Abbiamo scomodato il tormentone del 1976 targato Julio Iglesias per descrivere la strana situazione che accompagna Edin Džeko nelle ultime sessioni di mercato. L’attaccante bosniaco infatti sembra essere sempre a un passo da lasciare Roma, ma poi finisce per rimanere e da vero professionista non batte ciglio.
Approdato nella capitale nel 2015 si è contraddistinto per un senso del gol fuori dal comune e una visione di gioco incredibile: in 223 presenze con la maglia giallorossa ha messo a segno 106 gol e ben 50 assist, un attaccante completo sotto ogni aspetto. Di testa, da fuori area o con un passaggio smarcante: Džeko nella Roma è sempre stato decisivo. Eppure negli anni la sua posizione nella rosa è sempre stata traballante: prima vicino al Chelsea, poi all’Inter e quest’anno alla Juventus è sempre stato sedotto e abbandonato.
Nel 2018 fu il club inglese allenato da Antonio Conte a mostrarsi veramente interessato tanto che erano già in programma le visite mediche prima di ufficializzare il trasferimento; la richiesta di ingaggio troppo alto mandarono in fumo l’affare e il Chelsea ripiegò su Giroud.
Un anno più tardi fu sempre Conte a richiedere l’attaccante, stavolta all’Inter. Il tecnico leccese chiese alla società Lukaku e Džeko, ma alla fine arrivò soltanto il belga. Motivo? Non fu mai trovato un accordo economico tra la Roma e i nerazzurri nonostante il bosniaco avesse dato da tempo la sua parola a Marotta.
Poi l’ultima telenovela: Pirlo, nuovo allenatore della Juventus, mette in cima alla lista dei desideri il suo nome per cambiare stile di gioco. Džeko avrebbe agito da regista offensivo insieme a Ronaldo e Dybala con il nullaosta della società. Accordo trovato in tutto, ma i conti non tornano con il sostituto del bosniaco: individuato in Milik, il polacco non è riuscito a liberarsi dal Napoli facendo saltare tutto il banco.
Edin Džeko così è ancora a Roma, ma a pochi giorni dalla fine del mercato è ancora impossibile sbilanciarci sul suo futuro. Lui intanto si allena e dà tutto per la maglia giallorossa nonostante i due clamorosi errori nell’ultima partita proprio contro la Juventus: slinding doors passate che tornano. Sedotto e abbandonato da tanti, non si scompone: è lui il campione di professionalità in un mondo che a volte pecca di riconoscenza.