Gran Premio di Turchia, 14/a tappa del Mondiale di Formula 1 2020. Analizziamo quanto accaduto sul circuito di Istanbul con la nostra monoposto fornita di un cambio vintage ma potente a 7 marce.
Viaggia in 7/a marcia, Lewis Hamilton – In una gara “pazza” come questa turca, visto che Bottas era inesorabilmente retrocesso nelle ultime posizioni della graduatoria dopo la carambola con le Renault in partenza, avrebbe potuto decidere di accontentarsi per conquistare solo un piazzamento che comunque gli avrebbe regalato il suo settimo titolo mondiale. Ma uno che raggiunge Micheal Schumacher sull’Olimpo, non poteva certo farlo in maniera così banale. Supportato da una pista che andava ad asciugarsi e da una Mercedes che finalmente aveva trovato l’aderenza giusta, mentre tutti erano costretti al secondo cambio gomme, Hamilton decideva di proseguire e di piazzare giri veloci con intermedie oramai ridotte a slick. E, baciato anche dalla fortuna che non ha visto scendere giù la pioggia nel finale, riesce a laurearsi Campione del Mondo per la settima volta alla maniera dei grandissimi: vincendo in condizioni proibitive. Ha anche la macchina più forte, ed è vero. Ma ridurre a questo fattore il dominio di Hamilton appare davvero ingeneroso nei confronti del fuoriclasse britannico.
Viaggia in 6/a marcia, Sergio Pérez – I maligni già avevano intravisto, in quel primo pit stop lungo, una strategia da parte della Racing Point di favorire Stroll, che ha l’ingombrante status di essere il figlio del patron della scuderia. Il messicano non si è scomposto e, mentre Stroll rientrava ai box una seconda volta per poi naufragare, ha deciso saggiamente di rimanere in pista, imitando Hamilton. Anche qui, audaces fortuna iuvat. Rischia di perdere il podio all’ultimo giro, ma Leclerc commette un errore e gli ri-spalanca le porte per un meritatissimo secondo posto.
Viaggia in 5/a marcia, la Ferrari – Finalmente abbiamo la prova che a Maranello sanno ancora come si lavora. Quando si azzeccano le strategie giuste e, per una serie di fattori, le differenze tecniche tra le monoposto vengono abbattute e quindi tocca al puro talento dei piloti, la Rossa c’è. Prova ne è la magnifica partenza di Vettel e la straordinaria rimonta, a suon di giri veloci, di Leclerc dal centro della graduatoria. Peccato per l’errore del monegasco all’ultimo giro, che impediscono la doppietta di podi dietro Hamilton. Alla fine, Vettel terzo e Leclerc quarto, per complessivi 27 punti che fanno clamorosamente re-inserire la Ferrari in una lotta per il terzo posto nel Mondiale Costruttori che sembrava essere pura utopia poche settimane fa.
Viaggia in 4/a marcia, la McLaren – La scuderia di Woking è l’unica di quelle impegnate nella competizione per il podio mondiale a limitare i danni dal ritorno Ferrari con il quinto posto di Sainz e l’ottavo di Norris. Una competizione che mette un po’ di pepe alle ultime tre sfide iridate.
Viaggia in 3/a marcia, Lance Stroll – Vive un sogno per metà gara, condotta in testa dopo la straordinaria pole position del sabato. Vive un incubo per l’altra metà, che lo vede scivolare in classifica a causa del treno di gomme intermedie, montate alla seconda sosta, che proprio non si sono decise a entrare in temperatura. Purtroppo per il canadese, la metà gara da sogno è stata la prima, quella da incubo è la seconda. Ed è questa che fa classifica, con il nono posto finale.
Viaggia in 2/a marcia, Max Verstappen – Nel giorno del settimo trionfo iridato di Hamilton, dimostra ancora una volta che gli manca quel “quid” per poter lottare pienamente per il titolo. E questo “quid” si chiama freddezza. L’olandese tende a farsi prendere dalla fretta e lo fa sia il sabato, quando manca una pole position che sembrava oramai scritta per un suo errore, sia la domenica, quando si pianta in partenza e, nella foga di recuperare, va in testacoda per ben tre volte. Un aspetto mentale sul quale dovrà ancora lavorare.
Viaggia in 1/a marcia, Valtteri Bottas – Come nel 2019, aveva illuso tutti vincendo la prima gara stagionale. Ma niente da fare. Bottas rimane un buon pilota, ma quando hai a che fare nello stesso box con un fuoriclasse di questo sport come Lewis Hamilton, essere buon pilota non basta. O sei un altrettanto fuoriclasse (ossia, il Rosberg 2016), oppure sei destinato eternamente a far da spalla e da comprimario. Il doppiaggio subito da Hamilton ieri ha simboleggiato pienamente questa situazione.