Obodo ma non solo: così i calciatori in Nigeria sono diventati il nuovo bersaglio dei rapitori
Ha creato piuttosto scalpore, facendo addirittura il giro per il mondo, la notizia dell’esperienza vissuta in questi giorni da una vecchia conoscenza del nostro campionato, Christian Obodo. Per la seconda volta in pochi anni, l’ex centrocampista di Perugia, Lecce e Fiorentina è stato vittima di un rapimento nella “sua” Nigeria, durato qualche ora e finalizzato a ottenere quanti più oggetti di valore e denaro possibile. Un’esperienza traumatica, soprattutto perché sommata a quella avvenuta nel 2012 e che ora fa sentire l’ex calciatore in grave pericolo persino nella propria patria.
“È triste dire che non mi sento più al sicuro. Anche soltanto per parcheggiare su una strada per prendere una mela e l’anguria, corro il rischio di essere sequestrato. Immagina di percorrere una strada dove sei totalmente solo. Deve essere ancora fatto molto in termini di sicurezza in tutto il Paese per far sentire tranquilli i cittadini. Avrò perso soldi e cose che questi possono comprare, ma ora ho paura che un giorno potrei morire per mano di persone armate che potrebbero uccidermi perché non hanno ottenuto tutto ciò che volevano”, ha rivelato alla BBC.
Class with Expertise is Professionalism.
Class without Expertise is Celebrity 🤭🙈😍 pic.twitter.com/ozBNIPkJSp— Christian Obodo 🇮🇹🇳🇬 (@obodo_5) September 27, 2020
Ma la storia di Obodo non è affatto un caso isolato. I rapimenti, spesso rivolto verso chi lavora in ambito petrolifero, i ricchi e i famosi, sono una triste ricorrenza in Nigeria, ma negli ultimi anni si è registrata una tendenza piuttosto evidente: i calciatori e le loro famiglie sono sempre più nel mirino dei criminali.
Già nel 2007, il difensore Onyekachi Apam venne rapito da uomini armati, prima di essere privato della sua macchina, mentre un anno dopo il fratello più grande del difensore dell’Everton Yobo venne catturato nella base petrolifera di Port Harcourt per essere rilasciato 10 giorni dopo. Il padre dell’ex Chelsea John Obi Mikel è stato rapito addirittura due volte in appena sette anni, prima di essere liberato con il pagamento di 27,5 mila dollari, mentre nel marzo dello scorso anno è toccato alla madre di Samuel Kalu una sparizione durata sei giorni. Ma sono storie che hanno riguardato anche calciatori minori, come Dayo Ojo e Benjamin Iluyomade, entrambi rapiti lo scorso marzo e poi liberati sotto riscatto.
Nel corridoio Lagos-Ibadan, ad Abuja e Port Harcourt, zone tra le più sviluppate del Paese, ma anche nella stessa Warri dove è stato catturato Obodo (uno dei principali centri portuali del Paese, situato a breve distanza dal delta del Niger), il rischio di essere rapiti è una delle maggiori minacce alla sicurezza della zona. Atti criminali molto più immediati rispetto ai massacri di Boko Haram nel lontano Nord-Est o delle battaglie tra agricoltori e pastori per il possesso di terre e risorse idriche, ma che restano una risorsa economica straordinariamente ricca.
Nelle zone ricche di petrolio, i rapimenti sono stati spesso visti come manifestazione di una crescente rivolta verso il modo in cui vengono distribuiti i ricchi guadagni. La Nigeria, d’altro canto, è un Paese noto per le sue enormi disparità sociali ed economiche, caratterizzate da una divisione tra i centri cittadini, con le enormi ricchezze dei pochi ricchi, e le periferie, dove la popolazione vive in condizioni di grande miseria. Inevitabilmente, anche i personaggi famosi e ricchi sono diventati un bersaglio di questi rapitori, che sfruttano i sequestri per ottenere importanti risarcimenti.
Attenzione, però, a pensare che sia un fenomeno che tocca direttamente solo i “potenti” della società. Secondo un report della SB Morgen, un’agenzia nigeriana, nel tempo il bacino delle vittime potenziali si è allargato, coinvolgendo un numero sempre maggiore di fasce sociali. Oggi le vittime finiscono per essere anche poveri abitanti di villaggi e qui i problemi diventano ben più seri: pagare un riscatto diventa difficile in condizioni economiche disperate e i sequestrati finiscono per essere uccisi con maggior probabilità. Storie drammatiche, a smentire chi continua a pensare alla Nigeria come un Paese fiorente, ricco e sviluppato.
Ma secondo i dati, tra il 2011 e il 2020 sono stati pagati più di 18 milioni di dollari in riscatti, di cui 11 sono stati pagati negli ultimi 4 anni, segnando una notevole accelerazione del fenomeno, diventato a tutti gli effetti un business. E con il crollo dei prezzi del petrolio, la crisi dovuta all’emergenza sanitaria e l’uscita di un numero crescente di persone dal mondo del lavoro, in tutta la Nigeria si teme ora un’impennata di casi, creando così ulteriore instabilità. Con il rischio che quella di Obodo possa diventare soltanto una delle tante, troppe vicende drammatiche di rapimenti di cittadini.