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Right here, right now: All Elite in piena evoluzione

Foto: Twitter @ThisBrodieLee

A distanza di alcune settimane dall’arrivo AEW sui palinsesti televisivi italiani possiamo stilare un primo bilancio sulla qualità del prodotto offerto dalla principale alternativa alla WWE. Dynamite, ormai prossimo al primo anniversario, offre uno show settimanale di alto gradimento; veloce, coinvolgente, non ci si perde in un bicchiere d’acqua, match tecnicamente validi, rivalità curate con attenzione, diversi stili di lotta e altrettante tipologie di sfide. All Out 2020 ha ottenuto piene sufficienze, con un paio di match sugli scudi, ripetere quanto accaduto nel 2019 non era sicuramente semplice.

Si tratta di un’offerta giustamente differente rispetto a Stamford; grande rivalutazione della categoria tag – team, senza ombra di dubbio uno dei fiori all’occhiello della federazione, non si eccede nei segmenti parlati ma quando capitano non ci si annoia, gli ex WWE non rappresentavano profili di secondo piano, lo sapevamo e godono di grande considerazione. Moxley è imbattuto e detiene il titolo massimo da febbraio, i FTR hanno conquistato le cinture di coppia facendo scorpacciata di successi, un risultato ottenuto con merito nonostante alcuni finali rocamboleschi. L’introduzione del rating costituisce un’altra novità di grande rilievo, dando priorità a chi ottiene sul ring il miglior rendimento.

La reintroduzione di un titolo televisivo mi ha fatto piacere, sembra tornati indietro di un’epoca, come del resto valuto positivamente lo spazio concesso a Tazz, il quale ha riportato in auge un alloro risalente ai suoi tempi vissuti nell’originale ECW, e antiche tipologie di match, come in occasione del rematch tra Cody e Brodie Lee, con la ciliegina sulla torta di Greg Valentine sugli spalti che ricordava la sanguinosa sfida con Piper. Cody si sta confermando, semmai ce ne fosse stato bisogno, un wrestler di prima fascia, un mix tra tradizione e modernità, dimostrandosi all’altezza delle aspettative derivanti da una disciplina in piena epoca moderna, nella quale la capacità al microfono mantiene una certa rilevanza. La rivalità con Mr. Brodie Lee sta meritando complimenti e applausi, è finita sul personale e ha messo in evidenza, dentro e fuori dal ring, tutto quello che il wrestling potesse offrire; potenza, resistenza, follia, orgoglio, tecnica, dinamismo, colpi di scena.

L’ex Luke Harper rientra tra le note più liete tra i volti già noti, a Stamford non si era mai puntato a dovere sulle sue qualità da singolo, fatta eccezione per un breve regno da campione intercontinentale, nonostante le sue doti fossero sotto gli occhi di tutti, o quasi. In AEW l’ex membro della Wyatt Family sta ottenendo un push importante e lo sta gestendo nel migliore dei modi. Mi lascia sinceramente un po’ perplesso invece la composizione del Dark Order, una stable fondata su principi chiari e sensati ma con personaggi privi di carisma, finora lasciati in seconda fila nell’anonimato e talvolta buffi. La presenza di Colt Cabana non sembra avere molto in comune con il resto del gruppo, rappresentando un pesce fuor d’acqua.

Mi ha fatto enormemente piacere rivedere in azione veterani del calibro di Daniels e Kazarian, gente che può insegnare il mestiere a chiunque e spiegare il vero significato del termine gavetta. AEW può offrire diversi lottatori e personaggi da seguire con attenzione, il cui potenziale non si è ancora espresso completamente, con ulteriori margini di miglioramento. Orange Cassidy è un tipo particolare, va ancora scoperto appieno in questa federazione, apprezzo la scelta di puntarci. Ogni federazione necessita di personaggi fuori dagli schemi, ricchi di originalità, il suo stile di lotta è particolare e attira l’attenzione generale, del resto la volontà di essere personaggio non essendo personaggio non può far altro che suscitare interesse. La rivalità vinta contro una leggenda del calibro di Chris Jericho (peccato che i festeggiamenti per i suoi 30 anni di gloriosa carriera siano capitati in piena pandemia) testimonia la volontà dei bookers di puntarci davvero.

Mi ha incuriosito e non poco Darby Dallin, il simbolo di chi ha avuto una vita sfortunata, l’emblema di un wrestling folle, incapace di pronunciare la parola “rischio”, disposto a mettersi in gioco contro tutto e tutti, andando ben oltre il limite. La scarsa massa muscolare pare un ostacolo sulla carta insormontabile per competere ad altissimi livelli, riesce in ogni caso a ritagliarsi uno spazio importante all’interno della federazione, dando il meglio di se stesso quando la sconfitta costituisce il pronostico più scontato e in gioco finisce l’orgoglio. I Best Friends, protagonisti di un epico match senza regole nel parcheggio contro Ortiz e Santana, e i Jurassik Express rientrano tra le coppie più quotate all’interno della federazione, diventando perfetti testimoni di quella chimica di squadra indispensabile per contribuire alla riscoperta di una categoria troppo spesso accantonata nel mondo del wrestling degli ultimi decenni.

Tra i personaggi AEW non si può non citare MJF, il quale è uscito benissimo dalla rivalità titolata con Moxley nonostante la sconfitta. Sul ring si è dimostrato un avversario ostico, al microfono ha dato esempio di una capacità non comune nell’interpretare al meglio il ruolo heel, concetto ribadito negli ultimi tapings in occasione dei dialoghi controversi con Chris Jericho, sinceramente da applausi. Da rivedere invece Sammy Guevara, troppo pericoloso nelle sfide contro Matt Hardy, mettendo seriamente in pericolo la salute propria e dell’avversario.

In AEW non manca nemmeno lo spazio per le leggende. Sul ring Dustin Rhodes ha dato ancora dimostrazione di un’incredibile capacità sul ring nel match titolato TNT contro Mr. Brodie Lee, la sua prestazione è stata sublime, migliora con il passare degli anni come il buon vino. Tazz è una garanzia al commento e nel ruolo di manager, la presenza di Tully Blanchard al fianco dei FTR ha fornito un’ulteriore dose di forza, esperienza ed imprevedibilità. Il ruolo di manager affidato a Jake The Snake Roberts la migliore notizia possibile, conoscendo tutti quanti noi il suo calvario extra ring. Lance Archer è un osso duro, Jake consolida la credibilità del proprio assistito e accentua il timore provato dai rivali.

Al momento da rivedere la categoria femminile, dove il numero di lottatrici pronte a giocarsela ad alti livelli non è elevato, e probabilmente non bisogna commettere l’errore di costruire troppe stable e/o alleanze nella divisione maschile. Con Jericho, Brian Cage, Cody e Brodie Lee impegnati in altre rivalità, resta da decifrare il futuro degli sfidanti al titolo assoluto di Moxley; tra Kenny Omega e Adam Page, freschi di separazione dopo la perdita dei titoli di coppia e le precedenti incomprensioni tra il cowboy e Young Bucks (con conseguente cambio di attitude), potrebbe uscire il nome del nuovo prossimo first contender, a meno che non si decida di portare subito avanti il feud tra gli ex co-detentori del titolo tag – team. In ogni modo sarà tanta roba per i nostri occhi. E attenzione all’arrivo di Miro, l’ex Ruslev ha tutte le carte in regola per lasciare il segno nei quartieri alti.