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Rooney, Given e Rosenior: tre storici della Premier League alla guida del Derby County. In attesa dello sceicco

È terminata in serata l’avventura di Phillip Cocu al Derby County dopo poco più di un anno in carica. Un addio inevitabile, vista la disperata situazione dei Rams, ultimi in classifica in Championship con appena 6 punti e una vittoria conquistati in 11 gare, e ben lontani dagli obiettivi sperati a inizio stagione. L’olandese, tra l’altro in questo momento in isolamento dopo essere entrato in contatto con il chief executive Stephen Pearce risultato positivo al Coronavirus, era stato scelto nell’estate del 2019 per assumere l’eredità lasciata da Frank Lampard, passato intanto al Chelsea. La dirigenza sapeva di aver puntato su un nome prestigioso, non soltanto per la sua carriera da calciatore: Cocu, infatti, aveva nel curriculum un ruolo da vice della Nazionale, 5 anni alla guida del PSV Eindhoven (con 6 trofei vinti) e una breve parentesi al Fenerbahce, pur conclusa con un esonero. Agli occhi di dirigenti e tifosi del Derby County, era potenzialmente il nome giusto per ridare prestigio al club dopo anni complicati.

L’olandese, però, non è riuscito a rispettare le aspettative e già lo scorso anno il risultato finale è stato tutt’altro che soddisfacente: il Derby County ha chiuso la stagione con un anonimo decimo posto, ben lontano dall’impresa sfiorata l’anno prima, con la promozione in Premier League mancata soltanto nella finale dei playoff contro l’Aston Villa. E tutto ciò nonostante l’arrivo a Pride Park, nel mercato di gennaio, di un vero e proprio colpo di mercato: l’arrivo di Wayne Rooney nel ruolo di giocatore/allenatore, dopo aver chiuso con l’esperienza risanatrice con il DC United. Per quello che aveva fatto vedere negli Stati Uniti, l’ex Everton e Manchester United sembrava tornare in patria da giocatore rinato, nonostante i 35 anni da compiere, e al Derby County tutti erano convinti che un giocatore di quel calibro in Championship avrebbe dominato senza troppi problemi.

I numeri ottenuti da Rooney (7 gol e 3 assist in 33 presenze) non rendono sufficientemente l’idea della sua importanza nel Derby County. Pur non avendo più la freschezza di un tempo, l’attaccante classe ’85 è diventato il leader dentro e fuori dal campo, mettendosi a totale disposizione della squadra. Anche a costo, come accaduto negli ultimi mesi, di finire a giocare quasi da mediano. Una trasformazione tattica che, in realtà, non sorprende troppo gli addetti ai lavori: erano anni che Rooney aveva cominciato a mostrare una notevole duttilità, finendo per ricoprire numerosi ruoli in campo, a seconda delle esigenze e in linea anche con la sua condizione fisica non più ottimale.

In questo inizio di stagione, però, nemmeno lui ha potuto cambiare il corso della storia. I Rams hanno cominciato a marciare a ritmi ben peggiori dello scorso anno e l’unica vittoria, per quanto prestigiosa, è arrivata contro il Norwich City grazie a una prodezza da punizione proprio di Rooney agli sgoccioli della partita. Poi, però, il vuoto e il crollo in classifica. Era inevitabile che il primo a pagare sarebbe stato Cocu, ormai incapace di rialzare la propria squadra. E così, da lunedì, il Derby County si ritroverà a essere diretto da una squadra di allenatori fatta di nomi prestigiosi, di calciatori che hanno fatto la storia della Premier League: oltre a Justin Walker, i Rams saranno temporaneamente diretti proprio da Rooney, dall’ex portiere irlandese Shay Given e l’ex difensore Liam Rosenior. Nomi che dicono certamente qualcosa a chi ha seguito la Premier League tra la fine degli anni Novanta e i primi due decenni del Duemila.

Il quartetto comincerà a dirigere la squadra in vista della delicata sfida contro il Bristol City, ma sarà probabilmente una scelta temporanea. Al Derby County arriverà quasi sicuramente un nuovo allenatore. Ma ben prima, arriverà una nuova, promettente dirigenza: quella del consorzio Derventio Holdings di Abu Dhabi, guidata dallo sceicco Sheikh Khaled Bin Saquer Zayed Al Nayhan, cugino dello sceicco Mansour proprietario del Manchester City. Un affare che dovrebbe aggirarsi attorno ai 60 milioni di sterline. In realtà, non è noto il suo patrimonio, ma quello della sua famiglia si aggira attorno ai 150 miliardi di dollari, oltre a essere a capo di un gruppo che si occupa di energia, industria, commercio, tecnologia e servizi finanziari. Qualche anno fa aveva persino pensato di comprare il Liverpool, ma poi l’affare è saltato. E ora si ritrova a investire in un club in crisi, soprattutto sportiva, e provare a trasformarlo in un nuovo mostro calcistico. Il che, probabilmente, sarà molto meno romantico del rivedere eventualmente uniti, anche se in panchina, un trio come quello composto da Rooney, Given e Rosenior.