Nella storia del calcio brasiliano, il peso di ricevere la scomoda etichetta di “nuovo Pelé” o presunto tale è stato sopportato da diversi giocatori. L’ultimo di questi è stato il più sfortunato: Dener trovò un destino baro pronto ad attenderlo, in una mattina primaverile carioca.
LA STRADA. Quando il piccolo e magro Dener – nome completo Dener Augusto de Sousa – scopre il calcio è solo un bambino. Il gioco più bello del mondo lo respira per le strade polverose di Vila Ede, un barrio nella zona Nord di San Paolo del Brasile, dove è nato il 2 aprile 1971. Quando ha appena 8 anni resta orfano di padre. E così anche lui è ben presto costretto a dimenticarsi dei momenti di svago, per portare qualche soldo a casa e aiutare la madre rimasta con il cuore lacerato dal dolore e il portafogli pieno. Sì, ma di debiti da saldare.
FUNAMBOLO. Il giovane Dener studia la mattina, lavorando di notte. Però la passione rotonda – è un tifoso sfegatato del San Paolo – ritorna a premere. Lo nota la Portuguesa, che lo inserisce nelle giovanili. Il suo anfitrione calcistico è Antonio Lopes, tecnico della prima squadra dell’epoca. Il ragazzino è magro come un grissino: tuttavia, come fare ad ignorare un simile talento cristallino dal dribbling funambolico? Il passo dagli juniores ai grandi si concretizza. Siamo nel 1988.
NUOVO PELÈ. Le giocate del ragazzo paulista non tardano ad attirare l’attenzione. Tecnica di prim’ordine e capacità di saltare regolarmente l’uomo, unite a un paio di reti clamorose che realizza all’Inter Limeira (nel 1992) e al Santos (’93), contribuiscono a depositare lentamente sulle esili spalle di Dener l’etichetta di novello Pelé. Paulo Roberto Falcão, leggenda verdeoro che in Italia abbiamo conosciuto bene per l’avventura nella Roma, lo chiama in Nazionale durante la sua gestione come selezionatore. La prima volta ufficiale del giocatore con la casacca della Seleção è datata 27 marzo 1991. Al José Amalfitani di Buenos Aires, amichevole pirotecnica (3-3) tra Argentina e Brasile.
BUON ESORDIO. Amichevole? Per descriverla è necessario dire che le squadre non hanno lesinato energie. E non solo per giocare la sfera… Dener parte in panchina, con la maglia numero 14. Nella ripresa prende il posto di Luiz Henrique e va a dare una mano. Il primo pallone lo gioca sulla fascia destra, mostrando una giravolta elegante per servire Renato Portaluppi. Poi l’Argentina perde la palla nella trequarti brasiliana, arriva proprio a Dener. Il debuttante non esita a partire in progressione, in posizione centrale. Imbecca Renato, il quale serve Bianchezi che insacca il 3-3 finale a 5 minuti dal termine. Uno spezzone comunque positivo per Dener, che scenderà in campo anche contro la Bulgaria tre mesi più tardi.
EUROPA. Saranno tuttavia le sue uniche presenze nella Nazionale brasiliana. Dener inizia a unire le prodezze sul campo a una certa indisciplina fuori dal rettangolo di gioco, tanto che la Portuguesa lo invia in prestito prima al Grêmio (1993) e poi al Vasco da Gama (1994). Il ragazzo si è un po’ perso? Fama e denaro gli hanno dato alla testa? No, anche se potrebbe sembrare. Incrocia Diego Armando Maradona in un’amichevole contro il Newell’s Old Boys e il Pibe si complimenta con lui a fine partita. Niente male, no?
CI SIAMO. La tifoseria lo adora e gli dedica un coro: “É, cafuné, é cafuné, o Dener é a mistura do Garrincha com o Pelé!” (“Cafuné, cafuné, Dener è un mix tra Garrincha e Pelé!”). Cafuné è un termine in portoghese-brasiliano, che identifica l’atto di accarezzare i capelli di un’altra persona. Il grande salto è vicino: lo Stoccarda ha deciso di ingaggiarlo, l’arrivo in Europa è ormai deciso. Poche ore dopo l’accordo siglato con i dirigenti entrambi le squadre, sta rientrando da San Paolo a Rio per allenarsi al mattino con il Vasco. Sono le prime ore del 18 aprile 1994.
L’ULTIMO SOGNO. Alla guida della sua Mitsubishi Eclypse c’è l’amico Otto Gomes de Miranda. Dener è seduto sul lato passeggero, con il sedile inclinato all’indietro e la cintura di sicurezza agganciata. Dorme. Probabilmente sta sognando l’Europa, quel passaggio al grande calcio lontano dal Brasile ma ricco di luci, denaro e gloria. Non sapremo mai se è andata così, ma piace pensarlo. Otto sta correndo, ha la quinta marcia inserita ma subisce un colpo di sonno: perde il controllo dell’auto e va a schiantarsi su un albero. Dener muore istantaneamente, senza accorgersene. L’amico resta seriamente ferito: perderà entrambe le gambe e troverà la morte nel ’95 in circostanze completamente diverse.
POETA. Fatali l’asfissia causata dalla cintura di sicurezza – l’abbassamento del sedile fu decisivo per la sua morte – e una lesione cervicale, dopo aver sbattuto violentemente la testa sul tettuccio dell’auto. 23 anni compiuti da poco, lasciò una moglie e tre figli in tenera età. E tutti gli appassionati con un pieno di se e di ma, per una carriera così promettente interrotta troppo presto. Sul luogo dell’incidente fu installata una targa con la scritta: “Qui è morto un poeta del calcio“. Misteriosamente fatta sparire, è stata prima riscritta a mano e infine dipinta sul marciapiede.
COMPLICATO SEGUITO. Al momento del passaggio in prestito dalla Portuguesa al Vasco, quest’ultimo club era stato obbligato da contratto a sottoscrivere una polizza assicurativa in caso di infortuni o decesso, del valore di tre milioni di dollari USA. Dopo la morte di Dener, iniziò una lunga causa in tribunale. Il procedimento innanzitutto portò a conoscenza che il calciatore e la madre dei suoi tre figli non erano in realtà sposati. La famiglia d’origine di Dener fu di fatto tenuta a riconoscere la ragazza. Una sentenza obbligò il Vasco a risarcire la Portuguesa e, ben tredici anni dopo, la compagna del calciatore. Nel 2016, lo scrittore e filosofo Luciano Ubirajara Nassar ha voluto rendere omaggio al giovane campione, pubblicando il libro “Dener – Il Dio del dribbling“.
Già pubblicati:
2. Roma-Dundee 3-0, quella pazza rimonta (19 settembre 2019)
3. L’accecante e incompiuto miracolo Parma (26 settembre 2019)
4. 1992: l’ultima Jugoslavia mancata (3 ottobre 2019)
5. Le parabole spezzate di Guerini e Roggi (10 ottobre 2019)
6. Gli stranieri di Romeo Anconetani (17 ottobre 2019)
7. Le due settimane che uccisero la Grande Inter (24 ottobre 2019)
8. L’invasione scandinava degli anni ’50 (31 ottobre 2019)
9. Vincenzo Scifo, fuoriclasse a metà (7 novembre 2019)
10. L’ultimo volo di Marco van Basten (14 novembre 2019)
11. La Polonia e la rivolta di Okecje (21 novembre 2019)
12. Bruno Nicolè, campione di cristallo (28 novembre 2019)
13. Bruno Mora, guizzi e malasorte di un campione (5 dicembre 2019)
14. Il sequestro del bomber Quini (12 dicembre 2019)
15. L’ultima fatica di Tommaso Maestrelli (19 dicembre 2019)
16. Annibale Frossi, il goleador con gli occhiali (26 dicembre 2019)
17. I tratti straordinari di Marino Guarguaglini (3 gennaio 2020)
18. De Matthaeis: “Io, da Foggia ai Cosmos” (9 gennaio 2020)
19. Ravanelli, Zola & Co. : cannonieri (e bidoni) in England (16 gennaio 2020)
20. Attila Sallustro, il primo re di Napoli (23 gennaio 2020)
21. CSI, dieci partite per una meteora (30 gennaio 2020)
22. Luceafarul, fucina di campioni nel regime Ceausescu (6 febbraio 2020)
23. Hatzipanagis, il Nureyev del calcio (13 febbraio 2020)
24. Serpentina breve di Rob de Wit (20 febbraio 2020)
25. Rodolfo “Sciabbolone” Volk, una vita di romanzo (27 febbraio 2020)
26. Tomas Brolin, il destino in un cross (6 marzo 2020)
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