Il mondiale di ciclismo su strada, disputato a Imola, ha incoronato il francese Julian Alaphilippe. Fa festa la Francia delle due ruote che ritrova il titolo iridato; l’ultimo successo era datato 1997 con Laurent Brochard.
In terra romagnola tutto è andato come previsto; Alaphilippe e il belga Van Aert erano i principali protagonisti alla vigilia e proprio loro due hanno entusiasmato la parte finale di gara, con il francese in grado di prendersi una personale rivincita sul rivale dopo la sconfitta patita qualche mese alla Milano-Sanremo. Un vittoria di testa originata sull’ultimo brevissimo ma duro tratto della Cima Gallisterna in cui si sono succeduti gli attacchi; Lou-Lou, come soprannominato da molti, ha saputo controllare gli avversari, ponderare le proprie forze e capire quale fosse il momento più adatto per sferzare l’attacco e sorprendere gli altri. Negli ultimi dieci km ha dovuto difendere con i denti un vantaggio di una quindicina di secondi e sul rettilineo del circuito di Imola ha potuto finalmente esplodere la propria gioia. Applausi per Alaphilippe, un ciclista che non si tira mai indietro. Il moschettiere francese lo avevamo visto già all’opera al Tour; nelle fughe il suo nome si notava spesso come i suoi tentativi, anche se le sue sono gambe adatte a brevi muri e non a lunghi tratti da grandi scalatori. La vittoria più importante in carriera, giunta in un anno particolarmente infelice perché a giugno la perdita del padre lo aveva particolarmente colpito emotivamente.
Se la Francia fa festa, il Belgio non può certo sorridere. La squadra più forte e più motivata ai nastri di partenza; nessuno è stato in grado di dare particolare fastidio ai loro piani. Ci aveva provato Pogacar cercando un’improbabile doppietta Tour-Mondiale, ma senza grandi pretese. Se Alaphilippe è stato bravo a dosare le proprie forze, vale il discorso inverso per Van Aert, reo di aver gestito male il finale facendosi trovare impreparato nel momento determinante della gara. Un mondiale da dimenticare per il talento della Jumbo-Visma, che torna a casa con due argenti, a crono e in linea, equivalenti a due cocenti sconfitte.
Bronzo per lo svizzero Marc Hirschi, meritato per un ciclista messosi più volte in luce al Tour. La classifica finale parla quasi esclusivamente europeo con il solo australiano Michael Matthews, settimo, unico ciclista extraeuropeo della Top 10. Male l’Olanda con la squadra maschile non in grado di ripetere i risultati delle atlete orange. L’Italia invece deve accontentarsi del decimo posto di Damiano Caruso. La squadra azzurra si è presentata all’ultimo giro con tanti atleti nel gruppo principale, ma nessuno di questi è riuscito ad avvicinarsi al bersaglio grosso. Le ultime speranze si sono spente con Vincenzo Nibali in difficoltà sul Gallisterna nel tentativo di mantenere il passo dei migliori. La kermesse iridata si chiude comunque con due medaglie azzurre: il bronzo di Elisa Longo Borghini nella prova femminile e soprattutto l’oro di Filippo Ganna a cronometro, primo italiano della storia a laurearsi campione del mondo a cronometro.