Quando lo scorso autunno venne presentato il Tour de France 2020, la maggior parte degli addetti ai lavori sentenziarono: “ma è una copia della Vuelta a España“. Una sola cronometro, molte tappe di montagna fin dall’inizio ma tutte con chilometraggio ridotto (praticamente mai sopra i 200 chilometri). Insomma, l’ideale per corridori nei quali coesistono in armonia le virtù della resistenza e dell’esplosività.
Gli addetti ai lavori spesso e volentieri…sbagliano, ma in questa particolare occasione ci hanno azzeccato. Sì, questo Tour de France 2020 assomiglia sempre di più alla Vuelta a España 2019. Per l’andamento delle frazioni di montagna, in primis. Tappe che si prestano a due copioni: la fuga di uomini non pericolosi per la classifica generale oppure la squadra del leader della generale che impone un ritmo infernale, duro per tutti gli avversari, e con i pochi “superstiti” a giocarsi il successo parziale negli ultimi metri.
E poi per chi sta conducendo i giochi, che sono gli stessi del Grande Giro iberico dello scorso anno, ossia il duo sloveno formato da Primož Roglič e Tadej Pogačar. E anche i ruoli sono i medesimi. Il primo, capitano della Jumbo-Visma, si trova in Maglia Gialla quando il Tour de France è in procinto di cominciare la terza e decisiva ultima settimana. Il portacolori della UAE Fly Emirates – secondo in classifica a 40″ da Roglič – come nella Vuelta 2019, è riuscito a sfruttare il suo spunto veloce per aggiudicarsi già due tappe a Laruns e alla Grand Colombiere.
Ora entrambi si approcciano a quest’ultima settimana e, sinceramente, difficile ipotizzare un nome diverso dai due sloveni come Maglia Gialla a Parigi il 20 settembre. Però, in un Grande Giro, l’ultima settimana è quella decisiva. A maggior ragione in una stagione particolare come quella 2020. Quindi, gli avversari ci sperano ancora, a cominciare dalla pattuglia colombiana che ieri ha perso Bernal e Quintana (per quanto riguarda il discorso vittoria finale) ma può ancora puntare su Uran e Lopez. La strada verso Parigi è lunga.