Venti grandi campioni del tennis, di oggi e del passato: tutti sappiamo chi sono e cosa hanno vinto, ma agli albori delle loro carriere per cosa si contraddistinguevano e quali erano i loro aneddoti più particolari? Oggi il protagonista di questa nostra rubrica che ripercorre la giovane età di questi predestinati è Ivan Lendl.
Nato a Ostrava, Repubblica Ceca, nel 1960 fu iniziato al tennis fin da bambino avendo due genitori insegnanti di questo sport. La madre in particolare fu numero due del ranking nazionale e sviluppò nel figlio la sua stessa passione: ogni giorno mamma Olga lo piazza sulla riga di fondo campo e da lì, fosse per Ivan, non si schioderebbe mai; nel 1974, a quattordici anni, Ivan riuscì addirittura a batterla in una partita vera e propria. “Da bambino giocavo sempre contro il muro, ma non mi divertivo. Perché contro il muro nessuno può vincere” confidò poi durante la sua carriera.
Lendl abbandonò la Cecoslovacchia comunista a 21 anni per trasferirsi negli Stati Uniti dove ottenne anche la cittadinanza ufficiale nel 1992. Nonostante una maggior libertà e un’ampiezza di veduta futuristica, anche oltreoceano Lendl continuava a non amare la vita sociale: era sempre scontroso e la sua determinazione a volte gli portava uno spirito competitivo troppo forte fuori dal campo tanto che non fu una persona facile da capire nemmeno per le persone che gli stavano accanto. Tanto competitivo fuori dal campo, quanto di fronte ad un avversario: il ceco non lasciava niente al caso e curava ogni dettaglio degli allenamenti, dall’aspetto fisico a quello mentale passando per la precisione dei colpi.
Durante tutta la sua carriera fu un personaggio più odiato che amato, un’etichetta assolutamente immeritata per uno ossessionato dalla vittoria: d’altronde nello sport chi vince è sempre il più temuto e Lendl lo era. Il boemo fu il pioniere di molte usanze “moderne”: fu il primo giocatore infatti ad introdurre il cambio di racchetta ad ogni cambio di palle per aver la miglior incordatura possibile. Iconico divenne anche il suo rituale prima di ogni servizio: scelta delle palle, pulitura della suola con la racchetta su terra battuta, asciugata dl sudore con il polsino, sguardo tenebroso al rivale e via al lancio di palla. Oggi praticamente tutti i tennisti si rispecchiano in questo modello.
Sempre alla ricerca di una nuova sfida da vincere: è questa la metafora della vita e della carriera di Ivan Lendl, uno dei tennisti più metodici della storia.
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