché: appena 5 gol in due campionati e nuova retrocessione. Quando il fiorentino sembra condannato a una carriera senza infamia né lode, ecco l’esplosione. Nella stagione 1989-90 butta dentro 18 palloni, fondamentali alla seconda promozione nella massima categoria con il Pisa. Lamberto è il secondo miglior marcatore cadetto, insieme all’anconetano Ciocci e dietro al solo Silenzi (Reggiana).

Il cielo con un dito

Si tratta di un momento decisivo nella carriera di Lamberto Piovanelli: riuscirà stavolta a mantenere le promesse anche in Serie A? Ha 26 anni, sa che non può più permettersi di perdere questo treno. E sembra riuscirci, contro ogni più rosea previsione. Un Pisa arrembante, guidato da Mircea Lucescu alla prima esperienza nel calcio italiano; i giovani argentini Diego Simeone e José Chamot vogliosi di affermarsi; una coppia d’attacco che ingrana benissimo formata da Piovanelli e Michele Padovano. Dopo 13 giornate, Piovanelli è capocannoniere del campionato con 8 gol insieme a Matthäus e Melli. Il Pisa ha appena vinto in casa contro il Torino, 2-0 firmato da Padovano-Piovanelli. Il campionato si ferma, per un impegno della Nazionale e il Natale imminente. Il ct Azeglio Vicini convoca il centravanti del Pisa per la gara contro Cipro, valida per le qualificazione a Euro ’92. Il 22 dicembre, a Limassol, tuttavia resta in panchina. Ad ogni modo, Lamberto Piovanelli è destinato a passare da un Natale dolcissimo a un Capodanno intriso di amarezza e dolore.

La caduta infinita

La Lazio ospita il Pisa all’Olimpico, è il 30 dicembre 1990. I toscani indossano la divisa rossa, Piovanelli – diventato uno degli attaccanti italiani più ammirati del momento – ha la fascia da capitano al braccio e il numero 11 sulla schiena. Dopo 8 minuti, si consuma il dramma. In un contrasto non violento ma comunque ruvido, viene colpito alla gamba destra dal tackle del laziale Domini. Il bomber viene trasportato via dal campo in barella e prontamente soccorso, l’infortunio sembra subito grave. La diagnosi non lascia scampo: frattura incompleta della tibia. Piovanelli esce di scena nel suo momento migliore, senza il suo apporto il Pisa retrocede. Nonostante l’infortunio e una ricaduta, la Juventus sembra voler puntare su di lui e lo ingaggia a fine stagione, pagandolo ben 4 miliardi ai toscani per la gioia di Anconetani. Non giocherà mai con la maglia bianconera in gare ufficiali, per gli strascichi della frattura. “Da un giorno all’altro mi sono ritrovato su un lettino con una gamba rotta e tanti sogni spezzati. Ho cercato di reagire, la Juve mi ha aiutato molto“. E ancora: “Boniperti, da poco ritornato in società, voleva acquistare Ravanelli e mi incentivò affinché andassi via da Torino. Trapattoni inizialmente desiderava tenermi, ma alla fine si adeguò alla linea dettata dall’alto” (come ha affermato Piovanelli pochi giorni fa a tuttomercatoweb). Lamberto va a novembre all’Atalanta, poi al Verona e infine al Perugia – dove segna 9 reti in 18 presenze – prima di chiudere tra gli scaligeri nel 1995. Si ritira.

Pane e vino

Lasciato il suo ambiente – “Non amo il mondo del calcio, quello professionistico, per quanto mi abbia dato tanto mi ha levato anche tanto: non era più il mio mondo, quello che mi affascinava da bambino quando il mio babbo mi portava allo stadio a vedere la Fiorentina del mio idolo Antognoni” – Piovanelli è stato titolare di un negozio di articoli sportivi, allenatore a livello giovanile e commentatore televisivo per un’emittente pisana. Nella città in cui ha vissuto gli anni migliori da calciatore si è stabilito e ha aperto nei mesi scorsi una bottega di generi alimentari e prodotti da forno, che porta il suo nome: “Pane e vino dal Piova”.