Dopo aver dominato in maniera netta il calciomercato di questa strana e “breve” estate sportiva, il Chelsea finalmente è arrivato al momento decisivo: quello di mettere in pratica quanto fatto negli scorsi mesi tra lunghe ed estenuanti trattative, colpi da record e via vai di agenti. Si comincia contro il Brighton, un club di seconda fascia, ma a sua volta reduce da un mercato che, nel suo piccolo, è stato caratterizzato dai suoi colpi (come l’acquisto di Lallana a parametro zero, l’arrivo dell’esperto Veltman dall’Ajax e la conferma del giovane talentino White in difesa).
Simbolicamente, la stagione dei londinesi comincia a un anno esatto dalla sfida che, più di tutte, consacrò Lampard e la sua nuova politica portata a Stamford Bridge, tutta diretta a puntare sui giovani in mancanza di nuovi acquisti a causa del blocco del mercato. Il 14 settembre 2019, al Molyneux il Chelsea sorprese tutti e uscì dal campo con uno straordinario 5-2 inflitto al Wolverhampton, destinato a diventare nel corso della stagione una diretta rivale per l’Europa. E, in quella sfida, segnarono tutti e tre i giovani su cui Lampard aveva deciso di puntare subito forte: tripletta dello strepitoso Abraham e reti anche del tecnico Mount e il roccioso centrale Tomori.
Nessuna partita avrebbe meglio sancito la vittoria del progetto di Lampard come quella. E, in effetti, era anche un preludio a quello che sarebbe arrivato dopo, con i Blues che riusciranno a conquistare un ottimo terzo posto e la qualificazione in Champions League. Un successo su tutta la linea, imprevedibile al termine di un’estate in cui il Chelsea si era visto privato di un uomo fondamentale come Hazard, sostituito dalla scommessa Pulisic. La mano di Lampard è stata evidente, soprattutto nella capacità di gestire un gruppo non semplice, facendo accettare anche le scelte di lanciare tanti ragazzi delle giovanili. Dopo Abraham, Tomori e Mount sono infatti arrivati il terzino James e l’interessante centrale Gilmour e la squadra, in un modo o nell’altro, ha finito per beneficiarne eccome nei risultati e nelle prestazioni.
Un anno dopo, la situazione a Londra è cambiata tanto. Da squadra senza acquisti, il Chelsea è diventata la regina mondiale sul mercato, mettendo a segno una serie di colpi estremamente pesanti, per un totale di 260 milioni di euro. E la cifra salirà ancora, visto che a breve arriveranno il nuovo portiere (Mendy del Rennes) e forse anche un nuovo centrale di difesa. I blues, insomma, non sono più la squadra delle scommesse, dei giovani dell’academy da lanciare. Oggi sono il club che può contare nomi come Werner, Ziyech, Thiago Silva e Chillwell in rosa: colpi grossi che fanno sognare i tifosi, ma inevitabilmente cambiano anche le aspettative attorno alla squadra e, quindi, a Lampard.
Se per Lampard non sarà come allenare una nuova squadra, poco ci manca. Di sicuro, il tecnico inglese comincia la stagione con la consapevolezza che non tutto quello che verrà sarà accettato in maniera incondizionata come lo scorso anno. La qualificazione in Champions League di qualche mese fa è stata quasi una sorpresa, oggi è l’obiettivo minimo. Lampard sapeva, d’altro canto, che per sperare di diventare un tecnico vincente serviva alzare l’asticella, anche per la sua carriera. La rovinosa eliminazione in Champions League contro il Bayern Monaco, l’amara sconfitta in finale di FA Cup contro l’Arsenal e qualche periodo piuttosto altalenante in campionato sono stati i segnali di avviso più chiari che qualcosa sarebbe dovuto cambiare. E Abramovich, dopo tanto tempo, è tornato ad accontentare in maniera faraonica un proprio allenatore.
In un certo senso, il calciomercato estivo dei Blues segna la fine del progetto tutto puntato sui giovani di Lampard, quasi rivoluzionario a questi livelli. Se un anno fa l’ex centrocampista si era messo in prima linea per sfoltire la rosa degli elementi più anziani, oggi è disposto ad accogliere anche un 36enne come Thiago Silva in nome dell’esperienza e la qualità. È anche questo il segnale che qualcosa è cambiato nella testa di Lampard. Pienamente consapevole che allenare questo Chelsea sarà una sfida diversa, forse anche più difficile (gestire nomi forti e di importanza internazionale è ovviamente più complicato di quanto possa esserlo guidare una squadra con tanti giovani in erba). Ma tutto sommato necessaria per capire davvero se l’inglese sia o meno un allenatore da “big”, capace di adattarsi a situazioni anche completamente diverse.