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Le polemiche al giro mandano in secondo piano la vittoria di Cerny

La terzultima tappa del Giro d’Italia 2020 è stata vinta dal ceco Josef Cerny al termine di una fuga lasciata tranquillamente andare dal gruppo maglia rosa e dalle squadre dei velocisti. Questa però è purtroppo la notizia meno importante di una giornata in cui polemiche e proteste l’hanno fatta da padrone a causa della riduzione in extremis di una parte del percorso. Tutto accaduto in poche ore, quando questa mattina una rappresentanza dei ciclisti ha chiesto e ottenuto la riduzione dai 258 km iniziali a una più modesta distanza di 124 km; una decisione per salvaguardare la propria salute viste le temperature rigide (circa 10°), la pioggia e la stanchezza per una corsa a tappe disputata in un periodo più freddo rispetto a quello previsto da tradizione. La tappa, come abbiamo detto all’inizio, si è poi disputata anche se il gruppo ha raggiunto il traguardo di Asti con un’andatura tranquilla nonostante la maglia rosa Wilko Kelderman l’abbia definita a suo parere “una bella gara”.

Il ciclismo è uno sport duro. Si corre all’aperto e su percorsi di montagna. In estate non sempre si trovano condizioni climatiche favorevoli: lo sa bene Johan van der Velde, che nel lontano 1988 arrivò sul Gavia con un principio di assideramento come ricordato dagli Offlaga Disco Pax con il brano “Tulipani”. Correre in questo mese lo rende una disciplina ancora più ostica. Per questo motivo si può concordare su alcune motivazioni anche perché piazzare una tappa così lunga a questo punto del Giro forse era evitabile, ma ciò andava discusso molto tempo prima; ciò che lascia infatti perplessi sono la tempistica e soprattutto le dinamiche che hanno portato a questa protesta. Il decidere privatamente tramite chat e poi la presa di posizione a pochi minuti dalla partenza sono atteggiamenti discutibili e su questo hanno concordato alcuni protagonisti della corsa rosa. Sorprende poi sapere di ciclisti ignari di quanto si stava decidendo la sera prima su Telegram, insomma una presa di posizione non del tutto democratica. La rabbia degli organizzatori è comprensibile perché segue alle polemiche già note delle settimane precedenti e sa di mancanza di rispetto verso chi sta cercando con grande fatica di portare a termine una corsa a tappe in un periodo storico così particolare. Una pagina in cui a perdere è stato prima di tutto il ciclismo, dispiace perché lo sport si sta riprendendo dopo lo stop forzato e le polemiche sono l’ultima cosa che vorremmo vedere e sentire in questo momento. Ai ciclisti non resta che farsi perdonare regalandoci fuochi d’artificio negli ultimi km del Giro. Kelderman, Hindley e Geoghegan Hart sono separati da soli 15 secondi; in programma ci sono un’ultima tappa di montagna, ridimensionata per motivi legati al Covid 19, e una crono finale di 15 km. Un menu interessante per lasciarsi subito alle spalle questa pagina nera.