Tennisti agli albori #3 – Justine Henin
Venti grandi campioni del tennis, di oggi e del passato: tutti sappiamo chi sono e cosa hanno vinto, ma agli albori delle loro carriere per cosa si contraddistinguevano e quali erano i loro aneddoti più particolari? Oggi la protagonista di questa nostra rubrica che ripercorre la giovane età di questi predestinati è Justine Henin.
Justine nasce in Belgio nel 1982 da una famiglia abbiente; la madre, fanatica del tennis, la portava ogni anno a Parigi per assistere al Roland Garros e a dieci anni, un giorno sugli spalti del Philippe Chatrier le promise: “Un giorno mi vedrai vincere su questo campo”. Fin dall’infanzia però la vita di Justine è stata segnata da dolore, conflitti, diffidenza e separazioni.
La sua vita era stressante e complicata, e il suo volto non mentiva. Ecco perché essere nata in Belgio è una delle cose migliori che sia capitata a Henin. Dopo pochi anni nella scuola più prestigiosa del suo paese, diviene la punta di diamante del movimento tennistico belga, ma deve fare i conti con una rivale che le contenderà le vittorie durante tutta la carriera: la connazionale Kim Clijsters.
Kim è solare ed espansiva, l’opposto di Henin, e la batte sempre: proprio queste sconfitte (contro una ragazza comunque più vecchia di un anno, più alta e più formata fisicamente) non fanno altro che formare il carattere di Justine. Si aggrappa al tennis anche perché durante l’adolescenza perde la madre e con il padre il rapporto è conflittuale: la sua famiglia diviene così Carlos Rodriguez, il suo nuovo allenatore.
La particolarità del suo gioco è il rovescio a una mano, sempre più raro soprattutto nel tennis femminile; anche questo fu un modo per contrastare la sua fragilità, differenziandosi dalla massa per schiacciare le avversarie. Non riuscì mai a farsi amare nemmeno dal pubblico macchiando di malinconia anche le vittorie.
La giovane tennista che vinse l’ossessione della promessa fatta alla madre: Justine Henin è stata talento puro intriso di genialità nonostante le mille avversità che la vita le ha messo di fronte. Sorridere, senza mai ridere veramente: è questa la sintesi del suo carattere cupo, ma vincente.
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