Strano il calcio, eh? In undici mesi, Iachini ha preso il posto di Montella, si è meritato sul campo la conferma, poi comincia il nuovo anno e si è fatto esonerare. Lui, il primo allenatore saltato in Serie A, caduto sì per i risultati, soprattutto per prestazioni non esaltanti, e quanto affascina il ritorno di Prandelli sulla panchina della Fiorentina. Porta non solo esperienza, ma entusiasmo: Firenze riabbraccia un mister vestito di viola, chiamato a rielaborare in chiave moderna il suo stile, perché il calcio è complesso e sempre in divenire.
In attesa poi di capire se ci saranno possibilità a breve per Sarri e Allegri, ai box perché panchine tutte piene, attenzione che si sposta su chi sta faticando più del dovuto di questi tempi: due nomi su tutti, Conte e Pirlo. Che hanno i loro grattacapi, perché lato Inter c’è un gioco che non convince, una gestione calciatori che fa parlare, vedi Eriksen, uno che ha un talento pazzesco ma che scalda panchine a San Siro, e i numeri non sono buoni: nerazzurri lontani dalla vetta, 12 punti in 7 gare sono un bottino eccessivamente esiguo, probabilmente “tendente al positivo” solo per la montagna di soldi d’ingaggio che fa pensare, e ripensare, e dubitare, presidenza e dirigenza riguardo alla possibile, remota, idea di cambio in panchina.
Simile ma diversa, la situazione del maestro in campo – quando giocava – Andrea Pirlo, ora allievo, forse anche di se stesso, come se volesse trasformare le conoscenze che ha, da campione del mondo di calcio, in maestrìa, da manager. Subito Juventus per lui, cose che noi comuni mortali potremmo fare, male, a Football Manager. Invece, questa è realtà, Juve che ansima, tenuta a galla da Ronaldo che è un altro Benjamin Button, vecchietto tutto forza, testa, sostanza e qualità.
E a proposito di over, Pedro e Mkhitaryan, che bellezza questa Roma che aspetta Zaniolo ma è disegnata bene da Paulo Fonseca, che sta strappando applausi e rispondendo alle voci che lo volevano lontano dalla capitale dopo il pareggio – poi diventato sconfitta – di Verona.
Infine, carrellatona: bene Gattuso e De Zerbi, male Giampaolo, touché Simone Inzaghi! Che non ha avuto il mercato che voleva, però ha un aereo griffato Lazio per trasferte europee complicate ma esaltanti: forse avrebbe preferito nel mercato. Infine, Pioli. Che ha normalizzato il Milan, guarda tutti dall’alto verso il basso, e ok, se lo coccola il suo vecchietto – un Ibrahimović che è energia pura – però ha risposto, forte, in modo prorompente, alle voci che gli toglievano merito e che applaudivano principalmente lo svedese. “Se il Milan vince è per merito di Ibra”, diceva qualcuno. “Pioli si sta prendendo meriti non suoi”, dicevano altri. In realtà ne ha di merito, Stefano Pioli, per aver dato energia a una squadra molto giovane, adesso vincente, un po’ in affanno magari, assolutamente convincente. Ora come ora, sicuramente più di tutte le altre.