MotoGP, Iannone è stato condannato a 4 anni di stop per doping
Il pilota dell’Aprilia sperava nel TAS di Losanna, a cui aveva presentato le carte del ricorso in seguito alla squalifica per doping per 18 mesi ricevuta lo scorso 19 dicembre, per essere stato trovato positivo a un anabolizzante, il Drostanolone (proibito dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping), dopo il Gran Premio della Malesia. Anzi, estesa la pena: quattro anni di squalifica ad Andrea Iannone. Respinte, dunque, le richieste del pilota di Vasto, che ha sempre sostenuto la tesi della contaminazione alimentare.
Secondo il Tribunale Arbitrale dello Sport, però, i legali di Iannone non sono stati in grado di dimostrare la suddetta tesi e accompagnarla con prove valide: per quanto lo stesso TAS abbia dichiarato di ritenere plausibile il fatto che il pilota possa non aver assunto volontariamente Drostanolone, accogliendo perfino i dati sulle analisi del capello portate dalla difesa e che dimostrerebbero che non ci sarebbe stata effettivamente alcuna assunzione di steroidi precedente o successiva al periodo in questione, a spostare l’ago della bilancia verso la condanna e non verso l’assoluzione è stata la mancata capacità di dimostrare con quale specifico alimento Iannone possa aver ingerito l’anabolizzante. Inoltre, secondo il portale Amotomio.it avrebbe avuto un peso importante, in tribunale, anche la vita privata di Iannone, che “non è vista molto bene dal mondo sportivo visto che l’accusa, durante il processo, ha citato i servizi fotografici dove il pilota mostrava il fisico con una muscolatura che poteva far pensare a qualche aiuto”.
A corredo della squalifica, il TAS toglie al pilota Aprilia anche tutti i risultati e i traguardi conseguiti a partire dal 1° novembre 2019. Non valide neanche le medaglie, i punti e i premi vinti. La vicenda Iannone ricorda quella che riguardò la pallavolista azzurra Miriam Sylla, squalificata nel 2017 per positività al clenbuterolo ma, invece, assolta proprio perché riuscì a dimostrare che l’ingerimento della sostanza fu dovuto a una involontaria contaminazione alimentare.