Attuale ala dei Brooklyn Nets, Kevin Durant è un cestista statunitense noto ai più anche per le sue iniziative umanitarie. Con alle spalle la medaglia d’oro con la nazionale ai Mondiali in Turchia nel 2010, alle Olimpiadi di Londra del 2012 e di Rio de Janeiro nel 2016, è considerato uno dei migliori giocatori della storia del basket. Abbonato al titolo di MVP (Most Valuable Player), anche quest’anno i rumors lo vogliono vincitore.
Classe ’88, Kevin Durant fa i suoi primi rimbalzi per la University of Texas di Austin, nella stagione 2006-2007. L’anno seguente punta dritto alla NBA e viene selezionato come seconda scelta a Greg Oden nel Draft NBA dai Seattle SuperSonics. Rookie of the Year Award, l’anno seguente inizia il fruttuoso e lungo sodalizio con Oklahoma City Thunder.
Per tre stagioni consecutive Durant si afferma come il miglior realizzatore della Lega, arrivando secondo nella classifica MVP, dietro all’icona LeBron James. Il 6 maggio 2014 viene eletto MVP per la prima volta e, alla scadenza del contratto, si sposta ai Golden State Warriors. Con loro raccoglie trionfi, vince ben due titoli NBA e altrettanti di MVP delle Finals.
Nella stagione 2018-2019 avviene lo stop. La rottura del tendine d’Achille in gara 5 delle semifinali contro gli Houston Rockets lo costringe a una pausa. Nella off-season decide di passare ai Brooklyn Nets indossando la maglia numero 7 e abbandonando il leggendario 35, scelto in onore del suo allenatore Charles Craig, assassinato a 35 anni.
Filantropo instancabile, Kevin Durant è molto attivo nel campo della beneficenza. Numerosi i playground costruiti a sue spese in giro negli Stati Uniti D’America e tantissime anche le donazioni. Di recente, l’atleta ha destinato ben 10 milioni di dollari alle scuole del Maryland, per sostenere i giovani del luogo in cui è cresciuto.
La Kevin Durant Charity è una fondazione benefica rivolta ai ragazzi, con l’intento primario di sostenere programmi di studio, sussidi e borse di merito per giovani in età scolare e inseriti all’interno di contesti sociali disagiati e problematici. L’ala dei Brooklyn Nets è un fratello maggiore, sempre pronto ad aiutare gli altri, con la speranza di strappare i giovani da situazioni di difficoltà e a rischio di criminalità.
L’atleta si dedica alle fasce più deboli a 360°. Kevin Durant è infatti anche tra i produttori del documentario sportivo Q Ball, distribuito da Fox Sports Films e scritto e diretto da Michael Tolajian. Il docufilm racconta la storia della squadra di pallacanestro della prigione californiana di San Quentin, a nord di San Francisco, in cui il basket è lo strumento di riscatto e di riabilitazione personale per alcuni detenuti.
Articolato in tre parti, Q Ball è un percorso catartico ed educativo di reinserimento sociale che cerca di dare una possibilità a chi è a rischio di emarginazione. Ogni sezione è dedicata ad approfondire un aspetto della vita dei protagonisti, raccontando le loro storie alternate alle testimonianze dei cari e dei parenti delle vittime. Lo spettatore è di fronte alla nuda verità, senza sconti e riserve.
Il primo capitolo è incentrato sul ruolo che il basket riveste all’interno della prigione. Grazie alla competizione sportiva, i detenuti imparano a conoscere meglio se stessi e a compiere un cammino di rieducazione. Nel rettangolo di gioco di San Quentin, i protagonisti sono liberi, senza pregiudizi e condanne. La seconda parte, intitolata “Commetti un crimine, devi pagare”, non lascia scampo a equivoci, sottolineando quanto sia giusto essere puniti per le proprie colpe.
La punizione sterile, però, non educa. È altrettanto legittima e necessaria una rinascita, che non consenta ai detenuti di reiterare il reato. Il capitolo finale pone un focus sul personaggio di Harry. Dopo aver compiuto il percorso di espiazione e ottenuta la libertà, il giovane “ATL” ha oggi un volto più maturo e cosciente, è un modello da seguire, un uomo cui è stata offerta una possibilità e che ha imparato dai propri errori, senza avere intenzione di ripeterli.